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[l’azzurro è dattiloscritto]


Ave, Maria!


 Con queste parole oggi un popolo di tuoi figli s’avvia dalle valli e dai colli

e da paesi lontani, e solleva lo sguardo pieno d’amore verso Monte Spineto,

e commosso ti saluta, o vergine benedetta: Ave, Maria!

 Fissando gli occhi sul sulla tuo simulacro, o dolcissima madre nostra,

noi sentiamo che sei qualche cosa più che umana creatura,

sentiamo di contemplare ritratta scolpita ritratta in umane sembianze umano sembiante

quella ineffabile bellezza, che è l’adornamento più fulgido creato da Dio per il Paradiso!

Ave Maria! come è dolce questo saluto! È il saluto della pace tanto sospirata da tanto,

il saluto che Ti annunciava la maternità divina, il saluto che i popoli vanno ripetendo

quasi a confortarsi nel ricordo che tu, dal giorno in cui la prima volta risuonarono

quelle angeliche parole, sei diventata anche la madre di tante povere anime afflitte,

e il figliolo di Dio veniva a farsi nostro fratello!...

Ave, Maria! Oh cara Madonna, lascia che con amore di figli e piangendo di amore

noi veniamo ai tuoi piedi a ripeterti il soave saluto!

 È un inno di fede, di gratitudine, di fiducia, di speranza e di tutto ciò

che vi può essere di sacro e di grande nel cuore di poveri figli verso la loro madre:

Ave, Maria!

O Maria! Madre, cara madre nostra! ricevi questo grido dei tuoi figlioli,

ed abbi sempre misericordia di noi, o madre grande delle divine misericordie!

Ave, Maria! Vergine santissima di Monte Spineto,

Cara e dolcissima Madonna mia, con quanta effusione noi piangeremo

appiedi del tuo altare, dopo tanto tempo che non siamo più venuti!

 Ma tu ci conoscerai ancora, madre nostra, guardaci ...siamo tuoi poveri figli!

Aprici le braccia e il cuore affinché sul tuo seno troviamo conforto e vita!

*

 Sarà sempre commovente il ricordo di quel buon uomo

che avendo veduto un povero orfanello lo accolse in casa sua, e gli diede il suo pane

ed il suo letto, e lo allevò sopra il suo cuore, e lo nutrì più che tenera madre il figlio suo ...

Quante fatiche, quanti notte al lavoro, quanti sacrifizî, quante preghiere

e quante lacrime perché qual figliolo crescesse bene!

 Passarono anni, e l’orfanello un bel giorno lasciò la casa del padre, -

chiamamolo così almeno noi, per un senso di pietà verso il povero uomo.

 E quel padre dunque restò là solo! - e l’altro - oh dovremo chiamarlo ancora figlio?

si! chiamamolo figlio ancora, chissà che questa voce non faccia del bene! -

quel figlio dunque passava indifferente e freddo davanti al padre già logoro e stanco,

e non lo guardava neppure!

 Oh quante volte, o vergine santa, quante volte fummo noi i figli ingrati che,

accolti e benedetti da te, ci siamo poi allontanati dimenticando i tuoi benefizî.

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Quante volte siamo passati quasi alle falde della tua santa montagna,

e il cuore batteva in sussulto e il volto s’infiammava al pensiero che tu eri così vicina, -

eppur si sentiva dentro che non eravamo coma tu volevi, e non si aveva il coraggio

di sollevare gli occhi a guardarti, o vergine bianca e madre d’amore!

Ah dovevamo guardarti!... guardati con fiducia ..., forse il tuo sguardo

si sarebbe incontrato il tuo sguardo col nostro, e un tuo sguardo ci avrebbe salvati

da tante cadute!

 Noi si pativa un dolore che non so dire, passarti ai piedi e non guardarti,

e Tu certo pativi certo più di noi ..., e noi la sentivamo la tua voce di madre

venir dietro alla vaporiera che fuggiva veloce, e colla vaporiera ah!

era il tuo povero figliolo che purtroppo fuggiva dalla madre sua!

 Dovevamo guardarti, o cara Madonna, un tuo sguardo ci avrebbe salvati!


X


 O madre, forse noi siamo peggiori di quei momenti,

ma eppure non possiamo più resistere, e vedi che veniamo ad abbandonarci

tra le tue braccia, a sfogare nel tuo cuore i nostri affanni,

a nascondere tra le piaghe del tuo manto le nostre colpe!

 Cara madre, una parola, dì una parola di perdono e di pietà:

siamo i tuoi poveri figli ancora, abbi misericordia di noi! Abbi misericordia di noi,

ai tuoi piedi vogliamo diventare degni tutti quanti di esserti figli,

così che nessuno sia rifiutato dalla materna tua benevolenza.

Ave, Maria! e noi ti salutiamo, o umile e grande più che creatura:

o vergine bella che di Monte Spineto, che in soavissimo atteggiamento

mostri il tuo divino figliolo in atto di benedirci! Salve a te o beata!

che nel dal vivido fuoco di una fede profonda e tranquilla atteggi l’aspetto verginale

al lieve sorriso di un’estasi materna!...

Ave, Maria! Le generazioni passeranno dinanzi a te venerandoti,

piene di ammirazione e di speranza, e diranno commosse: - qui è discesa dal cielo

la madre nostra!

 E qua verranno i miei figlioli, oh il cuore mel dice! e verranno camminando

su per mari e per monti agli splendori del tuo volto, o madre adorata,

e verranno da regioni lontane le barbare tribù a posare qui l’arco e la faretra

e la natìa ferocia!

 D’indole e di costumanze e di colori diversi e di diverso linguaggio,

e di terre fino allora divise e nemiche, qui, o vergine, qui ai tuoi piedi io li vedo

abbracciarsi e parlare un solo linguaggio; - e, scomparsa la confusione delle lingue,

ai piedi tuoi si chiameranno fratelli e, tutti uni di fede e di madre,

solleveranno da queste altitudini l’inno grande dell’amore celeste!- E i secoli,

come scrissero i tuoi prodigi, così andranno ripetendo le tue lodi immortali!

*

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Ave, Maria! Oggi dinanzi a te è il trionfo della fede, è una calca,

è una piena di turbe venute dalla città, dai villaggi, dalle campagne

senza curar di fatiche e disagi, bramose di penetrare nel tuo Santuario,

di stringersi per un istante, incalzate dall’onda pia al tuo altare,

di fissare in te più da vicino lo sguardo, di ripetere: Ave, Maria!

 O Maria, santifica tutto questo popolo, genuflesso a te dinanzi e contrito ...

 Madre di grazia ti chiama la voce universale delle genti, che invocandoti da secoli

e secoli riceve ogni sorta di benedizioni e di prodigi. E nuovi prodigi compi tu oggi,

aumentando le glorie della tua misericordie, o Maria!

 O Maria, rendi vana per sempre l’opera dell’inferno e del mondo,

raffermando nel cuore ai tuoi figli quella fede per la quale tu fosti degna

d’essere la madre del verbo e madre nostra!

 Più assai dei nemici che un giorno invadendo quelle contrade,

sono tremendi i nemici spirituali che ci insidiamo e tentano colpirci dappertutto.

 Quanto tristi e funesti i danni dell’immoralità, della bestemmia

e della miscredenza, onde tanti poveri tuoi figlioli sono contaminati.!

 O Maria, la quale cunctas haereses sola interemisti,

distruggi questo spirito pagano che minaccia di convertire il popolo tuo

di gente barbarica.

Ave, Maria! Tu non apparisti su questo monte a noi

come oggetto di mondana curiosità, né qui ci inviti vuoi come luogo di passatempo,

ma a meta di fede, e come sovrana benefattrice ti mostri, desiderosa di spandere

sovra tutti i tesori inesausti delle tua bontà di madre.

 Eppure, o madre: salva il tuo popolo!

 Tra il profumo de’ fiori, tra il suono festivo delle campane e rombo di cento

e cento mortaretti: tra un’onda di luce e un azzurro immenso di cielo,

e lo scintillar di mille faci: tra le lacrime e la fede della tenerezza figliale, accogli,

o pia o bella, o clemente, la preghiera dell’anima: salva la fede del tuo popolo.

 O madre, è il voto di tutti, è il grido dei cuori, nel giorno del nostro amore

e del tuo trionfo: è il sospiro che ti mandano mille e mille figli qui venuti a piangere

ed a pregare: salva, o Maria, salva ancora il tuo popolo!


           Sac. Orione L.


Da Sanremo Per l’amore l’amore grande che desidero ti porto,

mi firmo tuo figlio per sempre - Sac. Orione

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