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[l’azzurro è dattiloscritto]
Non Est Pax!
Non v’ha pace per il disonesto! Egli è disceso nella umiliazione la più degradante:
il turbamento siede a tiranno dell’anima sua: i suoi orecchi sono chiusi alla voce del bene:
la sua lingua mormora il peccato, il suo sguardo è fuoco che brucia
e getta bagliore sinistro ...
*
Non v’ha pace per il disonesto! I sentimenti più nobili e generosi sono sradicati;
v’ha una corruzione che del suo puzzo offende il firmamento. Come sospira
e come geme ad un tempo il disonesto! Segue il torrente che lo trascina e ne ha rossore,
resiste e cede vorrebbe spezzare i suoi lacci e li bacia,
somiglia l’inebriato che volendo levarsi dalle braccia del sonno,
cento volte solleva il capo e cento volte ricade.
Non v’ha pace per il disonesto! Dio è luce delle anime, è vita e bellezza pel cuore.
Quanto più l’uomo a Dio si avvicina, tanto più è illuminato; ma quanto più se ne scosta,
tanto più lo circondano le tenebre della morte.
Sgraziate lo schiavo dei sensi! una violenza sottentra all’altra,
un disordine s’intreccia coll’altro, Satana lo deride, lo deride il secolo.
Qua un sentimento, là un sollecito, dove l’infamia, dove la beffa.
Somiglia una città presa d’assalto dalla rabbia d’un nemico implacabile e vittorioso!
*
Non v’ha pace per il disonesto! Da per tutti come il fratricida Caino
porta la memoria del suo delitto, e da per tutto ne subisce il castigo.
Come Davide ha sempre il suo peccato davanti agli occhi, non per piangerlo,
ma per trovarvi il suo giudice e il suo carnefice.
*
Non v’ha pace per il disonesto! Agitato dal suo rimorso si volge all’anima,
e la trafigge, alla grazia e la fuga, alle buone ispirazioni e le deride,
al cielo e lo bestemmia e lo calpesta, alla religione e la schernisce
perché non sa che dire, fuorché vilipendere. Somiglia quell’antico re,
cui parea di vedere l’abisso aperto sotto i suoi piedi
e le furie pronte a slanciarsi per divorarlo.
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Non v’ha pace per il disonesto! Le ricchezze che sfumarono,
la concordia che si è dileguata, la salute che si è svigorita, i talenti che si sono perduti,
l’alito infetto ch’egli diffonde cancellò sul viso i giocondi colori dell’amabilità della vita.
Quante volte si credette di piangere sulla bara di un uomo, e non vi aveva
che il lurido avanzo di uno che si appaiò alla condizione del cavallo e del mulo!
*
Sai al contrario chi gusta e si delizia della pace quaggiù?
L’uomo casto! - Egli somiglia l’angelo che vola libero pei sentieri del cielo,
e non s’accorge del peso che lo circonda. Somiglia un fiore fresco e bello
che sboccia ai primi albori del giorno; somiglia il giglio che imbalsama di una fragranza
i deserti. È un diamante che brilla nella notte, è un giovane eroe che calpesta i leoni
e i basilischi, è un re vestito di porpora e di luce, e coronato di allori, -
il
suo scettro è più possente dei monarchi, è il
figlio di Maria, è il santuario di Dio!
La pace del suo cuore è come delizioso banchetto, la sua vita scorre placida
come fiume sopra un prato smaltato di fiori, la sua morte è dolce, come sonno soave,
come la sera di un bel giorno d’estate!
*
O figlio, fa dunque d’intendere il tuo migliore. Affrena i tuoi desideri,
componi il giogo dei tuoi appetiti, la preghiera ti afforzi, i sacramenti ti aiutino: -
e come è bella la terra innaffiata dall’acque dei fiumi,
come è bello il firmamento nella luce delle stelle, così bella sarà la tua vita
contenuta nella via dei divini comandi!
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