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[l’azzurro è dattiloscritto]

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Mons. Ambrogio Daffra


 Se potessi mai riuscire a porre in rilievo, sia pur brevemente,

la grande figura di Mos. Daffra, Vescovo di Ventimiglia e gloria della diocesi di Tortona,

sarei certo che la mia parola sarebbe un canto di amore a Dio, alla Madonna

e alle anime: ché Dio e la Madonna e le anime sono la vita di Mons. Daffra.

 Raramente ho provato, davanti agli uomini, ciò che ho sentito in me,

trovandomi davanti a questo mio buon padre, a questo insigne benefattore

della nostra piccola Congregazione.

 Quale dolce immagine di Vescovo! C’è in lui della mitezza di S. Francesco di Sales

e dello zelo dell’apostolo: c’è lo spirito di devozione alla Madonna che ricorda

il fervore dolce di S. Bernardo, e vi è l’umiltà del Borromeo.

 La sua parola, modesta nella forma, è improntata a tanta fede, a tanta unzione

che comanda il riserbo, e trova le vie del cuore; pochi come lui,

che sappiano parlare umilmente della loro umiltà, che sappiano, con maggiore efficacia

e amore, parlare di Maria SS., della necessità della preghiera e della vita spirituale.

 Dove egli passa si sente che è un angelo che passa, un angelo che porta Dio!

 Quanta ascensione di anime al soffio della sua voce: quante lacrime versate

nel solco profondo che il male scava nelle viscere della vita!

 Anche quando egli è stanco, e la sua voce è fatta roca, il suo accento

prende una vibrazione quasi sovrumana; tutto allora in vui, parla: lo sguardo, il gesto,

la fronte: è desiderio di rigenerare il mondo per la grazia di Gesù crocifisso:

è appello ai peccatori: è appello a Dio per tante miserie: è lamento di Pastore afflitto

che getta speranze nella Madre di Dio: è vigile scolta che grida dalle alture del sacerdozio

per indicare gli scogli: è luce di fede e virtù di apostolo che arde!

 A dire di lui la mente e il cuore mi si confondono in un egual sentimento

di venerazione e di amore e di gratitudine.

 Per felice combinazione si venne ora a conoscere che sono oltre due anni

dacché il Santo Padre lo nominava Conte Romano, prelato domestico

e assistente al soglio pontificio: non si era saputo mai nulla da Mons. Daffra!

 In tempi in cui l’umiltà e la semplicità vanno morendo nei cuori, quanto è bella,

quanto grande la figura di quest’uomo di Dio, che serba nascosti nell’umiltà i tesori

del suo Signore!

 Ma la vita dei santi splende nel silenzio, e i loro giorni somigliano ai raggi placidi

del sole che ci brillano più intensi e coloriti dai culmini frastagliati dei monti,

quanto più tentano nascondersi dall’orizzonte.

 A lui, Vescovo umile e grande, vadano fervidissimi, pel prossimo Sant’Ambrogio,

i voti e gli auguri dell’Opera della Divina Provvidenza.


           Sac. Orione


Da Roma, 28-11-1906

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