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[l’azzurro è dattiloscritto]
L’Opera della Divina Provvidenza
e le sue Colonie agricole
L’Opera della Divina Provvidenza è incominciata a Tortona,
una quindicina d’anni fa, con un po’ di catechismo ad un ragazzo che piangeva,
battuto e fuggito dalla chiesa parrocchiale.
Poi vennero altri ragazzi, e crebbero, e furono in breve più di cento,
e nella povera cameretta dov’erano stati raccolti non ci stavano più.
Allora questo venerando Vescovo, che è Mons. Bandi, disse: «vi darò una chiesa»;
ma come tenerli sempre in chiesa? E ci diede anche ove farli giuocare:
tutto il suo giardino e parte del palazzo vescovile.
E così si ebbe a Tortona l’oratorio festivo, che è il mezzo più potente, -
diceva Don Bosco - per rigenerare una città od un paese. Quell’oratorio fu la culla
dell’Opera della Divina Provvidenza, piccola Congregazione che, fin dai suoi inizi,
fece suo «Instaurare omnia in Christo» dell’apostolo, e si diede a varie opere di bene,
e specialmente all’educazione cristiana della gioventù.
Benedetta dal Vescovo, quest’Opera riuscì assai, gradita a Papa Leone XIII,
il quale la volle in Roma, e l’incoraggiò a diffondersi. E si diffuse qua e là,
chiamata dai Vescovi, in più parti d’Italia. Nata da umili figli del popolo,
si diede particolarmente a provvedere ai bisogni del popolo.
Ora, un bisogno grave, vivamente sentito ai tempi nostri,
è il sollievo delle classi rurali.
L’abbandono della vita dei campi è uno dei più grandi flagelli
della società moderna. Tanti corrono alle città, perché la campagna non dà più quanto
è necessario per vivere. D’altra parte le ragioni di moralità e di amore alla famiglia
non bastano per chi ha fame. Era dunque necessario esplicare
in mezzo alle popolazioni agricole un’azione benefica, cristiana,
che ponesse l’agricoltore nella condizione di avere colla minore spesa
il maggior prodotto possibile, così da affeziornarlo alla casa nativa,
dissuadendole dal correre ad invadere le officine della città, a contendere il pane altrui.
Così l’Opera della Divina Provvidenza ha tentato un lavoro
eminentemente pratico ed eminentemente cristiano; e per riuscirvi,
ha tratto dal suo seno gli eremiti, lavoratori della terra per l’acquisto del cielo.
Ha loro detto: «Fatevi padri di tanti poveri fanciulli,
fate brillare nel cuore di tanta povera gioventù abbandonata, che, senza il vostro aiuto,
finirebbe all’ospedale o in galera, la luce di Dio e portate sui campi,
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o affezionate ai campi i giovani, induceteli a guadagnarsi onestamente un pane;
fermate i contadini che, per non sapere coltivare razionalmente la terra,
abbandonano sfiduciati la campagna e corrono alle città con gravissimo danno morale,
sociale ed economico: piantate scuole agricole. E create all’uomo,
nel nome della Divina Provvidenza, quello stato di benessere
cui egli può legittimamente aspirare, e sia santificato il lavoro!»
Sac. Luigi Orione
della Divina Provvidenza
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