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[l’azzurro è dattiloscritto]
O crux ave!
Chi potesse dall’alto guardare la nostra Italia, la vedrebbe dominata
dal vessillo della croce, che troneggia non solo dalle cupole delle nostre torri e cattedrali, ma dalle vette meravigliose dei nostri monti, dalle Alpi nevose al selvoso Appennino.
A tanta aura di cristianesimo, sentendo questo grande inno che dalla terra
sale al cielo, apriamo, o fratelli, l’animo alle più liete speranze!
A noi cattolici, cui è una gloria, non scevra di doveri, l’appartenere alla chiesa,
è affidata la croce per difenderla e tutelarla: per servire con essa o sovr’essa
la grande causa di Dio e della umanità.
Teniamo alta sul nostro cuore la croce, e lavoriamo! Lavoriamo e combattiamo,
giacché Dio vuole che il pieno trionfo della sua croce sia preparato da noi.
O crux, ave! O croce santa, imporporata dal Sangue del mio Dio:
consacrazione
della sua carità e della sua gloria: segno a cui mirano tante
anime,:
motivo di tanti palpiti, io mi prostro davanti a te e mille volte ti benedico
e mille volte ti amo!
Tu, altra volta patibolo degli schiavi, sei divenuto trofeo dei vincitori!
Ave, crux! Tu vincesti la Roma pagana, e per tua virtù dalla sua cadente civiltà
uscì una scintilla di vita nuova: Tu hai rammollito gli animi dei barbari
che, dilagando sulle regioni civili dell’Europa, minacciavano di travolgere tutti
nella loro barbarie.
Se tu che hai dato un canto epico alle crociate: è la voce tua,
o
augusto vessillo del mio Dio, che dal carroccio è discesa
scesa
nelle ore più memorabili della storia a benedire le leghe lombarde
e a salutare il primo risveglio delle nostre civili libertà.
Tu sul mare hai rianimato Colombo, e piantata dal grande genovese
sulle
terre sino a quel dì sconosciute, hai estense
stese le braccia, e, solenne e
maestosa,
hai proclamata ancora una volta la fratellanza delle genti,
sei diventata altare di unione dell’antico e del nuovo emisfero.
V061P063
Attraverso a quella età che fu detta l’inverno del medio-evo,
con assiduo lavoro preparasti la primavera della età nostra,
che è cristiana spesso a sua insaputa, e da te attinge ancora gli slanci del suo progresso.
Tu
nemica del dispotismo despotismo
e della tirannide,
reprimesti con costante energia quelli che volevano farsi oppressori dei popoli,
e infondesti nella umanità un senso tenace di giustizia: Tu fugatrice di tenebre,
là dove si sparge la civiltà, la fecondi, - dove tu la precedi, essa infallibilmente ti segue.
Quelli che per dissidio religioso o antagonismo di stirpe
vollero un dì moralmente abbassarti, rifanno oggi la via di Canossa:
essi
vengono muovono
a riconoscere nel vecchio inerme del Vaticano
e
in quella nella
sua croce «la più grande forza morale e il
più saldo principio di autorità
che
sia nel mondo»: quelli stessi che vollero un
dì jeri rovesciarti,
più d’ogni altro sentono il bisogno di te e applaudono al tuo ritorno!
O crux, ave! Possa la luce che piove da te penetrare sino al fondo la umanità,
e tutta rinnovarla in Cristo: abbia pace in te e fra le braccia di Gesù Cristo crocifisso
questa nostra società: pace in una libertà amica di ogni bene,
in una scienza disposata alla fede, in una uguaglianza cementata dalla carità!
O
fratelli, una nube s’addensa
si alza sul cielo?
d’Italia?
Leviamo
Levate tranquillo lo sguardo: sull’estremo
orizzonte sociale
c’è
sempre un grande segno di salute, che nessuno ha
saputo segno saprà eclissare:
la croce!
La croce a cui si leva ancora angoscioso il grido di tanti popoli:
la croce che si avanza e affretta il pieno giorno di Dio sulla terra.
Lei,
simbolo non solo di redenzione divina, ma anche simbolo
di umano progresso,
sale
salga baldo e fidente il grido della umanità: O
crux Ave, crux, spes unica!
Maggio
Venerdì Santo del
1908 1914
Festa
di Santa Croce
Sac. Luigi Orione
della Divina Provvidenza
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