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Sant’Antonio e la Madonna


           15 Agosto l’«Assunta»

           il dì che il Santo è nato.


 L’umile nostro giornaletto giungerà ai cari amici e benefattori

del Santuario votivo di Sant’Antonio e de’ suoi orfanelli per la festa dell’Assunta,

il dì che il Santo è nato.

 Quanti sentimenti devoti, quanti soavissimi affetti si destano

al pensiero degli angioli che portarono la Madonna SS. in cielo,

e degli angioli che, nel dì della gloriosa assunzione di Maria,

circondarono di cantici la culla di Sant’Antonio da Padova!

 Il Santo è un dono che la Madonna ha voluto fare alla terra

nella festa della sua ascesa al cielo! S. Antonio e la Madonna!

 Quale soave poesia nella vita di Sant’Antonio di Padova e il suo dolcissimo

e infocato amore verso la SS. Vergine!

 «È la Madonna che mi ha portato questo fanciullo di benedizione!»

era solita dire sua madre; e alla Madonna tutto lo offerse e consacrò.

 Tenero bambino, sentì i palpiti dell’amore a Maria Vergine sul cuore materno,

e bastava all’angelico fanciullo udire nominare la Madonna che tutto ne esultasse.

Si sarebbe detto che egli la vedesse la Madonna, o che la madre del Signore

gli avesse posto tra le candide braccia il suo divin figliolo,

e che Gesù bambino di frequente fosse là, a trastullarsi, a sorridere insieme con lui.

 Giovinetto, le sue delizie erano di correre agli altari di Maria;

apostoli, la invocò nelle più dure prove con la fede d’un martire;

ne parlò alle turbe con la parola soave e ispirata d’un santo; morente, ne cantò i trionfi,

e la vide e si slanciò verso di lei con l’amore e la tenerezza di devotissimo figliolo.

 Sant’Antonio e la Madonna!

 Ricordo. il 15 agosto 1195 è il dì che il Santo è nato,

il dì sacro a Maria Assunta in cielo, lieto presagio della sua divozione verso di lei.

 Fu rigenerato nelle acque battesimali alla cattedrale di Lisbona,

dedicata a Maria Assunta; come se all’ombra della Madonna avesse voluto il Signore

mandare l’anima di quel bambino, e irrorarla de’ carismi della grazia.

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 E la pia madre di S. Antonio evocava sovente con tenerezza materna

i primi anni dell’innocente suo figlio, dicendo che protendeva con trasporto di serafino

le tenere manine verso la chiesa della Madonna dov’era stato battezzato, e che una gioia,

una luce angelica traluceva dai piccoli occhi vivaci.

 E fu in quel tempo che egli apprese dalle labbra di sua madre quell’inno soave

che allieterà la sua terrena esistenza, che sarà il fiore più delicato,

più olezzante ch’ei tributerà alla sua gloriosa signora: O gloriosa Domina!

 Ricordo. Sul fior degli anni, mentre nel suo sorriso dolce

ardea di giovinezza il lume, e inusitata risplendeva la dia bellezza del sereno viso,

e sogni rosei gli sorridevano attorno giocondi: un giorno, bello e luminoso,

le bianche mani conserte sul piccolo petto, in atto reverente e pio,

dinnanzi alla dolce mamma del paradiso, fu talmente trasportato dalle divine grandezze

e bontà di Lei che, nella sua devozione senza limite, Le giurò filiale ed eterno amore,

a Lui consacrando tutto sé stesso e per la vita e per la morte, e ciò che aveva di più caro:

il giglio del la sua purezza!

 Ricordo. Vestito della ruvida tunica del poverello d’Assisi errando, come lui,

per le verdi contrade dell’umbria: ritemprando l’animo nelle dolci solitudini

di Monte Paolo: elevandosi in sublimi contemplazioni dal gigantesco

e ospitale noce di Camposampiero, Sant’Antonio ripeteva con tenerezza raggiante

l’amato cantico alla Madonna, il cantico dei primi suoi anni, cui facevano dolcissima eco

le valli ombrose col loro mistico linguaggio: le stelle del cielo con le armonie

che effondono: gli uccelli dell’aria coi loro gorgheggi: i fiori del bosco,

i gigli del campo vestiti dalla Provvidenza Divina meglio che non siano i re della terra.

 Apostolo di Dio, fascinatore e pacificatore dei popoli, in mezzo alle fatiche,

alle predicazioni più ardenti, Sant’Antonio si confortava cantando

con soavità di paradiso la lauda prediletta; O gloriosa Domina! e d’intorno,

dalla terra tutta quanta, un inno di trionfo innalzavasi alla sublime Regina dei cieli,

    e la terra era tutta un’armonia

    nel gaudio novo d’alme estasiate.


 Ricordo. Era la sera del 13 giugno 1231. Sant’Antonio, giovane d’anni,

è affranto da apostoliche fatiche.

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 Vicino a morire il suo volto angelico s’illumina d’un raggio di cielo:

le labbra affievolite s’infiorano d’un sorriso soave, e un inno tenue, armonioso,

quindi nota di arpa d’oro lontana lontana, si espande: O gloriosa Domina!

 È l’ultima parola: è il supremo saluto dell’anima che arde di disciogliersi

e unirsi a Dio, e che ardendo se ne vola: è il sospiro più elevato e più santo

del nostro gran Santo che lascia la terra ed entra in Paradiso, cantando la Madonna,

la gloriosa Signora che egli tenerissimamente e da figlio di predilezione ha amato

sin da fanciullo! O gloriosa Domina! è la divozione appresa dal le labbra di sua madre!

la divozione alla Madonna che nei giorni della tribolazione e delle angustie interiori,

della nebbia e del turbine lo ha confortato.

 Il cantico con cui il Santo ha lodato Dio durante le sue giornate,

ora chiude i dies pleni della sua vita di apostolo.

 Come spighe piene colte dalla mano del celeste agricoltore,

così Iddio coglie le vite dei santi suoi, e pieni di opere buone trova tutti i loro giorni:

et dies pleni invenientur in eis!

 O gloriosa Domina! O Madonna gloriosa!

 È la Madonna che Sant’Antonio anche sul morire invoca:

la Madonna che egli vede venire a consolarlo, e a prenderlo.

 E in quella celeste luce, e in quelle materne e divine braccia l’anima del Santo

se ne va a Gesù, suo Dio e sua corona!

 Pace serena sui campi: pace a ponente, su le nubi dorate ove il sole tramonta:

pace nell’aura silente e sui mesti cipressi del vecchio convento di Arcella.

 Canta, o dolce Sant’Antonio, cantala anche oggi, ancora una volta

la tua lauda prediletta: O gloriosa Domina!

 Canta, o apostolo di fede e di pace, con quella tua lingua benedetta

e incorrotta deh! cantala ancora la dolce lauda, e sarà pace agli uomini e alle fiere,

nel nome di colei che è la Madre di Dio e degli uomini: che di tutti è madre

e Regina di pace!

    Tacciano le fiere e gli uomini e le cose:

    roseo ’l tramonto nell’azzurro sfumi,

    mormorino gli alti vertici ondeggianti:

        Pace, o Maria!


Garbagna, dalla Madonna del Lago.