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[Conferenza pro lebbrosi]


 Signore e signori, miei fratelli miei in Cristo,


 Dopo il riuscitissimo ciclo di Conferenze pro lebbrosi, tenute in questi giorni

da personaggi persone illustri, da distintissime dame con conferenze e amore materno,

da dottori insigni per competenza scientifica e da Ministri di Stato, io mi sento confuso

di venire, ultimo per in sapere e senz’arte di parola, umile sacerdote di Cristo

e straniero ospite vostro a chiudere questa settimana di Conferenze, aperta con tanto lustro

e autorità dal I.mo Magistrato della Repubblica.

 Né mai avrei osato accettare, se non si fosse trattato di una causa santa,

di una crociata di cristiana carità, a cui sarebbe stato colpa sottrarsi, specie da un Padre,

se non si trattasse fosse trattato della grand’Opera che realizza il Patronato pro lebbrosi,

O Istituzione presieduta «con tanto intelletto d’amore», direbbe Dante, dalla pietosa,

e magnanima gentildonna Esilia Casares de Blanchié, la quale,

insieme con un’eletta schiera di signori e signorita dell’alta Società Portena,

si è tutta consacrata a lenire i dolori dei poveri che sono afflitti del male di Hansen.

 È l’On.le Patronato pro lebbrosi che, sorretto dai pubblici poteri, ha promosso cure

e opere altamente savie scientificamente sagge e misericordiosamente cristiane

per i lebbrosi: ha creato consultorî e lebbrosari in tanti punti di questa Repubblica.

 E così il Patronato nel periodo, relativamente breve di soli 5 anni,

ha provveduto ad una delle più impellenti necessità del Paese.

 Avanguardia e precursore di questa provvida e sociale istituzione è stato

l’inobliabile Padre Juan Wuailer Wuiler d. C. di G., morto in fama di Santo, -

ed è alla sua scuola di eroica carità che è cresciuto il venerando p. Firmino Arnau,

medico e ora Gesuita, il cui nome (passerà in benedizione) malgrado

la sua grande modestia sento che non devo tacere in questa circostanza:

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è un nome che passerà in benedizione! Avverto che io non conosco di persona,

il p. Arnau, ma ne udî parlare così sì bene da pers anche da poveri infelici,

che ne sono rimasto profondamente ammirato e commosso.

 È da 25 anni che il p. Arnau consacra le sue cure del suo sacro ministero sacerdotale

e da l’affetto santo del suo cuore a conforto dei lebbrosi dell’ospedale Muñiz,

vero pioniero di quanto viene ora attuando il benemerito patronato. per lebbrosi

 Fu p. Arnau che nel 1924 diede vita ad un’associazione di cavalieri pro lebbrosi,

alla quale si unirono poi distintissime dame e signorine che danno valido contributo

per la raccolta di viveri e confezioni di indumenti.

 Nel dì della benedizione del nuovo consaputo edificio consultorio pro lebbrosi

al Muñiz io credei d’incon un primo momento d’essermi incontrato col p. Arnau,

ma mi ero equivocato, - e appunto perché non ho ancora avuto il piacere di conoscerlo,

e tra lui e mè non c’è altro vincolo che la fede e la verità nell’esercizio della carità

mi è dolce ricordarlo, oggi e penso che la mia povera parola

abbia una qualche maggior serenità e valore. - E mi onoro oggi inchinarmi a Lui

davanti a lui, e unire la tenue mia voce al coro di riconoscenza che à lui si leva

dal cuore sempre memore e sempre grato di tanti lebbrosi beneficati e degli Argentini.

 Signori, il Patronato pro lebbrosi organizza la grande Crociata

attorno alla umanitaria, cristiana e patriottica sua Opera, a difesa degli attacchi del male

di Hansen e a tutela del Paese.

 La lebbra; come tutti sanno, è malattia infettiva cronica, caratterizzata per lesioni

cutanee e nervose, il cui agente etiologico è il bacillo di Hansen.

 Dei 15.000 attaccati di lebbra, esistenti nella Repubblica,

solamente alcune centinaja finora sono ospitalizzati: gli altri, sgraziatamente,

vagano in balia di sé stessi, in contatto diretto con le masse del pubblico:

la Crociata pro lebbrosi vuol provvede, efficacemente provvedere a tanta jattura e pericolo

I lebbrosi! I lebbrosi, o amici, sono nostri fratelli! E Gesù li ha amati tanto!

Amiamoli, e ancor noi, e pensiamo a loro, sono nostri fratelli!

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Come diremo di amar Dio che non vediamo, se non amiamo Dio nei nostri fratelli,

che vediamo? e che sono fratelli tanto sofferenti?

 Il Signore, mi ha portato tra i lebbrosi all’ dell’ospedale Muñiz:

che ora felice e dolorosa ma che felice e profittevole ora per mio spirito!

I lebbrosi sono nostri fratelli, come non amarli? come non aiutarli?

I lebbrosi non li avete mai veduti, non li avete voi mai avvicinati i lebbrosi? -

I lebbrosi! i repulsi e i repellenti! Alcuni orridi a vedersi, ma tanto belli

per all’occhio del cuore pel cuore che ama!

 Vedeste, o amici quella pallida timidezza le squamature, quella loro pelle chiazzata, maculata, screpolata, la pelle ringrinzita e rugosa che sforma la bocca, che affoga gli occhi,

gonfia le mani accorcia e mutila le dita e le membra.

 Li avete mai visti? avvicinati i lebbrosi? E tutti ciascuno mi rispondevano rispondeva:

stiamo sto bene, sto bene! E a me gonfiava di pianto il cuore e gli occhi,

e dovevo far un grande sforzo a per non piangere e a non abbracciarli:

per oh quanto ho fatto male a non abbracciarli! Li avete mai visti?

Miseri spettri sofferenti, che tutti scansano, separati da tutti,

a fatica spiccan le parole dai labbri enfiati e bollosi ... poveri lebbrosi, nostri fratelli!

 Ah Signore, dammi il tuo cuore! Dammi il cuore di padre Damian,

apostolo dei lebbrosi: dammi il cuore di padre Unîa, Salesiano,

che morì avanti tempo, di lebbra tre i suoi lebbrosi di Agua de Dios.

Dammi, o Dio Gesù, il cuore di madre de la Passion la prima che nei tempi moderni,

ha progettato progettò un’azione efficace, universale pro lebbrosi,

e istituì una Congregazione di Ermane, che si votano, per la vita e per la morte,

per a salvare, a consolare i lebbrosi, esse sono sparse in America, As in Europa Asia, Africa, Oceania. Sono le bianche missionarie di Maria

 Dammi, o Gesù, il cuore di San Martino di Tours, il patrono celeste di B. A.

e dell’Argentina, che egli abbracciò, alle porte di Parigi, un lebbroso, lo benedisse

e il lebbroso fu curato pronto miracolosamente guarì. E press’a poco così operò

con i lebbrosi santa Coletta.

 Oh! quanto ha fatto la chiesa per i lebbrosi!

 Per essi I istituì un Ordine apposito, l’Ordine di S. Lazzaro.

E quanto fà ancora oggi con i suoi missionarî specialmente. A dicembre dell’anno passato

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essi tenevano 107 lebbroserie. A più di 25000 lebbrosi attendono e provvedono pane,

carità e scienza le missioni cattoliche

 Ma come non ricordare S. Francesco? - Egli sentiva pei lebbrosi

la più grande ripugnanza Ad Assisi c’era un lebbrosario Ecco il fatto:

Franc. era giovane fiorente di vita, di poesia, e brillante e galante.

Un giorno che andava a cavallo, vide un lebbroso che gli veniva incontro.

Ne fu inorridito. Volle fuggire, ma si ricordò di certe parole del Signore, le parole di Gesù,

che sono parole di vita.-

 Scende tosto da cavallo, corre incontro al lebbr., lo abbraccia, lo bacia

gli dà tutto il denaro che ha gli bacia le piaghe ... Ecco, il giovane galante è trasformato

in un Santo: San Francesco il più santo degli italiani e il più italiano dei Santi

 Avanti di morire il Santo Francesco d’Assisi nel suo testamento dirà:

Argentini fratelli miei in X.sto diamo anche noi, moralmente, diamo un abbraccio

e un ai lebbrosi ai a questi fratelli nostri tanto infelici: diamo tutto il nostro appoggio

al Patronato pro lebbrosi opera di tanta umanitaria, So sociale tanto sociale

tanta e tanta cristiana.

La Crociata

 Nobile Nazione Argentina che procedi nelle vie della tua fede purissima e serena

come il bianco e l’azzurro della tua bandiera: Nazione Argentina

che ti avanzi nelle vie del progresso e della civiltà cammini alla testa dei popoli

insieme con le Nazioni più degne e più progredite del mondo e o tu Nobile Argentina

scrivi che hai scritto la pagina più bella e più gloriosa della libertà

di tutto il tutti i popoli del sud America, scrivi scrivi ancor questa un’altra pagina,

una grande pagina a caratteri d’oro il trionfo della Crociata di amore

Crociata di carità per i lebbrosi del sud Amer


prima di darmi alla penitenza il Signore mi condusse tra i lebbrosi,

dispensando ad essi il pane della misericordia

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fara vivere Gesù nel cuore degli uomini, non li sanarli ci penserà la scienza,

a confortarli e a farli vivere nello spirito, a far- loro sopportare con pazienza,

con rassegnazione ci penserà la fede e la carità

 La scienza guarirà il corpo, ma non riempirà i cuori - ci vuole Cristo

e Cristo non ha surrogati.

 Vedere Cristo

 Cesare ha fatto, ai suoi tempi, più rumore di Gesù e Platone insegnava

più scienze di Cristo, ma nessuno né prima né poi ha avuto e consolato tanto l’umanità

quanto Gesù Cristo.

 E Cristo è sempre vivo in noi - E vive in quel sacerdote venerando che da 25 anni

è vivo in quelle Signore è vivo in quanti

 Per comprendere lo spirito d’amore di tanti che convergono i cuori ai lebbrosi

bisogna rifarsi a Cristo per comp

 Nessun tempo fu, come questo, tanto bisognoso di Cristo, ma per ritrovarlo

non basta la fede, non bastano i vecchi libri, ci voglia vuole la fede operosa,

ma ci vogliono an le opere - la fede senza le opere è morta.

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 Perché Cristo sia vivo nella vita degli uomini, eternamente presente

è gioco forza risuscitarlo in noi ogni giorno e ripresentarlo ai fratelli

con riferimenti all’attuale come quei lebbrosi riconducevano il mio spirito a Cristo vero

e vivente!

 Nominare il padre Gesuita

 Una visita ai lebbrosi dell’ospedale Muñiz di B. A.































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 Questa pagina è bianca. Il motivo è l’eliminazione di una parte del testo

perché sono appunti già inseriti nella minuta.




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