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[l’azzurro è dattiloscritto]
I Piccoli Cottolengo della Piccola Opera della Divina Provvidenza
(Don Orione)
Mentre
imperversava sull’Europa
imperversava la bufera di una guerra
quanto mai micidiale, la Divina Provvidenza conduceva per la santa via della carità
di
Cristo i passi di un povero sacerdote, che
il quale, già da una ventina
d’anni,
benedetto
dal Papa e dai Vescovi, lavorava con la sua
umile Congregazione, detta
«la Piccola Opera della Divina Provvidenza», alla cristiana e civile educazione
della
gioventù più povera e derelitta, in
alcune decine parecchi
suoi di Istituti,
sparsi nella nostra diletta Italia e all’Estero.
Il
19 Nel maggio del 1915
passava piamente a miglior vita
la Contessa Teresa Agazzini, zia del General Fara, lasciando a lui, a Don Orione,
la
sua casa di Ameno perché nel
Novarese, onde ne facesse un asilo di carità
per
poveri vecchi. Fu appunto quella casa che diede modo all’umile
al povero prete,
animato
dallo spirito di S. già tanto portato verso San
Giuseppe Cottolengo, di aprire
a sé
e ai suoi sacerdoti e suore un campo
nuovo campo di apostolato a
sollievo
dei
di poveri di
e malati d’ogni specie, sul
modello della grande o Opera
di Torino,
fondata
da S. Giuseppe B. Cottolengo dal
Cottolengo stesso.
Invero, Don Orione, pel desiderio di vivere un po’ lo spirito di questo gran padre
dei
nostri fratelli più abbandonati, si si
era andato recato portato,
e più d’una volta,
appositamente
a Torino, per studiare da vicino
dappresso la Piccola Casa
della
Divina Provvidenza; e poi, dalle ma
rovine di Messina,
dove era accorso dopo il terremoto Calabro-Siculo, era anche andato a Bra.
E in quel di Bra, patria del Cottolengo, - con danaro avuto in mirabile modo,
in parte pure a prestito grazioso dal can.co Maria Annibale Di Francia,
vero San Vincenzo de’ Paoli della Sicilia, Fondatore dei Rogazionisti,
morto in concetto di santità, acquistò dai Marchesi Venosta la Villa
già
dei Conti Moffa di Lisio, dove il Cottolengo an
era stato più volte a
visitare
solito andare per visitarvi i suoi cugini, Agenti dei Conti Moffa. E in quella Villa
volle
aprire si aprisse,
sotto gli auspicî del Santo dei
poveri, il suo
primo Noviziato
della Piccola Opera della Divina Provvidenza, oggi fiorentissimo.
E
ciò fece, dopo aver peregrinato alla Casa dove il Santo è
era nato,
alla
chiesa dove ebbe il battesimo e fece la sua
prima I Comunione, e,
dove poi
celebrò
poi la sua I Messa,
nonché al Santuari celebre
Santuario della Madonna dei fiori,
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dove
il Cottolengo s’infervorava
di tenerissima divozione a Maria,
e
poi indi quindi ancora
alla tomba del Santo, in Torino.
E
ciò sempre tutto per
invocare luce a conoscere la volontà di Dio,
ardore
di divina carità e celeste protezione. Perché, se mai, in
quest’epoca questa
epoca
di
tanto positivismo, e di
tanta passione cupidigia
pei beni materiali e per far
il denaro,
fosse stato, nei disegni della Div.na Provvidenza, che lo spirito di fede e di carità
del
Cottolengo si dovesse avesse
più largamente e più evangelicamente a diffondere
per
sulla terra, avesse il
Santo avesse mostrato il suo gradimento e l suo potere.
Il sacrificio col quale aspettiamo il tempo e il momento del Signore
e ci abbandoniamo alle ammirante disposizioni della sua Provvidenza,
è una preparazione del tempo della letizia, la cui ora suona, di sovente, improvvisa.
Avvenne,
dunque, che, quando meno ci si pensava, e
quasi senza accorgercene,
si aprissero, silenziosamente in Domino, una dopo l’altra, le nostre prime,
e
piccole Case di carità per quei poveri più
infelici, o ma vecchi inabili
a lavoro,
vecchi
o malati d’ogni genere, d’ogni sesso, d’ogni fede
credo, anche senza fede
credo,
che
non trovano pane né tetto, ma che sono il rifiuto di tutti, e che
il mondo
considera come rottami della società.
Le Case non sono nostre, ma di Gesù Cristo: la carità di Gesù Cristo non ha partito
e
non serra porte; alla porta alle
porte dei Piccolo Cottolengo non si domanda a chi viene,
se sia italiano o straniero, se abbia una fede, o se abbia un nome, ma se abbia un dolore!
E
quanti son venuti li abbiamo posti
abbracciati, in osculo sancto
e posti sotto il mantello del Beato Cottolengo.
e
q Quelli poi che passavano a miglior vita, tutti son
morti cristianamente,
vinti dalla carità di Cristo, Nostro Signore.
E la Divina Provvidenza non lasciò mancare mai nulla, malgrado che,
noi,
con le nostre miserie, la andassimo, chissà quante
volte, ostacolando e storpiando
nelle
sue opere. E noi l’abbiamo vista e
veduta e l’abbiamo toccata tante volte
la Divina Provvidenza.
Fu in quel verso di tempo che, vuoi pel genere di ricoverati e di infermi,
che
nel Nome della Divina Provvidenza
si ricevono, vera «roba da Cottolengo»,
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vuoi
forse per la modo singolare come
povertà onde queste umili
Case cominciarono e
cominciano, e poi mirabilmente vivono e crescono, fatto sta che, un bel giorno,
abbiamo
sentito ci siamo accorti che la voce del popolo
chiamare andava
chiamando le
le
nostre umili Case di carità «Piccolo Cottolengo». La cosa
ci meravigliò non poco
non
poco dapprima, ma poi in un certo senso
modo, ci fece anche piacere
perché poi ci avvicinava, direi di più al caro Santo, mentre tale denominazione,
mentre
veniva concorreva anche meglio esprimeva lo spirito e
la natura dell’Opera,
lo
scopo veniva anche a differenziarla
E,
c Come sempre, così anche oggi, per dovere e debito
di lealtà
ci
teniamo a pubblicamente dichiarare che questa umilissima
minima Opera
è ben distinta da quella grande istituzione che è la Piccola Casa della Divina Provvidenza,
fondata
in Torino da San Giuseppe Benedetto Cottolengo, e
così come pure da ogni
e qualunque Opera del genere.
I nostri Piccoli Cottolenghi, affidati alla Divina Provvidenza e alla carità
di
cuori cristiani e generosi, sono sorti dal nulla, alimentati
dalla fede di e vivono
di quella fede che è un complesso di prodigî dell’amor divino verso di noi.
Essi
andarono così moltiplicandosi, Il dito di Dio li
andò moltiplicando,
e pensiamo che più si moltiplicheranno, malgrado le nostre miserie, perché, veramente,
non sono opera nostra e malgrado le
nostre miserie. E c
Come si siano poi
in sì breve tempo si siano così
moltiplicati verificato questo si
sia avvenuto,
non lo sappiamo neanche neppur
noi; come, e Don Orione
stesso lo confessa, pel
primo,
che, chi ne capisce meno in questa faccenda è proprio lui.
Essi si propagarono in Italia e all’Estero; mentre scriviamo anche in Cile, a Santiago
e a Valparaiso, con la più ampia approvazione di quegli Eccell.mi Vescovi. -
sua emin.za rev.ma il Card. Segura, Arcivescovo di Siviglia,
trattenendosi
ultimamente in Roma con Don Orione, mostrava il suo vivo il
desiderio,
e
anzi la necessità che
anche e l’urgenza che anche
pure in Ispagna,
si
aprisse un Piccolo Cottolengo spagnolo;
- tenuto presente che l’utilità sociale
di queste opere è largamente riconosciuta da molti spiriti retti, anche d’altra sponda
Oh, certo, con la carità si sanano molte ferite, e vinceremo tutti i nostri nemici,
amandoli!
I Piccoli Cottolengo sono come il soffio vivificante di quella carità del Signore
che
è umile, soave e dolce: che è sempre pronta ad
accorrere ad accorrere
a tutti i bisogni umani: quella carità che esclude ogni egoismo: che è universale
e abbraccia tutte le nazioni, che è onnipossente e trionfatrice di tutte le cose:
carità che tutto ristora, tutto edifica, tutto unifica in Cristo e nella sua chiesa; -
onde i Piccoli Cottolengo nascono e vivono comminando umili e fedeli, ai piedi
della
del «dolce Cristo in terra» e dei Vescovi, e col
più alto rispetto di ogni Autorità.
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Del resto pare consti che lo stesso San Gius. Benedetto Cottolengo
accennasse
che come che sarebbe
venuto un tempo nel quale vi sarebbero state
delle Case di carità chiamate dal suo nome. E quando il Santo si esprimeva così,
nella sua umiltà, se né stupiva.
A
gloria di Dio e per Oh come sono mirabili le vie di
Dio!
Per
la verità confessiamo anche che
questa notizia noi la abbiamo saputa
dopo la fondazione.
Ma
sia tutto Non nobis, Domine, non nobis! - Ma sia
tutto a glorificazione di Dio,
et
e Deo gratias!
L’amore
di Cristo ci rende più più
sacra l’autorita,
mostrandola non come un debito servile, ma come un omaggio reso a colui che è sorgente
d’ogni ordine.
All’Estero poi l’apostolato della fede e della carità
infiamma ad amare la Patria lontana, a tenerne alto e onorato il nome,
a promuoverne la prosperità, la grandezza, la gloria: su tutti quei nostri Istituti
sventola
la a destra lato
della Croce sventola la bandiera d’Italia.
Come
nella Chiesa, così
Devotissimo
al suo Re è stato il Cottolengo, che e
nell’amore ai più infelici
e
rejetti ha amata la sua Patria, sino
alla consumazione di sé. E P parrebbe
che
E
forse poi il Santo presentisse presentì
che da questa alma sua nostra
terra
si
sarebbe diffuso pel mondo un soffio di
carità di bene e universalizzato qualche cosa
di bontà che prendeva spirito e nome da lui.
Pare
consti Si dice, invero,
¨