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 Il Cristo, interpretato da Pietro Regalzi, destò la più grande

e meritata commozione; insuperabile poi nell’atto finale della crocifissione e della morte.

Il prof.r Berri ebbe a dire; ho assistito a simili rappresentazioni a Torino, a Milano,

ma mai fui così profondamente commosso come davanti al vostro Gesù su la croce.

 Guido Serventi, chiamato appositamente da Venezia,

dove pure ha saputo sulla scena destare attorno a se tante vive simpatie,

fu un Giuda appassionato e terrificabilmente tragico. Egli è tale artista che può affrontare

con successo anche il pubblico più esigente. E di Caifa? Che dire di Egidio Magrassi

che da più anni va sempre più affermandosi nella parte di Caifasso?

Quando dall’alto del Sinedrio va mano mano ordendo la sua trama contro Gesù,

sa rivelare tali doti da sembrarci d’aver davanti un vero artista e di prim’ordine.

E così Giuliano Barberis nel Pilato: fu un vero e dignitoso governatore dignitoso

e impareggiabile. C’è già in lui tutta la stoffa dell’oratore romano.

 E Nolli? Egli seppe rivelare tutto il tragico tormento spirituale di San Pietro ardente

dell’apostolo dalla fede grande e dal pianto amaro.  Nobili e forti Giuseppe d’Arimatea

(il bravo Giannotto Gastaldi) e Nicodemo (Marchioretto), e poi veramente commossi

e commoventi insieme con Giovanni (C. Canevari). Gastaldi in particolare

è attore promettente, e così Zaccaria (Riccardo Subrizî) dal fare franco

e dalla voce poderosa, ben noto alla scena fin dall’anno scorso.

 Come pure si distinsero P. Callegaris, A. D’Alessandro, G. Alvigini, B. Fossati,

S. Signorio G. Sommaco, C. De - Vecchi, L. Motta, S. Signorio, D. Carbone, E. Bidone

e, diciamo il vero, ogni altro attore compresi i Cori molto bene istruiti e bene affiatati.

 Tutti meritarono il plauso incondizionato del pubblico, poiché superano superarono,

abbian detto, ogni aspettativa.

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