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[l’azzurro è dattiloscritto]


- Schema -


 È l’affermazione semplice, popolare d’una sublime verità colta sul labbro

di Renzo Tram. sgorgata dal suo cuore ma è anche l’espressione alta della fede

nella Div. Provv. del vostro A. M. - Permettetemi di leggervi la insuperabile pagina -

 E dopo, L’avevo detto io della Div. Provv.za

 La c’è la Div. Provv.

 Renzo non potrebbe presentarcisi più simpatico di così.

 La c’è la Div Provvidenza - E l’espressione piena di fede che esce dal cuore

di Renzo riconoscente a Dio anche nei travagli indulgente verso gli uomini anche

nelle persecuzioni eleva l’umile montanaro brianzolo a tale virtù ed eroismo cristiano

da ben giustificare pienam. la qualifica che gli dà il Manzoni di primo uomo del romanzo

della nostra storia, cioè del romanzo e fa di lui il tipo ideale il simbolo vivente di fiducia

nella Div. Provv.za.

 Ma non è il solo personaggio del Romanzo a vivere in questa luce di fede.

Né l’episodio di Renzo è l’unico degno di nota sotto questo riguardo, anche se occupa,

per così dire, idealmente, una posizione centrale

 Il Manzoni ha voluto fare molto di più. Ha inteso comporre, - coi Promessi sposi,

il poema della Div. Provv.za - Al capolavoro manzoniano non si potrebbe dare

definizione migliore - Come Dante ha cantata la fede, Manzoni ha cantato la Div. Provv.

 Osserviamo la tela trama del romanzo: - esso obbedisce ad una regola ora tacita

ora palese, ma sempre presente: la Div. Provvidenza.

 Non è ancora spenta l’eco delle parole ingiuriose che D. Rodrigo

ha scaraventate contro fr. Cristoforo che ha ritirata la sua mano dagli artigli del gentiluomo

escimi di tra i piedi villano rincappucciato. Fra Cristoforo esce a testa bassa

abbandonando alla solitudine l’abbietto rivale misura su e giù a gr. passi

la sala dai quadri de’ suoi antenati qua un giudice là un guerrier, una badessa

terrore delle sue monache - che attraversando un corridoio ode un sommesso bisbiglio

che viene dalla oscurità di un androne - È un vecchio servitore del Castello,

un galantuomo tra tanta canaglia.

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 Il caro vecchietto ha il suo segreto da confidare e Fr. Cr.,

un segreto che può mandare a monte tutte le mene di D. R. fra Cristoforo lo loda,

lo conforta e lo benedice.

 Poi volta le spalle a quel Castello a «quella casaccia» della quale

un poco prima di pronunciare la terribile minaccia predizione: verrà giorno,

aveva detto: la giustizia di Dio non ha paura di 4 pietre né soggezione di 4 sg[h]erri -

E mentre discende verso Pescarenico, il frate pensava pensando a quanto il buon vecchio

gli ha detto aveva accennato gli avrebbe confidato dice: «ecco un filo, pensava, un filo

che la Provv. mi mette nelle mani e in quella casa medesima, e senza che io sognassi

neppure di cercarlo»

 È proprio il filo della Div. Provv. che costituisce l’orditura del romanzo.

Dio lo mette in mano a fra Cristoforo in un momento quanto mai difficile

e contro ogni sua aspettativa.

e Fra Cristoforo ha il merito di averlo individuato tra il groviglio delle oscure vicende

in cui pareva perduto, vi si aggrappa né più lo smarrisce

Il filo della Provvidenza, scoperto da P. Cristoforo dove meno si penserebbe

lega tutti gli avvenimenti del romanzo.

 A volte sembra spezzarsi, a volte sembra scomparire per lasciare gli avvenimenti

in balìa di sé stessi o peggio, alla forza brutale dei malvagi, ma proprio,

nei momenti decisivi, ricompare in uno sfolgorio di trionfo e di grazie -

 I poveri perseguitati, sfuggiti alla persecuzione di D. Rodrigo

abbandoneranno il paese, dovranno temere il crollo di tante speranze vagheggiate:

proveranno tutta l’amarezza del distacco dalle cose «più care e dilette» la casetta,

la chioma folta del fico, la chiesa ... - poveri esuli, avviati per gli ignoti sentieri

d’un avvenire incerto.

Ma Eccoli là nel lago, su d’una barca ma il pianto che sgorgherà dai loro cuori

non colmi di nostro mestizia non sarà pianto di disperazione e di rabbia -

Attraverso quelle lagrime passerà, ad impreziosirle, un raggio di fede nella Provv. -

quel Dio che dava a voi tanta giocondità è per tutto.

 Dio non turba mai la gioja de’ suoi figli se non per prepararne loro una più certa.

 Ne licenziare i pellegrini fra Cristoforo aveva loro suggerito una preghiera

di rassegnazione e di perdono «Noi, nella nostra tribolaz. abbiamo questo conforto

che siamo nella strada dove, o Signore, ci avete messi voi: possiamo offrirvi i nostri guai »

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 E in ultimo aveva aggiunto: il cuore mi dice che ci rivedremo presto -

Purtroppo il presentimento del cuore non doveva trovare conferma dagli avvenimenti -

 Nuovi guai si preparavano: Renzo coinvolto nella sommossa di Milano:

Lucia tradita dalla monaca di Monza, strappata a forza, caduta prigioniera dell’Inn.

 Ma la coscienza d’essere sotto la tutela della Provv. di Dio produce

il primo effetto benefico, di rendere loro accettabile, ogni angustia e di mirare confidenti

nell’avvenire «Possono offrire a Dio i loro guai e diventano un guadagno»

 Il filo della Provv. messo loro in mano dal P. Cr. continua a guidarli

nelle traversìe della vita. Ma l’Opera della Provv. si fa valere anche più effica.te

entra nella soluzione della trama del romanzo.

 App.te tutto congiura ai danni di Renzo; di Lucia di Agnese -

Ma approfondiamo le osservazioni, e scopriremo la costante protezione di Dio su di loro.

Le avventure peric. di Renzo sono una prova, è vero, ma finiscono per procurargli

un soggiorno sicuro pr. il cug. B. evitandogli le preoccupazioni della carestia -

e, notate bene togliendogli la poss. di intralciare i disegni della Provv. su Lucia

destinata col suo dolore e la sua virtù a far del gran bene alle anime anche più traviate.

 Lucia a sua volta è vittima della persecuzione impl. e rabbiosa di D. Rodrigo,

del trad. di Gertr, della violenza dei br. e dell’Inn. ma tutto questo cumulo di sventure

ha la sua ragione d’essere nell’econom. della Provv.: purif. l’anima di quella creatura s. e b.

ne tempra il carattere: preparano una serie di eventi straordinarì dove si afferma sempre più

e sempre meglio la Provv. di Dio.

 «Ma il Signore lo sa che ci sono» Lucia

Trum.to princ.le di questi n. trionfi sarà la Dispensatrice di tutte le grazie,

la Mater Div. Prov.tiae

 Ricostruiamo mentalmente la scena del Castello dell’Inn.

 Lucia è abbandonata in una stanzaccia m. i. da una lucerna a olio,

in compagnia della vecchia stizzosa e catti maligna Si direbb. immi. il trionfo del male

impers. in D. R e nell’Inn.

 Fra qualche ora Lucia potrebb’essere consegnata all’abborrito persecutore

al debosciato D. Rodr.

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 Renzo è lontano, bandito dallo Stato. - Fra Cristoforo è a Rimini per mene del C. Z.

e di quell’altro là Agnese, ignara di tutto, vive sola e al suo paese

 L’oscurità paurosa che circonda il castello è un’immagine altamente pratica

delle tenebre morali dei tempi, di quando, l’Italia era dominata dallo straniero,

figura delle tenebre in cui era immerso l’animo di Lucia. Eppure da quelle ombre di terrori

e di violenze, di morte, non balena già il lampo del trionfo del male e dei suoi satelliti,

ma palpita un’alba di redenzione e di vita

 Lucia, giunta al colmo dell’affanno, invoca la Madonna, anzi fa voto a lei

di verginità - E Maria, colei che tutti gli afflitti invocano e chiamano - Maria -

Ministra principale della Provv.za di Dio, interviene a salvare Lucia

a redimere l’Innominato. Udite - leggere il Manzoni

 Quanto tutto pareva congiurare per il trionfo dell’iniquità la Provv.,

come già nel castello di D. Rodrigo, scioglie i nodi e fa trionfare la giustizia

 E qui mi fermo un momento: chi era, chi è Lucia? Lucia è l’anima Lucia è l’umanità che trova sempre sui suoi passi la Div. Pro. Lucia si rasserena, s’addormenta:

l’Inn. si converte, di persecutore si fa liberatore di Lucia, diviene lui stesso

strumento della Provv. Divina.

 Renzo va in cerca di Lucia - e quando l’avrà ritrovata nel lazzaretto

e salta fuori la questione del voto, la Provv. gli avrà fatto incontrare F. Cr.

che mette a posto ogni cosa.

 Occorre dire che la Provv. e elemento positivo nei Pr. Spo.

 Quando poi la Madonna diffonde sui vostri su Lucia, su Renzo, su l’Innominato

i suoi favori l’intreccio che era giunto al punto più intricato, comincia a risolversi -

Una luce serena, soave luce di gaudio si effonde e invade gli anime e le cose.

L’Inn. ritrova il sonno ristoratore Lucia sorride nella casa del sarto e il sarto dall’allegria

si sente tutto pervaso di furori letterari - persino don Abbondio dopo le alte e sante parole

del Cardinale si commuove: - tutto un paese e la moltitudine accorsa esulta

e chiama la conversione dell’Inn.to il miracolo. Che è? È passata una luce,

la Provvidenza di Dio, e dove c’erano rovi e spine è tutta una fioritura di corolle fragranti

 Con ciò non vuol dire che il Manzoni veda tutto roseo; non sarebbe coerente

con i suoi principi cristiani che lo portano a considerare la vita terrena come un esilio -

I guai sono sempre lì, appostati sul cammino della n. esistenza.

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 Ma l’importante è che il Manzoni - da buon cristiano - vede anche nei mali

di questa terra la mano della Provv. di Dio che sa tutto guidare a lieto fine

 Ne abbiamo la prova risolutiva nei tremendi flagelli che costituiscono, per così dire,

il fondo storico dei Pr. Sp: la car. la g. la peste: specialmente la peste preparata dagli altri

due eventi.

 La peste è l’avvenimento principe del romanzo poema manzoniano della Provv.,

la scena più grandiosa

La peste

 Però non è che il m Manzoni veda tutto roseo nella vita - Conseguente alla sua fede,

ai suoi cristiani principî egli considera la questa vita terrena come un esilio

la cui patria è il cielo.

 Nella vita vi sono le tribolazioni, i dolori, la vita ha i suoi guai - ma i guai

devono essere sorgenti di bene - Anche i mali - omnia coop. vincere il male col bene -

Giobbe - Squarcio di P. Felice - farci una scala per elevarci a Dio

È l’inno alla Provv. di Dio che la fede eleva anche dal lazzaretto, luogo di miserie,

di dolori, di morte.

E per fin dopo le lezioni di fede

 I Promessi sposi non solo affermano la presenza di Dio nella società

la fede nella Div. Provv. che deve sorreggerci, confortarci in tutti i giorni,

in tutti i passi della vita, ma sono un insegnamento pratico e prezioso della fiducia piena

e del cristiano abbandono che dobbiamo avere in Dio. - Non m’è possibile dire tutto,

ma pensate alla povera madre con una nidiata di figli pensate al reparto dei lattanti

nel Lazzaretto, alle capre mansuete - al Capp. dalla barba bianchissima che porta

tra le sue braccia due innocentini strillanti tolti dalle braccia, dal seno della madre morta:

simbolo vivo della carità cristiana.

 Tutto ci porta allo spirito di fede nella Div. Provv. del Vangelo - fede fede

Quaerite primum regum Dei alle parole di Gesù - Non datevi pena di quello che mangerete

e di quello che vestirete - Vedete gli uccelli dell’aria - i gigli del campo

Chi non cerchi Cerchiamo prima il regno di Dio e la sua giustizia

non realizzerà nulla di buono.

 La c’è la Provv.za: Renzo ha ragione. E la Provvidenza per giungere a noi

conosce tutte le vie, tutte le forme, tutte le delicatezze.

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 La Provv. di Dio trionfa in definitiva nei Pr. Sp. provv. verso i deboli,

verso gli infelici, verso i malati verso i rejetti: carità verso i peccatori

nelle forme più squisite e delicate. L’anima di D. Rodrigo preme a fra Cristoforo

quanto l’anima di Lucia

 Il Romanzo è tutto ha una fioritura di opere buone che costituiscono

l’inno più elevato che alla Div. Provv. ha elevato uno dei più grandi geni di nostra gente -

 Il «poema della Provvidenza» come possiamo chiamare i Promessi sposi

ha già fatto tanto bene all’umanità e continuerà a farne perché esso stesso

è un dono di Dio alle nostre anime assetate di bellezza e di verità.

Si prospettata l’idea di un Manzoni Santo. Canonizzabile? Non saprei.

Ma santo, un cristiano, si. Un uomo, uno scrittore, che parli con tanta insistenza

e con tanta convinzione della Provvidenza di Dio non può a meno di possedere

la fede operosa dei giusti. Né si venga a dire che egli fece solo della letteratura.

Sviluppò un vero, fecondissimo apostolato. Lo chiameremo dunque

il santo della Provvidenza? Diciamo piuttosto il poeta della Provvidenza,

senza escludere però l’idea della santità.

 Il Santo della Provvidenza cerchiamolo poco lontano di luoghi e di tempo.

 Osservate un particolare che, certo, non esula dai disegni della Provvidenza.

L’anno stesso in cui usciva alle stampe la prima edizione dei Promessi sposi - 1827 -

un povero prete a Torino era commosso dal triste caso di una famiglia forestiera

abbandonata sul lastrico e risolveva di dar principio ad un’opera di carità di cui

il suo nome sarebbe divenuto un simbolo e un’espressione:

San Giuseppe Benedetto Cottolengo. Ecco il santo della Provvidenza. Senza conoscersi,

per una divina intuizione di carità, il poeta e il santo sono legati da un medesimo vincolo,

consacrati ad un medesimo ideale: la Divina Provvidenza.

Entrambi ne celebrano i portenti. Con l’arte e con la vita. Reciprocamente.

Perché per entrambi l’arte non separabile dalla vita e la vita di carità

è l’inno più bello che lo spirito dell’uomo possa cantare.

Il genio della carità e il genio dell’arte si danno la mano:

 Possiamo ripete per essi i versi di Dante:

 La Provvidenza che governa il mondo

 Due principi ordinò in suo favore.

 L’un fu tutto serafico in ardore,

 l’altro per sapienza in terra fue

 di cherubica luce uno splendore,

 Dell’un dirò però che da amendue

 Si dice l’un pregiando, qual ch’uom prende,

¨