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Gli eremiti della Divina Provvidenza
La
vita dell’eremo fu sempre nobile sforzo e
lotta contro contro la natura corrotta
e
trionfo dell’amore di spirito Dio
e della spirito su quanto c’è di volgare.
Anzi
il cristianesimo stesso, che è la più
segna la più grande lotta contro tutto ciò
che
è vi ha di basso e
volgare di guasto, in
molte parti si è stabilito e propagato appunto
per
l’azione esercitata da famiglie dirò
così spirituali di anacoreti: azione efficacissima
sulle
sempre, ma specialmente efficace tra le masse
popolari, prive ancora di fede
o avvilite da mille superstizioni.
E
basta pensare basterebbe
ricordare l’Egitto di un tempo, paese alieno da Dio
e grossolanamente immerso nelle più stravaganti ignoranze, convertito a Gesù
dalla
delizia virtù e santificato dalle virtù e dalla
dolcezza de’ monaci padri
dell’eremo.
Fratelli, oggi il mondo, con tante male usanza va ritornando pagano,
ormai è come un vecchio decrepito impotente a parlare ancora alla nostra mente
e a
soddisfare ai bisogni del cuore: In
fatti che non e tutti lo sentite
sentiamo
che un grande sconforto preoccupa l’intera società, e le fa sentire il bisogno
d’un movimento d’ascensione.
o
Fratelli in Gesù, davanti a tanto scadimento, di
mezzo a tanta gente che
non chiede ai suoi padroni che affari o spettacoli che inebrino la vita usciamo dal mondo,
usciamo
dal mondo e torniamo alla vita dell’eremo!
perché fermarci in mezzo di un mondo
che
non sente più? a gente
O
voi che siete e tutti
che siete afflitti e disingannati dalla vita procellosa
o
trabalzati dalla fortuna, uscite dal
mondo uscite dal mondo
e venite agli eremi
che l’Opera della Divina Provvidenza vi apre innanzi come oasi fiorite: -
venite,
o fratelli dolci dolci
in Gesù, e qui troverete un bene grande e
che non è terreno,
e
che vi finalmente solo
varrà a soddisfare il nostro cuore!
E
Tanto vedete intanto che Il mondo non ce, lo ha mai
soddisfatto il cuore
e
povero mondo traditore ci ha lusingati e ingannati
sempre
E tanto che cosa servono, che giovano tutti gli onori e piaceri della terra
se si perde l’anima.
Abbandoniamo
il mondo, o fratelli! abbandoniamo il
mondo Sia questo
il grido della coscienza cristiana davanti alla società non da altro dominata
che da affari e piaceri fugaci!
Le
persecuzioni de’ primi secoli popolarono
e l’amore di Gesù popolarono
le
solitudine solitudini e
fu grande fortuna per il mondo:
le
persecuzioni di incruente
di oggi, la noja profonda d’una
società affarista
o fracida dall’ozio e dai piaceri del senso, e sovra tutto il desiderio di servire Dio
sinceramente e l’amore di Gesù ripopolino i boschi e le montagne
e
sarà pure un bene non
meno grande.
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Un giorno, quando i Cesari, plebe di re, si studiavano puntellare
il fracido vecchiume del paganesimo con un intolleranze feroce, assai gente,
sfuggita
scampata al cavalletto, alla gemonia, alla morte,
rifuggì all’eremo,
e quell’inselvarsi trasformò e vivificò di purezza e di amore le genti, e parve davvero
o
fratelli miei che allora che lo spirito di Dio
passeggiasse allora sulla terra,
e
tanto che sovra le vestigia del Signore si vide
sorgere bella la civiltà
e la grandezza del mondo cristiano.
Oggi, in questo imbarbarirsi spaventoso delle lettere e nel prostituirsi delle arti
e de’ buoni costumi preghiamo Gesù che conduca gli uomini ai romitaggi,
e là, nella solitudine, ove il calcolo e le presunte opportunità del mondo
non
entrano per nulla a turbare le menti - si accolga nell’unione con
Dio gli uomini
chi
ha buona volontà, che hanno ha
volte le spalle al mondo, che chi
generosamente
ha
preso il bastone da viaggio ed hanno ha
seguito la voce del Signore,
e
vennero ignorati venne
ignorato da tutti e lontano da tutti, a posare all’ombra
della Divina Provvidenza.
No,
E i nostri romitaggi non saranno gli
un accolta[di] invalidi
della società
che verranno a farsi romiti: I nostri romitaggi non fossero pure che l’accolta degli invalidi
e
rejetti della società che vengono a
finire i suoi loro
giorni col Signore, sarebbe
nella penitenza ai piedi del Signore, i nostri romitaggi sarebbero pur già un gran bene:
guai se per le anime travagliate dal tempo e dalle sciagure non vi fosse la solitudine
e la fede; ma non saranno tutti invalidi vi saranno pur anco uomini d’alta perfezione morale
e
cristiana là spinti a
quegli asili di pace più che dai dolori della vita da quell’amore
di Gesù che in altri tempi trasformò in giardini sparsi di anacoreti i deserti della Nubia,
della Siria, della Tebaide e dell’Egitto!
Vivificati
e trasformati da una carità che affoca e
da un amore santo
che
difficilmente il mondo conosce: volgeranno con tutta
l’energia della volontà:
con
tutta la perseveranza che nasce dallo spirito sommesso alla fede e
dall’unità congiu
di
comando congiunta ad una vera
disciplina selvaggia e foresta pompa della natura.
Là sparse, tra il verde cupo della boscaglia, alcune celluzze di rami d’albero
e alcune caverne.
Oh
di Su in alto, dopo una salita per sentieri aspri ed
angusti e su burroni profondi,
sorge quasi nascosta - ed è là quasi sugli abissi - la cappelletta dell’eremo:
ed è una bianca Madonna e sembra guardi da quell’altura la terra che si perde
e
non fugge co’ suoi torrenti fiumi,
colle sue campagne in azzurre profondità.
Nessun luogo più divoto, nessuno che risponda meglio ai desideri di pace
e di povertà, nessuno più atto a rapire l’anima alla contemplazione e ad una vita celeste
e di perpetua unione con Dio!
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Oh di lassù come è grande vedere il Signore! come è bello invitare gli alberi, i fiori,
le stelle del cielo e le creature tutte a lodare e a benedire il Signore!
un grande sconforto preoccupa l’intera società e le fa sentire il bisogno
d’un movimento d’ascensione l’anacoreta consuma la sua vita in fondo alle selve,
non
fa la vita del ciarlatano, vive e muore senza tanto
chiasso e senza spettatori,
senza applausi e senza desiderarne: oscuro, disprezzato fors’anche trattato da stolto,
da fanatico, - ma poco gli monta - l’eremita è venduto a Gesù e non ha più nulla da perdere = lasciateli crescere un po’ e poi vedrete che sapranno troncare loro la guerra
che la classe dei non possidenti fa a quelli che possiedono.
e non pensiamo o fratelli di poterci opporre radicalmente al socialismo
col
fare della democrazia cristiana, che è più o meno presso
socialismo:
non
illudiamoci per carità, nel
campo dell’economia i socialisti ci vinceranno sempre!
Oh sì che di là si sente l’armonia potente dell’universo e l’universale fratellanza
degli esseri: di là tutte le cose sembra abbiano un’anima: basta cantare un inno di amore
a
Gesù e tutti gli esseri rispondono
e le stelle, e gli augelli e i raggi bianchi del sole
suonano
un armonia dolcissima una
melodia soavissima da sopraffare l’anima
e farla svenire d’amore a Gesù!
E
nel cantico dell’amore tutte le cose si
confondono si sollevano in alto
come
visioni bianche in volto fino ai piedi
e si confondono ai
piedi della Madonna
della
Madonna e si baciano insieme!
E la grandezza dell’amore di Gesù da quell’altezza sembra avvolgere la terra
e sulle anime è una pace grande e una vita d’amore!
gli
eremiti della Divina Provvidenza volgeranno
essi ad una v rimuteranno le spelonche
in officine di sapienza, alla preghiera alterneranno le fatiche i lavori manuali
e di
lo studio dei libri santi: riaccenderanno il
desiderio del lavoro tra i popoli
richiamando
le turbe alla vita semplice e cristiana delle campagne e al lavoro
dei campi
della
nella terra che oggi piange abbandonata
perché le plebi abbandonata lasciata
la
l’agricoltura si addensano a contendersi
voracemente un misero boccone di pane
nelle officine sovra i marciapiedi della città.
Povere celle di legno o incavi del monte sono le loro abitazioni: tutti i cibi
e tutte le loro vivande consistono in un po’ di pane guadagnato con un santo lavoro
e nell’acqua di vicine sorgenti.
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Si
parlano Non conoscono più né oro né argento,
contenti di una tunica
vestiti di abito rozzo e consulto dal tempo: non hanno suppellettili, non paventano i ladri.
Quando
Si parlano una volta all’anno e di cose
spirituali
La
morte, per loro, sarà un trionfo, onde non penseranno
più il diranno, tra sé,
il
tale è morto, ma già il tal fratello è giunto alla
perfezione e i vivi superstiti
gli avranno una specie d’invidia perché il fratello attorno alla cui spoglia ginocchioni
pregheranno
la è arrivato al
termine di quei combattimenti, la cui palma è il Cielo.
Quanti angeli non applaudiranno a questa vita pura ed innocente!
Oh come dev’essere bella la vita, là, ove l’aria stessa che si bene invita ai piaceri,
là gli uomini del Signore spingeranno al più alto grado l’energia dello spirito,
praticheranno
le maggiori austerità, e i diletti della
carne dei sensi verranno sradicati
ed estirpati col massimo rigore e colla maggiore durezza e soavità ad un tempo.
Lo
stato attuale deg spiriti La nausea e la vita della
società così guasta
e di
più l’amore di Dio la vita loro di
quei penitenti di Gesù Cristo,
ha
se tanta sono tante quella forza di attrazione che
non ci farebbe punto meraviglia
se fra non molto moltissime centinaja d’uomini fossero persuasi a quella vita
così
distaccata dal mondo dalla
terra e godranno di nulla avere nel mondo.
In un giorno di mestissima e pur soave ricordanza pellegrinai ad uno
de’
nostri giunti eremi.
Scuri valloni scendevano dai fianchi repentissimi
di
monti addossati alle aspre roccie
giogaie di montagna gigantesca:
fitte boscaglie correvano tra massi scogliosi fessi da larghe spaccature:
ombre vaste accrescevano la oscurità: qua e là pendenti, macchie di cerri e di faggi
e grotte cavernose e traboccanti in frane e in burroni e in iscoscendimenti spaventevoli.
Sulle alte cime di quei boschi un vedere continuo di rupi staccate dai dossi
e come campate in aria, fenditure e rocce durissime, ove lo sguardo se si solleva
si perde nel sereno del cielo, se si abbassa è contristato dagli orrori della solitudine
e dalla
vedere religiosi sudare sulla gleba l’afa del mezzodì, - sarà come una protesta della ragione
del lavoro contro la passione del far nulla ed esempio ammirando e direi necessario
oggi che si vuole strappare i semplici dai lavori e dalle dolcezze dei campi,
per
coalizzarle in massa affamate e pezzenti
rabbiose ai piedi delle autorità.
Ah!
chi sa che è l’amore
di Gesù, sa pure che quando l’incendio affoca
e stempra l’anima e tutta la va consumando, e pur beando è sì violenta e sì grande
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la
vampa della carità che accende il
petto che bisogna proprio
pur correre come pazzi
qua e là senza altro respirare ed assorbire che amore, senz’altro vedere che amore,
senz’altro
sentire che mille e mille spade dolcissime che
trafiggono di amore!
Non esiste più giubilo o dolore non più vita o morte, o cari fratelli dolci in Gesù,
ma
l’amore è tutto, è giubilo e dolore dolcissimo, è morte ed è
vita viva la più
soave!
E
gli uomini non lo capiscono pochi
lo capiscono ed è per questo sovra tutto
che son necessarî gli antri e le selve dei monti!
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