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Ai carissimi Giovani assistenti dei fanciulli e dei giovinetti negli Istituti Veneziani

di Don Orione o a Lui affidati.



Gesù amico dei piccoli


affisi in voi lo sguardo con tenerezza



A voi sono date a custodire e a perfezionare opere d’incomparabile valore, cioè i

fanciulli, menti che pensano, cuori che amano, dei quali - lo dico con fremito di

commozione - l’autore è Dio, e il restauratore l’Uomo Dio. Dio pose in opera la sua

potenza per crearli: l’Uomo Dio sparse tutto il suo sangue per redimerli e restaurarli.

Vedete pertanto che vi sono affidati dei tesori, che dovete considerare come cosa sacra;

perché appartengono a Dio. Il quale volendo perfezionarli ed abbellirli, siccome quelli che

dovranno essere membri operosi dell’umana società e poi cittadini del cielo, ha chiamato

voi poveri figlioli, levandovi dalla polvere alla dignità di educatori; di coloro cioè, che,

leggendo nel libro di Dio e giovandosi dell’esperienza de’ savi, che prima di loro vi

lessero , s’ingegnano di abituare la mente dei fanciulli nella cognizione del vero, ed il

cuore nell’amore del bene, in una bella armonia dell’interno con l’esterno, il quale nelle

parole e negli atti ha da essere espressione del vero e del bene.

 Se dunque cotesti fanciulli sono cosa di Dio; come cosa di Dio dovete custodirli e

rispettarli: anzi come custodireste e rispettereste Cristo stesso, il quale proclamò al

mondo: «chiunque accoglierà nel mio nome un pargolo come questo (quello cioè che

aveva portato in mezzo ai discepoli ) Accoglie me».

 I gentili scrivevano: «grande riverenza doversi al fanciullo»: a più forte ragione e

con assai più alto significato dobbiamo ripeterlo noi. Abbiamo riverenza per le statuette,

che ci rappresentano Gesù nell’infanzia e, se alcuno non le rispettasse o le profanasse,

saremmo mossi da sdegno. Ben più al vivo esprimono l’infanzia e l’adolescenza di Gesù i

nostri fanciulli.

 Se in voi, o cari, sarà sempre e verde questo concetto; non inaridiranno mai le

premure e il rispetto a cotesti tesoretti di Dio. Le premure poi s’hanno a spiegare intorno

ad essi, devono essere frutto di assennata  riflessione, mai di naturali, inclinazioni per lo

difettose, che potrebbero far capo alla simpatia o antipatia.

 Guai se vi lasciaste guidare da esse!

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 La ragione deve tenere il dominio, leggendo le regole dell’educare nel libro

dell’Uomo-Dio. Ad essa spetta di servirsi all’uopo delle passioni nobilitandole e vegliando

su di esse, affinché, come suole accadere, non divengan prima servi ribelli che incatenano

e trascinano il padrone a loro talento; poi non si guastino e corrompano in cancrena di

vizî.

 Le prime premure dovete porle nello studiare l’indole, le inclinazioni, i difetti dei

fanciulli, per indirizzarli, perfezionarli secondo che caso per caso vi insegneranno, i

superiori. Tenete fermo intanto, inclinazioni, indole e difetti ben si palesano durante le

ricreazioni.

 Vorrei poi che, netti della persona voi, curaste assai la nettezza ne’ giovanetti:

nettezza della testa, del volto, delle orecchie, delle mani, di tutto il corpo: nettezza degli

abiti, della biancheria, delle calzature. Si abitui il figliolo a rispettare in se la dignità

dell’essere creato ad immagine e somiglianza Dio, e lavato dal Sangue prezioso di Gesù.

La nettezza esteriore in quella età, mentre si deve far concepire al fanciullo come indice

della nettezza dell’animo, influisce assai ad accrescere questa, per l’abitudine che esso ne

contrae. E fate che le vesti non siano stracciate anche quelle che si adoperano in casa.  Appena vedete che una veste ha qualche strappo o ha perduto un bottone, fate subito

porre riparo.

 Procurate che quei corpicciuoli non soffrano soverchiamente pel freddo: abbiate

compassione per quelli che avessero i geloni e medicateli con affettuosa pietà: non siate

facili a giudicar pigrizia, senza accertarvene con grande carità, l’accenno che potesse

farvi di sentirsi male un fanciullo alla sveglia del mattino o in altra congiuntura. Ve ne

prego con tutto il cuore. Se poi alcuno fosse veramente infermo; ricordate ciò che

inculcava S. Paolo della Croce: «per gli infermi ci vuole una madre o un santo». Egli poi

aveva per gli infermi un cuore di madre appunto, perché era un santo.

 Da quanto sono venuto ragionando potete facilmente comprendere le altre premure

che deve usare l’educatore cristiano per assolvere degnamente il suo compito.

 Con le premure deve andare congiunto il rispetto, di cui ho toccato sopra. Maxima

reverentia debetur puero: ricordatevene. «Guardatevi, disse Gesù, dal disprezzare alcuno

di questi piccolini: vi dico invero, che i loro Angeli ne’ cieli vedono sempre il volto del

Padre mio, che è nei cieli». Vedi esclamerebbe S. Giovanni Crisostomo, a quali principi fu

da Dio affidata la custodia di questi piccini.

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 Non è quindi a meravigliarsi se Gesù uscì in quella terribile espressione: «Chi poi

scandalizzerà alcuno di questi piccolini credenti in me, sarebbe meglio per lui, che gli

fosse appesa al collo una macina da asino e fosse sommerso nel profondo del mare».

 Figlioli miei, l’intendete in queste parole il ruggito del lione ferito? Siatene scuri;

lo scandalo che si dà ad un fanciullo, è atroce ferita al cuore di Colui, che agnello nella

redenzione delle anime, è lione di Giuda quando altri gliele strappa dal seno. Voi quindi

dovete accaparrarvi ogni virtù.

 In modo speciale vi raccomando la mansuetudine e l’affabilità: quella mitiga

l’impeto dell’ira, con la quale niuna cosa può farsi diretta e considerata: questa vi spoglia

delle abitudini rozze, aspre, inurbane e vi riveste di maniere cortesi, dolci e, vorrei dire,

signorili, senza affettazione. La mansuetudine non deve degenerare in debolezza,

l’affabilità in cortigianeria. Medio tutissimus ibis la virtù rifugge dall’eccesso e dal

difetto.

 Vi guarderete pertanto dal pronunziare parole villane o pungenti o derisorie o non

bene ponderate: da modi frettolosi e duri: non userete p. e. nel collocare un fanciullo in

questo o in quel luogo, anche nell’urgenza, modi che possono avere apparenza di violenza:

non cedete alla tentazione di menare, su certi casi d’ostinazione di un fanciullo, le mani,

differite il rimprovero e più il castigo in caso di mancanze, se voi siete adirati o è adirato

il colpevole. In voi i fanciulli debbono trovare non solo l’educatore che insegna con le

parole, ma il modello da imitare nei fatti.

 Veramente efficace educatore è colui, che offre sè stesso come esemplare pratico

delle teorie che insegna. Né vogliate sgomentarvi se non vedete subito i frutti del vostro

lavoro di educatori: il frumento affidato alla terra non produce subito la spiga. Quante

volte un fanciullo, che sembra non tragga profitto dalle premure dell’educatore, divenuto

adulto, dà chiaramente a vedere, che quelle premure furono efficaci.

 Affidate, affidate, figlioli, la semente al terreno senza stancarvi: vegliate che l’uomo

nemico non vi getti sopra la zizzania: dell’incremento lasciate la cura al Signore.

 In quanto a voi datevi attorno per fare sempre maggior acquisto delle virtù

necessarie all’educatore eccellente, tenendo presente che esso è chiamato da Gesù a

cooperare con lui al fine santissimo della creazione e della redenzione.

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 L’intendete a quale nobile ministero il Signore ha associato voi, che siete poveri di

tutto? «Senza dubbio, vi dice il Crisostomo, io reputo più nobile di qualsiasi pittore e

scultore e di qualunque artista colui che sa formare gli animi dei giovani. «Plasmare le

anime è l’arte delle arti». Che se mi chiedete dove potete apprendere tale maestria, vi

risponderò additandovi i grandi esemplari: S. Vincenzo De paoli, S. Girolamo Emiliani, S.

Giuseppe Calasanzio, S. Giovanni B. De La Salle, il Ven. Don Bosco e d’altri e soprattutto

il Signor Nostro G. C. : studiate Gesù: studiandolo vi sentirete prima attratti alla

imitazione di lui; poi gradatamente in Lui trasfigurerete. Che cosa vi potrà mancare per

essere educatori efficaci? Gesù poi lo trovate nella S. Chiesa, nel Vecchio e Nuovo

Testamento, nella S. Eucarestia, dove si perennano gli esempi di Lui con virtù

trasformativa senza pari, onde si stampa nell’animo nostro, chi umilmente la desidera e

chieda, la sua dolcissima immagine.

 Godo, figlioli miei, di poter chiudere questa con il sublime tratto di S. Paolo ai

Colossesi, proposto dalla S. Chiesa alla nostra considerazione nella Messa di oggi, ultima

Domenica dell’anno ecclesiastico: «Non cessiamo di pregare Dio per voi chiedendo che

siate ripieni della cognizione della volontà di lui con ogni sapienza e intelligenza

spirituale: onde camminiate in maniera degna di Dio, piacendogli in tutte le cose,

producendo frutti di ogni buona opera e crescendo nella scienza di Dio: corroborati con

ogni specie di fortezza dalla gloriosa potenza di Lui ad ogni pazienza e longanimità con

gaudio.

 Rendendo grazie a Dio Padre, il quale ci ha fatti degni di partecipare alla sorte dei

Santi nella luce: il quale ci ha tratti dalla potestà delle tenebre e ci ha trasportati nel

regno del Figliolo dell’amor suo, in cui abbiamo la redenzione mediante il Sangue di Lui,

la remissione dei peccati».

 Figlioli carissimi, qui veramente v’ha aria e luce: respirate quella a pieni polmoni,

camminate ai raggi di questa: senza fallo, aiutati dalla Vergine Santa, che serbava in cuor

suo quanto faceva Gesù fanciullo, e intorno a Lui s’adoperava imparadisandosi, riuscirete

educatori secondo il cuore di Dio accogliendene i pargoli nel nome santo di Gesù, a cui

sia onore e gloria ne’ secoli.

 Pregate per me, che vi benedico.


         Aff.mo in G. C.

       + Pietro Card. La Fontaine, Patriarca


Venezia, 25 novembre 1923

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