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           [15 Aprile 1927


Al Monte della Guardia


Carissimi Amici,


 Da prima della guerra che non era più salito al Monte della Guardia, dove,

il 29 Agosto del 1490 la Madonna è apparsa all’umile contadino di Livellato,

Benedetto Pareto. Prima conducevo lassù ogni anno, per la festa dell’Apparizione,

numerosi pellegrinaggi, con treni speciali in partenza da Tortona;

un anno i pellegrini tortonesi arrivarono fino a due mila e settecento:

era una vera leva in massa di fede e di divozione alla SS. Vergine. Venne poi la guerra,

e la Direzione Compartimentale delle ferrovie non poté più dare treni speciali: tutto

doveva servire per vincere la guerra. Ma questa non era per anco finita con la gloriosa

vittoria, che già a San Bernardino di Tortona il nostro popolo, nell’estate del 1918,

con uno slancio di piena, di generale fiducia in Maria SS. non mai visto,

si affidò alla Madonna della Guardia perché il grande, cruento conflitto si concludesse

con la vittoria degli italiani.

 E la popolazione tutta concorse per la statua della Madonna:

venne Mons. Vescovo a benedirla la vigilia della festa: predicò fuori della chiesa

ad una fiumana di gente, e, il giorno dopo, la SS. Vergine usciva trionfalmente, e volle,

sì, fu lei che volle, prendere possesso di questa sua prediletta città.

 Poiché mentre nessuno di noi ci aveva pensato, mentre nessuno di noi lo voleva,

la Vergine stessa combinò lo svolgersi delle cose cosi ché nello snodarsi

della lunga sterminata processione Essa volle andare a finire in cattedrale

nella Chiesa Madre, e vi entrò a suon d’organo e di campane, trà lo scintillio di mille luci

e i canti di esultazione di tutta Tortona. Fu là, davanti alle Ossa di San Marziano,

che io ancora trasecolato per quello che era avvenuto, per quello che allora vedevo

e per altro di straordinario che era in me e sopra di me, sentendo di interpretare

l’anima tortonese, ho fatto il voto a nome del popolo tutto, di innalzare a S. Bernardino

un Santuario alla Madonna della Guardia, se la guerra fosse tosto finita

con la vittoria delle nostre armi. E la vittoria arrise tosto all’Italia.

 E Tortona, nobile sempre, tenne fede al suo voto. La divozione a N. Signora

della Guardia si dilatò in modo che ha del prestigioso; il 29 Agosto è divenuta

la festa del voto per la vittoria: la vera festa dei Tortonesi e dei dintorni la più popolare,

la più sentitamente religiosa di tutte le feste di Tortona.

 Quel giorno la Città si commuove: tutta la popolazione accorre

a rinnovare il suo voto, e canta il suo Credo sulla piazza stessa del Duomo;

e inneggia al suo Vescovo, a Mons. Simon Pietro Grassi, l’uomo che Dio ha dato

ai Tortonesi, e che, con alto sentimento di fede e di patriottismo, ha saputo confortare

la Città e la diocesi nelle ore più trepide.

 Ma lasciatemi tornare a dirvi del mio pellegrinaggio lassù. Sentivo da tempo

un desiderio vivissimo, quel senso di nostalgia che prova l’esule lontano dalla casa

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di sua madre. Il mio cuore aveva bisogno di ritornare, di risalire, dopo tant’anni,

la santa montagna, di rinvigorirmi nello spirito, di baciare quella terra benedetta

ove la Madonna ha posato i suoi piedi Immacolati. Lo avevo promesso alla SS. Vergine

nei gravi momenti della mia malattia.

 Era dunque un dovere per me, dopo che la Madonna mi ha guarito,

di correre a ringraziarla, e a prometterle che avrei fatto un po’ più il galantuomo.

Ma un po’ perché sempre in mille faccende affaccendato, un po’

perché chiamato già due volte a Roma, e qua e là a tappar buchi, a chetar creditori,

a far da facchino alla Divina Provvidenza e ai suoi poveri, ai suoi orfanelli,

ho dovuto rimandare, mio malgrado, l’andata al Monte della Madonna

sino alla vigilia a sera del 25 Marzo, Festa dell’Annunciazione. Veramente

non potevo capitarvi in una data più bella. Il 25 Marzo è il giorno sovra tutti memorando

in che Dio si è fatto Uomo, pur restando sempre vero Dio: è il giorno in che

Maria Vergine diventò la vera Madre di Dio, pur restando sempre Vergine:

è il giorno in che noi siam diventati fratelli di Gesù e figli di Maria. È il giorno

che segna la comparsa del cristianesimo sulla terra, con la Incarnazione del Verbo.

 La nostra êra, l’êra del rinnovamento del mondo, della civiltà cristiana,

comincia appunto di là, ab incarnatione Domini; anche l’anno civile un tempo,

ai tempi di Dante, cominciava non il 1° Gennaio, ma il 25 Marzo.

 Potevo imbattermi in un giorno che mi parlasse più altamente alla mente e al cuore?

 Partito da Roma la sera del 17, col pensiero di trattenermi a fare San Giuseppe

a Genova insieme con i nostri cari poveri del Piccolo Cottolengo, avevo detto

al mio giungere ad alcune buone figliuole di Dio, che da anni stavano in attesa

di formare un’umile famiglia religiosa tutta consacrata alla Madonna della Guardia,

che mi avessero preceduto al monte, che io, intanto, sarei venuto il 20 e 21 a Tortona

a fare San Benedetto qui, poi a Torino, a Bra a Cuneo, e per la linea di Mondovì-Savona,

sarei di nuovo rotolato a Genova.

 Nel pomeriggio del 24, infatti, salivo al Monte della Madonna.

 Era bene che la loro consacrazione quelle figliuole l’avessero fatta lassù

dove apparve la loro celeste Madre: che dai piedi della Madonna avessero cominciata

la loro nuova vita in umiltà di spirito, rinnegamento di sé, nella preghiera, nella carità,

nel lavoro, nel pieno sacrificio, attingendo alla fonte viva della Piena di Grazie.

E di là incamminarsi per la nuova via che si va aprendo la mano del Signore,

la Provvidenza del Signore.

 E così fecero.

 Ma anche altro motivo ci portava alla Guardia, una ragione che interessa da vicino

i tortonesi e il nostro Santuario Votivo.

 Siamo ormai alla vigilia di cominciare i lavori.

 Sentivo il dovere e il bisogno di andare peregrinando alla Madonna

e al suo Monte per implorare il suo santo aiuto e una speciale benedizione sui lavori del

nuovo Santuario e sui lavoratori stessi, affinché non abbia a capitarci alcuna disgrazia.

E confido che la SS. Vergine già abbia steso il suo manto celeste su tutti,

sì che inaugureremo tra due anni il bel Santuario di Tortona, senza che né un muratore

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né un garzone si sia scalfito un dito. Così è avvenuto a Roma, dove abbiamo innalzata

la magnifica Chiesa di Ognissanti, lunga 60 metri e altissima senza che accadesse

il minimo infortunio sul lavoro.

 Ma alla Guardia di Genova sono pure andato per implorare grazie sui Benefattori

e Benefattrici del Santuario che già mi hanno dato tanto aiuto: per pregare conforti

e grazie ai cuori generosi che mi vorranno aprire le loro borse: grazie e benedizioni

sulle Zelatrici e Zelatori e su quanti mi offriranno mattoni, ore di lavoro,

qualche viaggio di sabbia, carrate gratuite di materiale per alzar presto le mura

della nuova Casa della Madonna.

Insomma, Voi, o Amici e Tortonesi miei, già mi avete compreso: Don Orione

non poteva certo cominciare, se non andando prima a prendere la benedizione

della Madonna lassù, al sacro Monte, perché tutto abbia ad andar bene a gloria di Dio

e della Vergine celeste, ma anche ad onore della nostra Tortona.

 Ecco perché poi, con un tempo piovoso, con una strada di montagna piena di fango

e pur tra il pericolo di continui scivoloni sono salito un passo più svelto dell’altro,

quanto più l’erta si faceva più ripida, - mentre sulla costa e più in su tirava un vento,

anzi una tormenta che mi gelava il sudore addosso, tanto che a mezzogiorno lassù

cadeva la neve a ghiacciòli, e il tempo era sì crudo che lo stesso postino

non si sentì di far quel giorno il suo servizio.

 Voi mi direte: Ma, e Lei non aveva timore di ricadere malato,

così fresco di polmonite com’è?

Io no, che non avevo timore. Chi sapeva che sarei andato là tutti temevano, ma io no.

Per calmare alcuni de’ miei, dissi loro che facilmente avrei presa una cavalcatura;

ma pensate un po’ voi se D. Orione poteva andare a trovare la Madonna su d’un mulo!

A cavallo ci andrò quando sarò in Brasile. Sentivo che la Madonna mi voleva,

che mi chiama là dopo tant’anni, e non pensavo, non sentivo altro che la Madonna.

 E salivo piangendo di consolazione e pregando per me, per Voi, per tutti,

i miei Benefattori: per Tortona nostra, per l’Italia, per la Santa Chiesa di Dio, per tutti!

 Sentivo come il volo delle ali di tanti Angeli che mi venivano incontro: sentivo

gli spiriti, le anime beate di tanta gente morta piamente in Cristo, che in altri tempi

io avevo condotta lassù e che ora è in Paradiso a far festa e corona alla Madonna.

 Oh quante voci sentivo. E tante cose belle soavissime che meglio le sentiremo

in Paradiso, e tutte mi parlavano della Madonna e di quello che Essa ci va preparando

in Paradiso. Non sentivo la fatica no di parecchi giorni e notti di viaggio, non la salita,

non il sudore: sentivo la Madonna!

 E mano mano che nelle svoltate compariva il Santuario, io la salutavo la santa

Madonna con un Salve Regina: pregavo per i vivi, pregavo per i morti, pregavo

per tutti voi! E poi avanti! Excelsior! E mi pareva che le ali bianche degli Angeli

mi portassero su, verso il Paradiso. Oh quanto è mai dolce amare la Madonna!


           il vostro Don Orione.


 (Al prossimo numero continueremo la narrazione di questa visita alla Guardia).

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