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L’ i n n o d e l l a C a r i t à
Don Orione ai suoi Benefattori e Amici d’Italia
(Dall’America nel 1936).
Ecco, sono tra voi, o carissimi, con tutto il mio spirito.
Non potendo ancora venire a ringraziarVi di persona della Vostra benevolenza
e della carità che continuate ai miei poveri Istituti, durante la mia lontananza,
mi è caro mandare a Voi almeno la mia voce: essa Vi porta tanta parte del mio cuore
e la espressione della mia eterna gratitudine.
Benefattori e Benefattrici, la vostra carità mi commuove sino alle lacrime:
non passa giorno che non mi ricordi di Voi. Memore e grato, prego e pregherò
sempre per Voi e per le Vostre Famiglie.
Sostenuto dall’aiuto di Dio, dalla benedizione del Papa e dei Vescovi
e dal Vostro valido appoggio io lavoro qui in umiltà ai piedi della S. Chiesa
a dilatare le tende della carità di Cristo, a salvezza dei figli più umili del popolo
e di emigrati italiani e a conforto degli infelici più abbandonati.
A Rosario di S. Fè ho aperto ora scuole gratuite per più di 500 poveri fanciulli,
la più parte figli di italiani.
Ultimamente poi sono andato al Cile, a volo di più 5000 metri sulle Ande,
e anche Santiago del Cile avrà domani il suo Cottolengo.
«Charitas Christi urget nos». Noi siamo dei servi inutili, ma è la carità,
è l’amore di Cristo e dei fratelli che ci anima, che ci spinge e ci incalza.
Sia gloria a Dio solo!
Oggi vorrei essere un poeta e un Santo per cantare il più bell’inno
che si possa cantare sulla terra: l’inno della carità.
E che io, italiano e Sacerdote, voglia cantare quest’inno, non Vi sembri strano,
o fratelli, poiché io vorrei fare echeggiare quaggiù quella melodia che risuona nei cieli.
***
Oh, chi ci darà l’inno dell’umanità redenta da Cristo, l’inno della Carità?
Vi fu già un uomo che cantò quest’inno e ne scrisse le più belle e più alte parole,
dopo averlo attuato nella sua vita: S. Paolo. Ed egli poteva ben cantarlo quest’inno
così come l’ha cantato, poiché nessuno più di lui lo senti, vibrare nel suo cuore,
nessuno ha sentito più di lui l’amore di Gesù Cristo e della umanità:
e gli echi di quella divina poesia sono giunti sino a noi. Poiché, a partire da Cristo,
la religione diventò ispiratrice di carità e con lei è talmente congiunta,
che Cristianesimo senza carità non sarebbe che un’indegna ipocrisia.
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L’Evangelo insegna che non possiamo aver pace con Dio
se siamo in discordia col prossimo, e San Giovanni scrisse: Non ami Dio che non vedi,
se tu non amerai il tuo fratello che vedi.
La carità è il precetto proprio di Cristo. Egli ha detto: In questo si conoscerà
che siete miei discepoli se vi amerete a vicenda.
Non vi è niente di più caro al Signore che la carità verso il prossimo
e specialmente verso le anime.
Anime e Anime!
Oh la carità di quel Francesco d’Assisi che fu tutto serafico in ardore!
Oh la carità che affocava il cuore di San Vincenzo De’ Paoli e del Cottolengo,
il padre degli infelici!
Dio è carità, e chi vive la carità vive Dio.
La carità ci edifica e unifica in Cristo, la carità è paziente e benigna, è soave e forte,
è umile, illuminata e prudente compatisce gli altrui difetti, gode del bene altrui,
ripone sua felicità nel fare del bene a tutti, anche ai nemici, si fa tutta a tutti,
è onnipossente e trionfatrice di tutte le cose.
***
Un giorno Gesù, chiamando gli eletti alla sua destra, dirà loro: Venite,
o benedetti dal Padre mio: avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete,
e mi avete dato da bere, ero nudo e mi avete vestito, ero orfanello, e mi avete accolto.
Meravigliati di tal lode, domanderanno: «Oh Signore quando mai ti abbiamo
fatto tutto questo»?
Risponderà Cristo: Tutto quello che avrete fatto ai miei poveri
e ai miei minimi per l’amor mio, l’avete fatto a me.
Il Nostro Dio è un Dio appassionato di amore, Dio ci ama più che un padre
ami il suo figlio, Cristo Dio non ha esitato a sacrificarsi per amore dell’umanità.
Nel più misero degli uomini brilla l’immagine di Dio.
Chi dà al povero dà a Dio e avrà dalla mano di Dio la ricompensa.
Oh ci mandi la Provvidenza gli uomini della carità! Come un giorno
dalle pietre Dio ha suscitato i figli di Abramo, e così susciti la legione e un esercito,
l’esercito della carità, che colmi di amore i solchi della terra, pieni di egoismo,
e di odio, e calmi finalmente l’affannata umanità. «Già troppo odiammo, amiamo»,
ha cantato pure il Carducci.
Siamo apostoli di carità, soggioghiamo le nostre passioni, rellegriamoci
del bene altrui come di bene nostro; in cielo sarà appunto così come ce lo esprime
anche Dante con la sua sublime poesia.
Siamo apostoli di carità, di amore puro, di amore alto, universale;
facciamo regnare la carità con la mitezza del cuore, col compatirci,
coll’aiutarci vicendevolmente, col darci la mano e camminare insieme
Seminiamo a larga mano sui nostri passi, opere di bontà di amore, asciughiamo
le lacrime di chi piange.
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Sentiamo, o fratelli, il grido angoscioso di tanti altri nostri fratelli, che soffrano
e anelano a Cristo; andiamo loro in contro da buoni Samaritani, serviamo la verità,
la Chiesa, la Patria, nella carità.
Fare del bene a tutti, fare del bene sempre, del male a nessuno. E come il sole
inonda della sua luce l’universo, così sulla nuova grande Italia purificata dalle sette
e stretta alla Chiesa, splenda bello il sole della gloria, in una effusione ineffabile
della carità di Cristo. E, spezzate dall’amore le catene di popoli ancora barbari e schiavi,
vedan le genti raggiare la tua fronte, o Roma, che sola non conosci la confusione
delle lingue, e vivano la carità nella cristiana e civile luce della vita nuova.
O Amici d’Italia, in alto i cuori, e la benedizione di Dio discenda larga
e confortatrice su di Voi, sui nostri Soldati e sulla Patria nostra.
Fiat, Fiat!
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