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          Genova, Marzo 1933 - A. XI.


Un nuovo edificio per i poveri


 «Charitas Christi urget nos!» È questo il grido che attrae tante anime

attorno al «Piccolo Cottolengo Genovese», la Istituzione che, nel Nome Santo di Dio,

apre le sue porte a molti poveri senza pane e senza tetto né bada alla loro età o sesso,

né alla loro religione o paese, ma solo chiede se hanno un dolore.

 Il «Cottolengo Genovese», sorto dalla fede, non si preoccupa

dei fondi necessari al mantenimento di centinaia e centinaia di indigenti, ma va avanti

affidato alla Provvidenza del Padre Celeste.

 Esso raccoglie i poveri più bisognosi e più abbandonati, sani e malati

che non trovano aperta nessuna altra porta, quelli che il mondo chiamerebbe

i rifiuti, i rottami della società.

 Orbene, le cinque case del «Cottolengo Genovese» sono divenute oramai

troppo piccole, e del tutto insufficienti alle molteplici richieste di ricoverandi

alle domande insistenti di tanti infelici, che costituiscono casi veramente pietosi e urgenti.  Ma la Divina Provvidenza che tutto vede e tutto provvede, andava,

fin da qualche anno, sapientemente disponendo che un generoso Benefattore e i suoi

benefici Sig.ri Fratelli e Sorelle (famiglia distintissima dal cuore veramente genovese),

donassero al «Piccolo Cottolengo» un vasto terreno, coltivato ad olivi,

con case coloniche, e avanti l’ampia distesa del mare, nella Grande Genova,

e propriamente a Quarto dei Mille, località Castagna.

 Anime profondamente benefiche e cristiane - la cui evangelica modestia

non vuole sappia la mano sinistra ciò che da la destra - offersero a Don Orione

da poter dare principio ai lavori di una nuova costruzione: essa, completata che sia,

costituirà un grande edificio, capace di accogliere altri 500 infelici, - sarà un edificio

pieno di aria e di sole, rispondente a tutte le esigenze moderne.

 La prima pietra fu benedetta da Sua Eminenza Rev.ma il Sig. Cardinale Minoretti, Arcivescovo di Genova, presenti l’On. Senatore E. Broccardi, Podestà di Genova,

e le principali Autorità.

 Ma poteva rimanere estranea a quest’opera di tanta carità la generosa schiera

dei chierici di Don Orione?

 No! chè ovunque c’è un azione buona da compiere, ovunque il padre chiama,

là sono compatti i figli suoi giovani fiorenti di vita e di energie, animati da un solo scopo,

da una sola volontà: servire Cristo nei poveri:

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dare la vita, tutta la vita per Dio e per la Chiesa, per l’Italia e pei fratelli più infelici, -

ché a questo appunto si sono consacrati quelli del Piccolo Cottolengo Genovese

ai poveri e ai poveri più derelitti.

 Così, a Quarto dei Mille, Genova, vi sono i muratori in sottana:

sono i Figli della Divina Provvidenza, i preti dei poveri, degli orfanelli,

dei vecchi cadenti, dei malati, che, disciplinando lo spirito con la santa fatica,

alternano allo studio il lavoro manuale. Beati quelli che non si saranno scandalizzati

di vedere i preti con i calli sulle mani, maneggiare picchi e badili, portare calcina,

mattoni, cemento, cantando. Pel trasporto del materiale, essi hanno aperto

una nuova strada lunga 400 metri per 7, compiendo un raccordo con la Via Romana.

E con un fervore da neofiti, danno le mine al monte di vivo sasso, e si preparano

ad innalzare per i poveri del «Cottolengo Genovese» la nuova e bella casa,

che sarà cementata di sacro sudore e di amore a Dio e ai più infelici dei nostri fratelli.

 In questo modo, nella preghiera, nello studio e nella santa fatica,

una valida schiera di 60 giovani leviti si prepara, in umiltà e spirito di sacrificio,

a servire Gesù Cristo e la Patria nei poveri più abbandonati.

 Ma il momento è assai difficile, il materiale da costruzione costoso, onde,

soltanto col generoso concorso dei buoni sarà possibile che quest’opera sublime

di cristiana carità e di fratellanza giunga presto a compimento.

 Eppure i miseri che aspettano e implorano, sono tanti!

 Però, dopo Dio, si ha piena fiducia nel cuore genovese, e la certezza

che il nuovo edificio possa essere, in breve tempo, benedetto e inaugurato,

e stia a dimostrare quanto possa la fusione di tanti nobili sentimenti,

avvalorati dalla fede e da quella carità che è vita e amore di Dio nel prossimo.

 Don Orione e i suoi poveri invocano, ogni giorno, la più larga, celeste ricompensa

su tutti i Benefattori del «Cottolengo Genovese».

 Iddio non lascerà, certo, di benedire a quanti vorranno concorrere pel nuovo edificio,

e aiuteranno a dare un pane a chi ha fame, un tetto a chi non ha casa, un conforto

e le divine consolazioni della fede ai fratelli più afflitti e abbandonati!


            Don Orione

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