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Anime e Anime !
Tortona, il 10 / 3 [1]928
Caro don Sterpi,
Grazia e pace da N. Signore!
Ho avuto v/ telegramma ed espresso. Deo gratias!
Qualora il non aver parlato né a me né a voi, né la signora né Marcon
volesse essere una prova per noi, per metterci al sicuro ho mandato oggi alla Walter
il telegramma di cui vi do copia esatta.
Nel «Consaputo terreno sempre a sua disposizione» c’è tutto.
Del resto avevo io invitato il Marcon all’atto di trapasso poiché pensavo
che si volesse fare subito quello stralcio di appezzamento di terreno
Egli mi rispose che, se poteva, sarebbe intervenuto ma quale atto di deferenza a noi.
Io gli ho chiesto: «A chi si mette in testa quel terreno?»
intendevo parlare dell’appezzamento.
Mi rispose: Ma loro non hanno una Società? E mi chiese chi aveva la firma
della Società, ed ho risposto che voi.
Ho creduto di non dovere insistere.
Vuol dire che, se ora la signora o il Marcon parleranno ancora
di detto appezzamento di terreno, voi direte (o don Pensa od io)
che è per fare quello stralcio che Don Orione aveva detto a Marcon di intervenire all’atto.
Saputo
Don Orione che si faceva l’atto, aveva
ha mandato un per
telegramma alla signora
dicendo che il «consaputo terreno restava sempre a sua disposizione».
Io,
però, vi direi, dopo il tale
mio telegramma di attendere: noi ora siamo a posto.
Si potrà anche aggiungere quello che voi avete pensato, che cioè,
nulla avendoci detto, si pensò che alla signora non sembrasse conveniente
che il Patriarca ritornasse alla Walter parte di quello stesso terreno che essa aveva
già ceduto pel tempio votivo, - anche forse per non fare conoscere che era essa
che lo ricomprava.
Così abbiamo pensato, - ma Don Orione si affrettò con telegramma
a metterlo a disposizione della signora.
Tutto questo leggerete a don Pensa perché, in caso, sappia regolarsi a rispondere.
Se
la signora però anche dopo mio telegramma che
interv ora non dice nulla,
direi di non dir nulla noi.
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Ditemi però che ne pensate.
Quanto al Lido ho mandato già una suora in aiuto, - giungeva oggi alle 14.
Ed
Ad essa ho dato due righe per voi, ma di nessuna
entità. Essa veste da suora,
e resti vestita così. Suor Bernardina avrà pure ricevuto l’abito inviatelo di qui, -
telefonatela che, se non è finito da cucirlo, appena finito, metta l’abito.
Darete o farete dare da don Pensa l’abito ad un’altra che è già a Lido:
si curava dei bambini, fece le complementari: è buona: l’abito le fu portato oggi,
forse neanche finito: appena finito, metta l’abito.
Così sarebbero già tre con l’abito -
Ora siamo in Casa della Divina provvidenza, e si è più tranquilli.
Altre con l’abito, almeno due altre, le mander•, presto, presto.
Urge fare i lavori più importanti e richiesti dalla ispezione.
Rimandare a casa una di Venezia che non dimostra buono spirito, già un po’ d’età:
in bel modo, via! Io già le ho detto che non può restare. La Gilda pure non può restare;
se, venendo di nuovo l’ispezione, la trovassero ancora, direbbero che ci burliamo di loro.
io già avevo detto chiaro alla Gilda che essa non possiamo più tenerla a Lido,
dopo le osservazioni ricevute dall’ispezione. Essa stessa mi disse che se n’era accorta.
Non è balorda. Essa è pronta ad andare al paese, così mi disse.
Pare che sia un tipo un po’ che ammorbi dove è: mi dissero che agli Artigianelli
le suore non la avrebbero più voluta, ond’è che voi la avete messa a Lido. È vero?
Pare che lavorare, lavori.
Io ho detto a suor Bernardina di mettere subito in guardaroba un’altra,
che già sta a Lido, e che sa cucire a macchina, e che pure a detta della Gilda,
saprebbe tenere la guardaroba bene.
Però io vedo quelle suore molto impappinate e non formate, e non vorrei che poi
i bambini non fossero puliti né tenuti bene.
Sarei contento che voi ve ne occupaste. E così per l’orto,
che dovrebbe dare verdura da averne pel Lido e per gli Artigianelli. Quello che ci vuole,
ci vuole, diceva il beato Cottolengo.
A Lido ci è bisogno e urgenza di cambiare anche la cuoca, una sarda falsa,
se
ce n’é. La avrei cambiata io subito
ma poi chi fa cucina e va a Venezia per le spese?
Essa è anche già pratica di Venezia. Tuttavia, appena di potrà, si farà il cambio.
Quella che ora venne è quella tedesca, assai disinvolta, quella stessa
di quel tal denaro a S. Sebastiano, - tra tante mezze marmotte e che non sanno parlare
né presentarsi, ho creduto di mandare essa in aiuto a suor Bernardina.
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Questa ha bisogno di essere confortata, animata e di diventare più risoluta, più energica
Non ha occhio e non ha tratto. Vedete di catechizzarmela un po’ in Domino.
È però fidata ed è una santa figlia. Affrettate i lavori più urgenti
quelli richiesti dal memoriale della ispezione. La Madonna ci ajuterà, non temete
Ricevo in questo momento il v/ telegramma che si è fatto tutto. Deo gratias et Mariae.
Sono contento delle notizie di Cortona voi come state di salute?
Vorrei che andaste a Campocroce, dove ho trovato quei ragazzi peggio di quei di Lido
denutriti, denutriti tanto! Scrivo a don Berton che dia loro la merenda e che, per carità
provveda provveda!
Andate a Mestre e a Padova.
A Padova c’è quel ch.co Cerrutti che non mi lascia tranquillo. Nutre simpatie,
e chissà cosa c’è sotto - Io gli ho parlato chiaro. Mi pare però con don Castegnaro
sia un po’ troppo debole.
Sono stato dal Vescovo di Padova, che si dimostrò contento.
Sono assai lieto che il Patriarca tenga due ordinazioni, il 17 e il 26.
Vedete di intendervi bene con don Pensa sugli ordinandi. Quanto a Balarin
lo faremo ordinare qui. - Vuol dire che andrò un po’ più adagio. Tento di avere sacerdoti
il martedì dopo Pasqua almeno tre dei quattro diaconi, - così sarei tranquillo.
Il
don chierico Bruno mi
scrive don De Paoli che è ritornato -
Gli ho risposto che lo mandi qui anche lui.
Ora datemi notizie di vostra salute, sinceramente.
Dal modo come il Patriarca mi ha detto che gli ha parlato il S. Padre
e dalle indiscrezioni volutamente fatte correre su pei giornali
si
vede che vogliono provvedere con altro
altri a Venezia.
La chiesa si ama e si serve in croce, o non si ama né si serve affatto,
«diceva già un grande e santo frate, p. Ludovico da Casoria. Si vede che al calice
aveva bevuto pure lui e come! Lui beato, però, che si è fatto Santo! -
Vediamo di farci un po’ santi ancora noi.
Possibile che nessuno abbia ancora suggerito al Patriarca di chiedermi
una dichiarazione da deporsi in Curia, che io non alienerò mai l’Istituto di Lido?
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Magari si fidò di noi il santo Padre Pio X, quando ci diede
la Colonia di Montemario, senza nulla chiederci, - e così sarei contento che se ne fidasse
il Patriarca.
La Colonia continua più numerosa di quando c’era Mg.r Misciatelli, e confido,
con l’aiuto di Dio, che andrà ancora meglio in avvenire, se pur non ne faremo
un probandato o noviziato.
Don Pensa vi dirà che avrei deciso di fare di Villa Soranzo un probandato
per Veneto, da questa estate.
A don Berton non l’ho detto, né è forse bene che, per ora, lo sappia
Vi dò la buona notizia che oggi ho affittato tre stanze adatte a Villa Romagnano
e ho pagato già l’affitto annuo e così con San Giuseppe si aprirà l’asilo desiderato
dalla Carolina Boveri. Essa non lo sa ancora, né mi ha dato quel denaro promesso,
ma lo darà, spero.
Avrei potuto mandare altra suora a Lido, se entro pochi giorni non dovessi mandarne
tre alla Villetta.
Ci sarebbe anche da accettare Sarezzano, ma come si fa? Eppure: funiculus triplex
difficile rumpitur.
Dite a don Pensa che faccia subito fare il ritratto del Patriarca in mosaico
da quelle Sorelle che lavorano tanto bene. - Vorrei che fosse il patriarca stesso
a dire come lo vorrebbe, su quale fotografia. Fare presto.
Come state?
Io verrò presto a Venezia, - qui tutti vi aspettano.
Forse vengo a prendervi Ma, se vedete che patite, partire subito per qui.
Dove siete a dormire? Come state? Saluto conforto e benedico voi e tutti
in Gesù e Maria SS.
Aff.mo v/
Sac Orione della Div. Provv.za
P. S. Io non so mica nulla se sono stato fatto postulatore della causa di Pio IX -
Se fosse mi pare avrebbero dovuto almeno interpellarmi. Che leggeroni vi sono mai
in certe Congr. romane!
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