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[l’azzurro corsivo è grafia di altri]
Ill.mo signor Conte, [Servanzi, di S. Severino Marche]
come avrà appreso dalle cartoline illustrate, che le abbiamo indirizzate da Bologna
e
da Loreto ed anche da S. Severino, siamo stati con
don Sterpi ed io a San Severino
per concretare e sollecitare quindi l’apertura dell’orfanotrofio al castello.
Siamo stati ben accolti dal Vescovo, il quale, al par di lei, desidera vedere
avviata quest’opera di salute per i fanciulli poveri: poi, disse, «morirò tranquillo».
Anche alcuni del clero, coi quali abbiamo parlato, si mostrarono assai contenti
e lieti di veder presto avviata sì benefica istituzione, e così tutto il popolo.
Abbiamo trovato il Vescovo ancora disposto a fare la permuta
col locale tenuto dal parroco, ed abbiamo sentito che anche il commissario
ne è ben disposto a fare subito le pratiche.
Col Commissario non abbiamo potuto parlare, perché, ci si disse, era venuto a Roma.
Questa permuta dovrebbe essere fatta quanto prima, onde fare i lavori
di
di riparazione e di adattamento,
tanto nel locale, che si cederebbe al parroco,
e
che nell’altro che passerebbe a noi. Si avrebbe così il vantaggio
di toglierci liberarci
da
ogni servitù, ciò che porterebbe
toglierebbe molti
inconvenienti per un Istituto,
il
quale possedesse
avesse l’entrata comune
non tanto ad una alla
famiglia del parroco,
quanto al pubblico, che spesso ricorrere al proprio parroco.
Altra ragione, che consiglierebbe la necessità di fare subito tale permuta,
sarebbe che ora il commissario è favorevole, ma poi la nuova amministrazione,
potrebbe
che verrebbe dopo le
elezioni forse del prossimo ottobre,
potrebbe trovare difficoltà.
Così, cosa fatta, capo ha. Occorrerebbe quindi una Sua procura intestata al Vescovo
di
San Severino del oppure
al nostro sac. don Carlo Sterpi di Giovanni
Battista
nato nel 1875 a Gavazzana, in provincia di Alessandria, perché possano rappresentare lei
nell’atto della permuta col comune di S. Severino. Mi pare però, per molte ragioni,
che converrebbe di più che la procura fosse fatta, più che al Vescovo a don Sterpi
o ad altra persona di San Severino di sua fiducia, poiché il Vescovo è un sant’uomo,
ma non conosco quanto sia pratico nel maneggio degli affari,
e
poi non mi pare conveniente che un Vescovo entri in
ques direttamente
in queste faccende, e per la sua dignità e perché, domani, non si sa mai che leggi eversive
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potrebbero
saltare fuori da fare intac dubitare
dell’atto infirmare l’atto.
Però veda lei nel Signore, e poi faccia subito. Sono andato anch’io a San Severino
perché Don Orione ha disposto che l’amministrazione di quella Casa sia riveduta
e
controllata da me, ogni tanto.
Così da Roma, ogni tanto, dovrò andare a S. Severino, e così potrò riferire meglio
a
Lei l’andamento delle e dell’Istituto
degli Artigianelli.
Il locale è bello ed adatto all’opera, cui viene destinato ma si trova
in assai cattivo stato. La cucina deve essere rifatta quasi ex novo, e così altre stanze
sono ridotte proprio inabitabili, oltre altri lavori secondari, ma pur urgenti e necessari
dato l’uso nuovo a cui verrà adibito il locale.
L’ingegnere ha stanziato da parte dei militari la somma di lire quattromila,
ma
ma è una sciocchezza: basti dire che anche le
tramezze di parecchie stanze
sono cadute e le altre stanno per cadere. Don Sterpi disse che dovremo spendere
non
meno di 10 15
mila per avere un locale che
faccia onore al Conte
appena un po’ adatto tale da potersi presentare alle autorità e al pubblico.
Solo
per la parte che verrà data al parroco non
appena forse basteranno L. 4.000
per rimetterla.
Per ora abbiamo fatto fare un preventivo da un capo - mastro
indicatoci dal Vescovo, ed appena sarà approvato dal Superiore Don Orione
manderemo ordine di cominciare subito i lavori di adattamento onde potere
nel
prossimo ottobre
settembre aprire le
porte agli orfani di San Severino
sotto
le ali della Divina Provvidenza e raccoglieli nel
cuore di Gesù
per
crescerli buoni cristiani
alla chiesa operai
cattolici ed utili cittadini alla società.
Io
poi tuo da buon dovendo
cominciare il mio ufficio di amministratore,
ho
cercato di sapere in che modo poi
potremo poi mantenere gli
i piccoli Artigianelli
del
s. cuore, quelli per .
Per quelli che sono all’orfanotrofio spero ci passeranno
quel
poco di mensile onde ora essi vivono; ma ho capito che tutti,
cominciando
dal
Vescovo e poi agli
altri, tutti dicono: «il Conte Giovanni ci penserà».
Ora Io vorrei
c
Confido nella Divina Provvidenza, che spero
che la mano del Signore
non
ci ci abbandonerà, chi
si abbandona tra le sue braccia come Iddio ci ha
sempre ajutati
sin qui.
Voglia il Signore benedire le nostre povere fatiche
e
ricompensare anche in terra l’opera sua
di lei, caro signor Conte,
opera tanto caritatevole col farle vedere nascere ed avviarsi in San Severino
una
casa un’istituzione
che tornerà di gloria a Dio e di utile alla
chiesa e alla società.
Da parte nostra si metterà ogni impegno per la buona riuscita,
poi
pregheremo il Signore a supplire lui alle nostre deficen
imperfezioni.
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Interpreto il sentimento di don Sterpi, che partì jeri sera per Venezia,
e di Don Orione inviandole i loro ossequî.
Mi è grata l’occasione per potermi dichiarare della Sig. v. ill.ma
Dev.mo servo in G. C.
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