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[l’azzurro corsivo è grafia d’altri]
[dalla Chiesa S. Anna, Roma
a Mg.r Grassi - Vesc. di Tortona]
... proprio nulla di nulla: è una impostura di sana pianta e una malvagia invenzione
che profondamente mi amareggia l’anima. So bene a che cosa si mira
ed è da tempo che lo so!
E Dio li perdoni! Ma né col Papa, né con Cardinali o Prelati, né con persone
dei Dicasteri della S. Sede e fuori di essi, né alla Dataria Apostolica, né con persone vicine
o lontane dalla Dataria Apostolica, mai ho parlato né fatto parlare,
mai ho scritto o fatto scrivere una sola parola contro il De Vecchi, mai!
Mai mi sono interessato del De Vecchi, o della parrocchia di S. Giovanni
di Pontecurone, né col Capo della Dataria, né coi suoi subalterni,
cominciando dal Capo della Dataria sino all’ultimo suo impiegato o scaccino.
E sì che l’avrei potuto, perché V. Eccell. Rev.ma sa bene che conosco
Sua Eminenza il Cardinale Decano Vannutelli, il quale è protettore di questa Chiesa
nostra di Sant’Anna, di dove le scrivo.
E
l’altra volta che io
venni a Roma, io le dovetti vedere, perché, dopo che ero venuto
dall’America, non l’avevo ancor potuto visitare.
Conosco Mons. Guerri, e avevo dovuto andar da lui per certo Mg.r Capasso,
Canonico di S. Maria Magg., che era venuto a raccomandarsi e che deve a Mg.r Guerri
una somma, ma io a nessuno ho mai parlato né di Don De Vecchi,
né della Prevostura di S. Giovanni di Pontecurone: non me ne sono mai sognato!
Alla Dataria sono anche andato, quando fui a Roma alcuni mesi fa
per
una
commissione
di
Vostra xx
Eccellenza,
e ne parlai con Mg.r
Guerri
e poi le ho risposto.
V. Eccell. mi aveva scritto di andare alla Dataria per una pratica che riguardava,
mi pare, Vegni; che poi, invece, era andata al Concilio, forse per riduzioni di Messe,
se non erro. Troverò la lettera di V. Eccellenza, e Mg.r Guerri potrà sempre testimoniare.
V. Eccellenza e Mg.r Guerri potrà sempre testimoniare. - V. Eccellenza si era sbagliata
mandandomi alla Dataria anziché al Concilio, ove poi trovai
che la pratica aveva già avuto corso.
Sarebbe ben iniquo se, per rendere un modesto servigio a V. Eccellenza
e alla diocesi, persona non di piazza o altri se ne valesse per...
Ma lasciamo nella penna la parola, che sarebbe spietatamente vera
bensì troppo brutta, almeno per me. Mi limiterò a dire che, quando si va con certi sistemi,
non si edifica più Cristo, ma si preparano ruine, divisioni e poi lagrime a V. Eccellenza
e ai suoi successori. Che Dio nol voglia!
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E Mg.r Guerri potrà sempre dichiarare se mai gli ho parlato di don De Vecchi.
Alla Dataria e dal Cardinale Vannutelli, come da Mg.r Guerri, ci sono andato;
ma non ho detto, non ho fatto nulla dell’accusa che mi si fa, questa è la verità.
Non l’ho fatto presso la Dataria e non l’ho fatto presso verun altra
Congregazione Romana, né presso singoli officiali di esse, né per me, né per altri, mai!
Eccellenza, chi le ha detto diversamente, ha mentito, ed è stato ingannato da altri
che, a principio, ha mentito sapendo di mentire.
Nulla, nulla ho fatto che potesse impedire al Don De Vecchi il diritto a succedere
alla parrocchia di S. Giovanni a Pontecurone.
Nessuno né della Dataria apostolica né non della Dataria apostolica potrà mai dire
in coscienza né giurare che Don Orione, o qualcuno della Congregazione di Don Orione,
abbia detto una parola, abbia fatto un atto per far negare al Don De Vecchi quel diritto.
Ma neanche il nome di don De Vecchi, io qui ho mai fatto!
Vorrò un po’ vedere chi sarà colui che potrà reggere ad un confronto con me,
su quanto qui ho scritto, dichiarato e giurato, - perché questa è la verità.
Ma,
poiché la odiosa calunn
calunnia non fu solo portata a Vostra Eccellenza Rev.ma,
ma si è sparso veleno anche altrove (come, all’occorrenza, proverò), -
così, dopo aver preso consiglio e avere pregato, mi vedo dolorosamente costretto
a
chiedere a Vostra Eccellenza Rev.ma
di degnarsi aprire
aprire
al
riguardo
in Curia
un processo, perché la verità deve avere pure i suoi diritti. Chi mi ha accusato si presenti
e sostenga l’accusa. Certi sistemi e pugnalate nella schiena devono finire; si deve finire
di intossicare la diocesi e di lacerare impunemente le anime! È ben vergognoso
ciò che si fa! L’accusa, che mi si è fatta, è grave, fu portata al vescovo:
viene
da perso
persona
che
non
è
di
piazza:
è accusa che demolisce: dietro di me,
viene una Congregazione nascente, che andrebbe ad essere sminuita.
Se Vostra Eccellenza mi avesse conosciuto di meno: se, nella sua dirittura morale
e franchezza, non mi avesse parlato chiaro, quali conseguenze potevano venirne in diocesi
per me e pel mio Istituto? La vita del buon nome, la vita della fiducia e dell’onore,
specialmente per un sacerdote che sta a questo posto, vale ben più che la vita fisica.
Anche Sant’Ignazio di Lojola, che certo non fu né il più ingenuo dei Santi,
né quello che portassi di più la testa alta e la spada in mano, - volle pure che gli facessero,
nelle Curie, parecchi processi a tutela del suo buon nome e della sua Compagnia.
Io intendo di concedere fin d’ora, come concedo, la più ampia facoltà di prova.
Fin d’ora sono pronto ad anticipare in Curia il deposito per ogni spesa occorrente,
per indiagini o per viaggi di persone a Roma: poi chi perderà pagherà.
Di più se sarò condannato una persona dovrà L. 10.000 (diecimila) pel Tempio Votivo
sul castello di Tortona. Ecco un modo spiccio di trovar danaro!
Ma un’accusa simile non può stare impunita, - e quindi se essa sarà sfatata,
i miei egregi accusatori di piazza, vorranno lealmente rilasciarmi una dichiarazione
di avermi calunniato, dichiarazione di rendersi di pubblica ragione, con una penale
pro Tempio Votivo, da fissarsi da Vostra Eccellenza, anche solo di 5 centesimi,
ma motivata. Ciò detto, conscio della mia innocenza, io li perdono fin d’ora e prego
per loro. Mi hanno fatto patire già tanto, ma ne sia benedetto il Signore.
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Dietro l’invito di V. Eccellenza e unicamente per compiacerla,
sono stato ieri mattina con la sua lettera da Mg.r Guerri, il quale mi disse
che avrebbe fatto riassumere la pratica del don De Vecchi con benevole disposizione.
Siccome era tardi, mi invitò a formare per darmene conto, ma io che desidero saperne il meno possibile, gli dissi che dovevo partire per gli esercizi spirituali,
come è vero, e di scriverne egli stesso a V. Eccellenza Rev.ma.
E poiché si persuadere che riprendendo la pratica avrebbe fatta cosa assai gradita
a Vost. Eccellen.