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          [Tortona,] 30 nov.bre 1932


 Eccellenza Rev.ma,


 Il Sac.te [...] Colombo del fu [...] e di [...], nativo di [...] appartenente

a questa Piccola Opera e già missionario per qualche anno in Brasile di

di dove dovette essere allontanato, per consiglio stesso del Nunzio, per consiglio stesso

delle più alte Autorità Ecclesiastiche, mi chiede da più desideroso di lasciare di essere x

la Congregazione per essere incardinato passare alla Diocesi di Bergamo mi ha chi detto

più volte che detto di aver parlato a Vostra Eccellenza Rev.ma e che sarebbe pronta

a riceverlo e incardinarlo, solo des che si desidera che io stesso lo proponga.

Gli ho sempre Ho risposto che non mi sentivo di proporlo io,

non mi pareva che questa fosse la prassi da tenersi ma che mi facesse interrogare

dalla Curia vescovile o dal vescovo stesso,, poiché non intendo ingannare nessuno

ché proporlo io non mi sento, per non rendermi alcuna responsabile.

 Ma poiché il don Colombo ora si è ora rivolto al a questo Delegato vescovile

perché io venga sia indotto a scrivere per direttamente a codesta Ven.da Curia,

che, a detta del don Colombo già gli egli ha assicurato che egli sarà ha il posto, - io (se sta vero che la Curia vescovile di Bergamo aspetta) che io dichiaro che se prima non ho scritto

non fu per mancanza di riguardo, ma fu solo perché non mi sentivo di fare un simile regalo

a codesta diocesi,  che da parte mia sono sarò ben lieto che egli trovi un vescovo benevolo

che lo accolga, ne sarò graditissimo, - però non voglio ingannare nessuno: fui tratto io

in inganno, e l’ho fatto ordinare, e ora ne piango, - non voglio far piangere gli altri.

 È un sacerdote pieno di doppiezze che bisogna che lo prendano ad occhi chiusi,

ché, se si aprono, non si prende più

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