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 Caro monsignore e amico, [Mons. Alberti Francesco, Vesc. La Plata]


Qui La grazia e la pace del Signore siano con lei e con tutti.

 Già da a S. Paolo avevo ricev ero venuto saputo a conoscere da quei miei sacerdoti

che di nuove perdite di qualche nuova perdita che mi er prima mi era stata

pietosamente tenuta nascosta, ma giunto qui ho trovato tutta nella corrispondenza

e che mi fa sempre indirizzata in Brasile la dolorosa realtà delle cose. Al mio arrivo

a Genova dovrò andare a Staglieno dove sta sta Sono quattro A Genova, a Torino,

a San Remo, a Rovescala, a Tortona troverò delle tombe.

 Iddio mi va provando come Giobbe, ed io non so più piangere e privando

dei miei più cari, la mia anima non dà più lagrime perché è sta disfatta,

e solo ha un desiderio che si compia tutta intera la santa volontà del Signore.

 Io scrivo a Lei come a quelle Signore con colle quali mi ero compromesso

per Mar del Plata che, umanamente parlando, vedo impossibile di poter provvedere

a Ma del Plata che, umanamente parlando, vedo impossibile di poter provvedere

qui e ancora dall’ mentre sono in America, per debito di correttezza e perché

più tardi sarebbe peggio.

 Ci ho pensato riflettuto molto e ci ho anche pregato prima di scriverle la presente,

e lo faccio oggi che mi sono alzato da letto per celebrare essendo la festa

dell’Ascensione del Signore. M’imbarco in questi giorni, e la porterò nel cuore

come si ama e si porta un caro Amico.

 Mi preoccuperò occuperò del corpo del corpo di San Donato.

 Preghi per me

 Vedrò don Martinasso