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[testo annullato a penna da Don Orione]
Una delle note caratteristiche del popolo italiano mi pare sia l’amore al lavoro:
in patria come all’estero l’italiano è un lavoratore.
Quest’attitudine propria di noi italiani, anzi questo bisogno nostro,
la trovo chiaramente indicata a pag. 10 linea 23, ove dici che il giardiniere è un lavoratore
instancabile; ma mi pare che questa operosità in Don Bosco si potrebbe lumeggiare di piû,
parlandone ex professo, e coordinandola, o meglio, facendo rilevare che il lavoro
non solo fu dato da Dio all’uomo quasi legge costitutiva del genere umano,
ma
che l’italiano ne ha
ha fatto del lavoro come la sua natura:
quando
l’italiano ha un campo da coltivare e un lembo di cielo l’italiano
è contento
è felice! il campo rappresenta il suo pane quotidiano e il cielo la sua fede,
il
suo bisogno di credere, - perché e
propri la fede è l’anima del popolo nostro: del
l’Italia
fu
sempre tentata, ma non fu
mai la sua infedele
[infedele] nella
fede e nel lavoro ché la
base
angolare della moralità propria del popolo italiano e della sua
dignità la fede e il
lavoro
sono il conforto e la benedizione della sua vita del nostro buon
popolo
La
sua natura Egli l’italiano tutto pieno di attività e di vita ha
bisogno di lavoro,
onde
si può dire che in Italia non vi è un palmo di terreno incolto,
tutto è un giardino
e
una operosità senza posa la vita è piû bella quanto piû si
lavora.
Chi
piû ordinatamente e meglio lavora
raccoglie il meglio della civiltà ed è
il gi
e i frutti piû squisiti del progresso umano.
Quante gioje pure serene si celano nella fatica!
Egli fu uomo temperante ed attivissimo.
E
uno quando Mg.r
Costamagna quando in
una sua romanza ci
canta:
«chi piû suda e piû lavora vive pur piû allegramente!» egli non fa che esporre
le idee del maestro e padre suo Don Bosco!
E
così si spiega S. Francesco d’Assisi che leva un canto al Sole,
simbolo di Dio e
della
luce della fede e un altro canto a nostra madre terra la terra per
gli italiani è l’alma
mater.
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