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... nome p. Pietro Benedettino padre cappuccino cappellano Ospedale vivaio ragazzi.

 Sacerdote di carità: viveva di carità e faceva carità rimpianto di tutti i fedeli

della chiesa. (per un senso di verecondia trascurò il suo male quanto ci soffriva

nel doversi fare medicare Dottor Camurri - chirurgo? ultima messa a Pasqua.

 Egli era molto devoto del S. Padre Papa (vedi preghiera di Ausonio Franchi)

 Quest’anno era felice, perché avrebbe potuto venire a fare i Santi Spirituali Esercizî.

Sua serietà con le donne - sua illibatezza di vita.

 A Noto lascia memoria di un prete di fede, di lavoro, di sacrificio

caro a Mg.r Blandini di S. M. a Mg.r Giuseppe Vizzini, che solo qualche giorno fa mi [fa]

esprimeva la sua stima e affetto per lui, dicendomi: «se me lo avesse lasciato a Noto,

non si sarebbe ammalato». «Comunione privata» entrò con sì umili sentimenti,

lo affliggeva molto il sentire che con tutti erano col Papa. Egli ebbe «più fede che vita»

carità spirito di lavoro spirito di sacrificio.

 Iddio lo ha tolto dalla terra per accendere una stella di piû nel cielo.

Il Camposanto è a un passo. - Bene diceva don Felice Cribellati: ora Messina sarà

doppiamente sacra per noi.

 Dalla sua tomba sorgerà un grande Istituto a Messina: tutti gli orfani, ancora dispersi,

saranno qui richiamati un pensiero a sua madre essa è con noi sacerdoti e noi l’avremo cara come la madre nostra.

 Il Santo Padre, nell’Udienza del 3 maggio, mi chiese dove ero indirizzato;

nel congedarmi e quando sentì che ero avviato a venire a Messina pel caso pietoso

del nostro don Angelo, mi diede a suo conforto cominciò a studiare a 26 anni -

lavorò in silenzio - storia della malattia

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ad un chierico, che era qui e che poco studiava, diceva: cura della gioventù qui in Sicilia,

dove molto lavorò e molto soffrì, sia a Noto che a Messina

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sofferse tanto, ma tanto e non diede mai in un lamento, ma in un atto di impazienza,

sempre sorridente. Morì senza soffrire, ma aveva sofferto giâ tanto,

e con una rassegnazione. -

 Qui lo piangono tutti, come si piange la morte di un santo, e tutti dicono:

non avremo mai più uno simile a lui era sempre in ginocchio pregava.

 Era tutti il giorno o in confessionale, o dai malati o davanti al Sacramento

o coi suoi giovani del Circolo.

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 Entrò in collegio aveva giâ fatto il Ginnasio da Don Bosco,

nei xx così detti Figli di Maria, cominciô da noi (?) a 26 anni.

 Egli capì che era giunta per lui l’ora di partire da questa terra e passare

«Nescieam tam dulce esse mori!»

Divotissimo della Madonna.

 Quante tribolazioni egli ebbe mai a patire a Noto e anche a - Ma la sua ferma

confidenza in Dio lo rendeva sempre intrepido, sempre instancabile, sempre allegro

e contento la croce, ecco il suggello onde N. Signore vuole contrassegnare le sue opere.

 È un santo! - Il cappellano non ne avremo piû nessuno simile a lui

un giovane del Circolo.

 Ci ha fatto piû da padre: nostro padre non poteva farci di piû - (un altro).

 Ecco la mia pistola! (il crocifisso desiderio della Santa Comunione sua pena di non potersi comunicare. 

 Il Vescovo di Noto. Era un angelo di nome e angelo di fatto.

 Egli ha lavorato molto per la Sicilia, e qui lascia la vita!

 I fedeli, slancio, interessamento offerte. «Non ne avremo piû uno come lui. -

 Ieri sera pianto - il medico non mea sed tua voluntas fiat -

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 Dunque facciamoci coraggio! questa strada selciata di lagrime è quella che ha fatto

il Signore: egli e la Madonna sono passati di qui: è dunque la strada del Paradiso.

 Avanti, avanti, figliuoli miei, ancora un passo, e poi siamo in Paradiso!

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 Non basteranno tutte le miei lagrime a gridargli tutto il mio amore!

 E che queste prove, certo dolorose tanto, mi facciano morire a me stesso, per vivere

solo a Cristo e alla sua Chiesa Angelo di nome e di fatto.