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[a Don Luca Montà, di Bandito]
Manca la prima parte
II. Ed ora vengo a voi, o caro mio Don Luca.
Ritiratevi pure, se lo credete conveniente, a fare qualche giorno di Esercizi, come mi scrivete: io ne sono ben contento: Dio vi accompagni.
III. Sto pregando su quanto mi avete scritto nella seconda lettera. Quando avrò finito risponderò. L'essere voi stato in tanti Istituti, è ciò che mi spaventa forse di più, e il non vedervi sufficientemente mortificato nel distacco dalla famiglia, e dai beni di questo povero mondo, e nel rinnegamento della vostra volontà e del cuore e sentimentalismo.
Quando voi mi avete scritto le prime volte, e anche l'anno scorso in estate, ricordo di avervi supplicato nella carità di Gesù Cristo, e più di una volta, di avere ben fermata la vostra attenzione su questo punto: che, in una persona già d'età e di pietà come voi, il pericolo maggiore è quello di non sapervi impicciolire all'ubbidienza dei fanciulli; epperciò ho sempre tanto creduto di dovere bel Signore insistere di farvi fanciullo: di ritornare discepolo: e di non credervi maestro, perché avete girato molti Monasteri o Congregazioni. Vi ho anche prevenuto, o mio Carissimo Don Luca, di aspettarvi altresì delle contraddizioni, le quali vi avrebbero fatto rinunciare al proprio vostro intendimento, e negare la volontà.
Si capisce che è con quelli che hanno, o possono per un momento essere ingannati dal demonio, e credere di avere molta virtù, che conviene trattare più liberamente e più fortemente, o perché essi aprano gli occhi e vedano bene la loro nullità, o per accrescere la loro perfezione.
E ciò, pure aiutandoli sempre, e confortandoli, e assistendoli anche di lontano, e vigilandoli in tutto. E questo ho cercato fare con voi.
Ma più di una volta io ho dovuto piangere sopra di voi tra me e il Signore; poiché qualche vocazione si è forse perduta per voi, perché voi, o mio caro fratello Don Luca, invece di unire a Dio, avete in umano modo lasciato che il vostro cuore non stesse a posto, ed, esternamente almeno, avete usato modi e carezze che non avvantaggiavano la moralità, e quindi allontanavano la vostra anima e la loro anima da Gesù.
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Ora come posso io darvi in mano dei Chierici, e farvi confessore di Chierici, e plasmatore delle loro anime e della Congregazione, dopo simili dolore che mi avete dato?. Come posso in coscienza dire loro che vengono da voi a confessarsi?.
Chi mi assicura che non userete ancora atti di familiarità riprovevoli, atti che il Ven.le Don Bosco (che voi tanto mi citate) non ha mai adoperato ed ha sempre condannato?.
Io tengo nelle mani dichiarazioni di Rosario, ad esempio, che sono terribili, e voi non me le avete negate.
Il Ven.le Don Bosco che pure amava con tanto affetto i giovani, non si credette mai lecito tirarli a sé con tali mezzi umani o morbosi, e rimproverava con molto zelo e cacciava da sé chiunque operasse diversamente.
Io non giudico le intenzioni vostre: saranno state sante quanto volete; ma chi si lascia portare dal senso a fare carezze, a farsi sedere sulle ginocchia i ragazzi, a farseli coricare vicino ecc, è bene che riconosca che ha bisogno di cominciare la riforma, ma seria di sé stesso, e allontani come grave pericolo e vera tentazione l'idea di poter essere maestro di
santità di vita a giovanetti religiosi, ed è bene che vigili molto sovra di sé nel trattare coi giovani, e anche quando dovesse confessarli.
Tutto questo vi scrivo, o mio caro fratello in Gesù Cristo, nella carità del Signore, e vi supplico di non offendervi, perché vi parlo come padre in Gesù Cristo, sebbene mi senta ben povero peccatore.
Nessuno fu più felice di me di farvi Maestro dei Novizi; ma finora voi me lo avete impedito: non sono io che non voglia: anzi ho pianto amarissime lagrime di essermi ingannato, e che voi mi abbiate mancato in mano. Credeva bene di avere trovato in voi l'uomo, e ne fui afflittissimo del doloroso disinganno, con la perdita di Rosario e forse di qualche altro. Dio vi perdoni.
Non avrei scritto questa lettera che mi costa più che sangue; se voi non vi vedessi tanto cieco sul conto vostro, e su affare così delicato.
Perdonatemi, o caro fratello Don Luca, e pregate per me.
Non ut confundam Te haec dico, sed ut filium meum carissimum moneo in Christo Jesu Domino Nostro.
Vostro aff.mo in Gesù e Maria SS.
Sac. Orione d. D. P.