V066T072 V066P077
[Minuta]
Buenos Aires, 10 Ottobre 1936.
Pequeno Cottolengo Argentino
Calle Carlos Pellegrini, 1441
Distinta Signora Gina Gambaro,
La pace di Gesù Cristo sia con Lei e Le dia ogni più grande e cristiano conforto.
Una Mamma non è mai indiscreta quando cerca la salvezza dei suoi figli.
Ciò
che Lei, Signora Gina, ha saputo, é la verità . Egli mi scrisse,
ripetutamente
e
mi confidò (confidandomi)
dicendomi
che gli occorrevano subito almeno cinque mila lire;
mi diceva di trovarsi in cura per un male.
Io non potevo disporre di que
tale somma e allora mi sono rivolto alla Signorina Maria, pregandola
di dargliele: e
so che gliele ha date, perché me lo scrisse essa, e anche Lui mi
ringraziò.
Il
resto che egli mi confidò
Le confidenze che egli mi ha fatto sono secreto commesso
che
ed io non lo posso rivelare come non l'ho rivelato
manifestato alla Signorina Maria.
Suo
filgio
Ho promesso di mantenere il segreto, e non meriterei più la fiducia
di suo figlio, né la stima da Vostra Signoria, se io dicessi di più
- penso che sarei colpevole forse anche gravemente se lo violassi.
Ella, ottima Signora, stia tranquilla.
Ciò che mi risulta é che suo figlio aveva urgente bisogno di quel danaro, e penso che non gli sarà bastato.
Non é un segreto di confessione, ma come i medici sono spesso obbligati a conservare un segreto, cosi sono obbligato io in questo caso. E LEI, Signora, non me ne vorrà male.
Rispondo
alla Sua lettera del 1° Ottobre
corr. mese.
Lei,
ottima Signora Gina, non é affatto indiscreta: è
una mamma che vuole
ama i suoi figli non é mai troppo noiosa né indiscreta.
Ciò
che Lei ha saputo, é vero: egli aveva dovuto sottoporsi ad una cura
lunga e dispendiosa per salvarsi
guarire da un male terribile, né mai avrebbe voluto che suo padre
venisse a saperlo, ciò che invece ha confidato a me.- Occorrevano
subito almeno
cinque mila lire;
mi scrisse che il medico insisteva, ed egli non sapeva più come
fare. Io non potevo mandargli danaro, dopo aver pensato
riflettuto, ho pregato
scritto alla persona, pregando che glie li desse, ma non
le ho detto
a che scopo avrebbero servito, anzi le ho proibito
di chiederglielo.
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Traspariva un animo tanto in pena, e un cuore tanto confidente, che io mi sono formato la convinzione della verità del suo assoluto bisogno.
Né mai avrebbe voluto che suo padre e sua mamma sapessero. Non potendo aiutarlo io, ho pensato di rivolgermi alla Sig.ra Maria pregandola di dargliele, e di non chiedergli assolutamente cosa ne avrebbe fatto. E così essa fece.
Ella che è Mamma comprende che doveva trattarsi di cosa molto delicata, né io posso dire di più, perché si tratta di secreto commesso, che non posso rivelare. Come i Medici sono spesso obbligati a conservare il secreto, così in questo caso devo fare io, né Lei vorrà aversene a male.
Lei sa quanto affetto, quanta stima io ho della Sua famiglia: Lei può essere sicura che tutti i più buoni consigli e le più gravi e severe parole ho adoprato specialmente con lui. - Ma, avendogli promesso di mantenere il secreto sulle confidenze che egli mi ha fatto, non meriterei più la fiducia sua né di V. Signoria, se dicessi di più, - e sarei colpevole forse anche gravemente. Già forse Le ho detto troppo.
Alla Sig.ra Maria nulla ho manifestato - Lei, Sig.ra Gina, mi scusi se le dico di continuare a sostenere presso dei suoi figli l'autorità del loro padre, ché non sbaglierà mai. Federico poi dovrebbe baciare la terra dove i suoi Genitori e la Zia mettono i piedi, e dovrebbe essere molto, ma molto più cristiano, più umile, più figlio, che non é stato fin qui: la troppa libertà lo ha rovinato. Cercategli una buona