V066T126 V066P136
[Minuta] Manca l’originale
[1920]
Caro Onofrio, [Presciutti]
Ebbi la tua lettera con ritardo perché ero fuori, e dovetti quasi subito ripartire. Non sapevo che tu fossi a Porto Maurizio, e, quando passerò diretto a S. Remo, se è giorno, ti telegrafo nel desiderio di rivederti anche brevi momenti alla stazione.
Non ti ho dimenticato mai, e così D. Sterpi, che ora sta a Venezia, ove abbiamo cinque Istituti di fanciulli poveri od orfani.
È la nostra vita ed é vita piena di lavoro e di alta gioia e felicità e anche disinganno. Noi seminiamo Cristo e sappiamo che Egli, presto o tardi, rinascerà nella vita dei nostri giovani, anche di quelli che nell'ora del vortice giovanile vogliano dimenticarlo.
Le lettere che ogni tanto tu scrivi, è Cristo che vive in te: Cristo non muore.
Mi sono incontrato in questi giorni, in treno, con Tranquilli Secondino, quello di Pescina, il I dei fratelli, non so se tu lo conosci: un bolscevico.
Veniva dalla Russia e andava in Ispagna, evidentemente a farvi della propaganda.
Non l'avevo visto, egli viaggiava in 2.da ed io in 3.a: egli vide me, e corse a cercarmi, pieno di commozione e di affetto.
Proprio oggi, mi manda da Madrid un giornale: è Cristo che rinasce.
Ma basta. E la Nonna? la Mamma di tua Mamma c'è ancora? Andrei volentieri ad Avezzano per vederla quella buona vecchierella che viveva con te.
Perché non mi dici nulla di essa? È morta? Quanto ti amava quella povera donna! Quando mi raccontava come t'hanno salvato da piccino, che eri così delicato e fino come un fil d'erba, piangeva come se t'avesse data tutta la sua vita...