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Tortona, il 9 Maggio 1933.
Molto Reverenda Madre Superiora
delle Carmelitane Scalze di Milano
Sono stato fuori Tortona e chiedo scusa del ritardo a rispondere al Suo espresso del 7 Maggio.
Della lettera del Municipio mi aveva già parlato Don Sterpi; ho preso visione anche di quella della Società "Beni Urbani ".
Capisco che è urgente agire per evitare guai maggiori, ma la Reverenza Vostra vorrà comprendere che io, mio malgrado, mi trovo in condizioni che non lo posso fare, poiché tra di noi nulla vi è, finora, di definitivamente concluso.
In primo luogo la Ven.da Curia Arcivescovile di Milano non ha ancora risposto se mi concede di aprire in Milano una Casa. È vero che ho trovato Sua Eminenza ben disposta, ma è necessario avere un permesso scritto, cordialmente dato, insieme con la santa Benedizione del Pastore della Diocesi, poiché, in via normale, le benedizioni di Dio discendendo per le mani dei Vescovi.
Avuto il benestare per aprire la Casa, occorre uno speciale permesso scritto per aprire la Chiesa od oratorio pubblico. E per dare questo permesso la Curia Arcivescovile sentirà certo il Parroco e una speciale Commissione istituita presso tutte le Curie.
Vostra Rev.za, poi, conosce le riserve che, pur con mio vivo dispiacere, ho dovuto fare alla mia accettazione al contratto e le ragioni della sospensiva.
Come già ripetutamente ho fatto Loro rilevare, io per quel prezzo convenuto, avevo trattato l'acquisto di una proprietà pienamente libera da qualsiasi gravame di sorta, pure con l'intesa di aprire un oratorio o Chiesa, sempreché ci fosse stato il beneplacito dell'Autorità Ecclesiastica.
Ora invece ho trovato che detta proprietà non è più libera, mentre il prezzo dovrebbe rimanere.
Il Don Sterpi seppe ultimamente dal Sign. Ing. Filippini che la Soc. "Beni Urbani" intende sia esplicitamente espresso negli atti che su quell'area, che essa dà, pesa il gravame di erigere una Chiesa pubblica e l'obbligo di tenerla ufficiata.
Le basi della trattative sarebbero cambiate, la proprietà, da me trattata per quel prezzo, non sarebbe più libera, ma vincolata.
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E quali sarebbero, Molto Reverenda Madre, le conseguenze di tale vincolo? Parecchie, ma mi limito a qualcuna; ecco: dopo aver pagato L. 525000, se pur non saranno poi da pagarsi anche quelle altre 50000, mi troverei subito obbligato a spendere almeno altre duecento o trecento mila lire per edificare una Chiesa, poiché essa, per quanto modesta sia, non verrà a costare mai meno. E ciò dovrà essere fatto in un tempo che mi viene pure già fissato, e breve; e anche qui è un altro vincolo.
Né si può fare una Chiesa - baraccata; già sarebbe poi doppia spesa, sarebbe un fare per disfare; - poi non so se, dovendo dare su una pubblica strada, mi si permetterebbe un edificio qualunque.
Consideri, Reverenda Madre Superiora, in quale ginepraio verrei io ad essere messo! - Certo non può essere questa la Sua intenzione, ma, in realtà, io andrei a finire così; e non dico altre conseguenze, perché ce n'è d'avanzo.
Per la mia piccola Congregazione, dopo aver pregato e fatto pregare, dopo aver riflettuto e consultato i più anziani della pia Opera e persone legali di molta competenza -, sento che sarebbe una rovina, e, in coscienza, non lo posso. Né Vostra Reverenza né il Venerando Monastero ritengo che vorrebbe mai avermi posto in una situazione così penosa.
Reverenda Madre, io ho le migliori disposizioni, ma, per quanta buona volontà io abbia, non debbo tentare Iddio né venire, ad occhi aperti, a comprarmi una proprietà non libera, o quanto meno, una lite: le croci, grazie a Dio, non mi mancheranno ugualmente.
Di più, neppure conosco le impegnative che Loro hanno col Municipio, conosco, ma solo in parte, quella con la Soc. "Beni Urbani".
Anche la Ven.da Curia Arcivescovile, per dire la sua parola, ha bisogno di conoscere detti impegni, e me ne ha richiesto copia; io ho mandato quello che avevo, - per rimanente, ho detto di rivolgersi al Monastero; ciò avveniva già da qualche settimana. Ma è pure evidente che anche io non avrei potuto mai legarmi in modo definitivo, senza prima conoscere tutti gli impegni.
Soffro veramente della loro situazione, e prego il Signore di venire in aiuto, in qualche modo, spiacente di non poter fare di più per ora.
Continuerò, Molto Reverenda Madre, a far pregare, perché, se è nei disegni di Dio, venga eliminato ogni vincolo ed impedimento, il che mi pare si possa non difficlimente ottenere, data la buona volontà che tutti dimostrano. Iddio La conforti, Reverenda Madre
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Superiora, di ogni benedizione e, insieme con Lei, tutto codesto Ven,do Monastero. E vogliano ricordarmi nelle loro sante orazioni.
Devoti ossequi. Di Vostra Reverenza
Dev.mo Servitore in Gesù Cristo Crocifisso e nella Santa Madonna.
Sac. Luigi Orione dei Figli della Div. Provv.
[l'originale trovasi presso Superiora Carmelitane Scalze Milano].