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Copia conforme
+ Anime e Anime!
8 del '20.
Mio carissimo Don Sala,
ho ricevuto la gradita tua del 5 corr. e, in questi giorni ho particolarmente pregato su quanto con la tua visita e con la tua lettera mi sei venuto proponendo.
Abbi dunque questa mia molto, ma molto in Domino: essa ti è scritta con l'amore in Cristo e la libertà di un fratello.
Ho pregato, ci ho riflettuto, e sento che non mi è possibile accettare il tuo piano. Non posso ipotecare cariche, né legare le mani di chi, domani, mi avesse a succedere, - come non devo creare uffici paralleli, se pur non superiori a quelli che sono solo e propri dei membri del Capitolo della piccola e nascente Congregazione.
Essi, i Membri del Capitolo, furono canonicamente eletti: le attribuzioni furono loro regolarmente distribuite, e vi attendono con soddisfazione generale, tanto che la piccola Congregazione è come un cuor solo ed un'anima sola.
È evidente che questa istituzione non può non deve avere che unità di Governo né altro governo che il suo Capitolo, uscito per regolare votazione dal suo seno, secondo le norme date dalla Santa Sede e le sue Costituzioni.
Certo poco si è potuto fare durante la guerra, che fu una stasi generale, anche per Istituti più forti del nostro, e molto, moltissimo cammino ci sta innanzi per arrivare alla meta; ma la Piccola Opera della Divina Provvidenza non è mia, e, malgrado i miei molti peccati e le nostre deficienza, se staremo umili e fedeli ai piedi della Chiesa, e avremo fiducia, ogni fiducia non negli uomini, ma nel Signore, - so che arriveremo, - poiché la Madonna ci conduce, ed è la nostra Madre e la nostra Capitana.
Ed è , certo piena di saggezza la tua osservazione, - di lasciare che il fusto ancora debole, si rafforzi.
Ma forse tu ignori, o mio caro Don Sala, che già noi ci siamo imposti di non aprire alcuna Casa nel 920, e neanche di prendere impegni entro l'anno, per l'avvenire. Avremo, a Dio piacendo, entro l'annata, forse l'ordinazione di otto o dieci Sacerdoti novelli, ma non si pensa che a consolidare le posizioni e a meglio formarci.
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In questi giorni, vedi, mi scriveva, e per consiglio del S. Padre, il Cardinal Maffi di Pisa, chiedendomi almeno due Sacerdoti, e già gli ho risposto negative, pure con dispiacere.
So che non debbo aver fretta, e che la fretta in genere, non viene mai da Dio, ma dal principio contrario.
Anche San Francesco di Sales, come il nostro Don Bosco, erano nemici della fretta.
Ed ho sentito, da un santo prete, che sono i falsi Profeti quelli che corrono, e che invero, molto sa, chi sa aspettare. - Sta dunque tranquillo, o caro Don Sala, e riferisci in proposito, ai benevoli amici nostri, quanto oggi t'ho scritto, che cioè , per ora, non apro Case, anche me ne scriva un Cardinal Maffi, e me ne scriva per incarico del Papa.
Che anzi, vedi combinazione, proprio ora ricevo lettera di Mgr. Migone, e, per espresso, mi scrive anche lui e incarico di Sua Santità, e la risposta che darò non può essere diversa. Ti accludo la lettera che vorrai rimettermi pel nostro Archivio.
Ma, tornando a te, o mio carissimo Don Sala, ti dico che sarei veramente felice, se ti vedessi venire a noi, portato da spirito di verace e di celeste vocazione religiosa.
Ma a noi vorrei vederti venire proprio in Domino, cioè per puro desiderio di vita più nascosta in Cristo, più umile, più di raccoglimento, più penitente, più di orazione. Tu non ti offendi, no, di questo mio parlar chiaro. La nostra, vedi, è una vita tutta tutta di rinunce e di rinnegamento.
Qui non si pensa a coprir cariche, ma, finora, per grazia di Dio, si pensa a servire a Gesù Cristo Signor Nostro nei suo orfani nei suoi piccoli e nei suoi poveri, e la Chiesa, la Santa Chiesa, di Gesù Cristo e il suo Papa, con amore dolcissimo di figli. - Tutto il resto reputiamo vanità e amor proprio e ignoranza e inganno del demonio. E però ci facciamo un'obbligazione di combatterli e di sradicarli da noi, con la divina grazia, non ambendo a dignità nella Chiesa, né a cariche in Congregazione; e ciò lo professiamo pure per Regola, onde benediciamo a Dio, quando ci è dato di stare all'ultimo posto, ove tutti debbono mettersi, secondo l'insegnamento del Vangelo.
E cerchiamo così - o meglio anche così - il rinnegamento continuo di noi.
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Beati quelli a cui la divina parola: “qui vult venire post me, abneget semetipsum”, viene a penetrare le ossa e le midolla; e Dio voglia che tale sia di noi! Non vi è altro bene a desiderare, da noi religiosi, che quello che viene inculcato dalla Imitazione di Cristo: “Ama nesciri et pro nihilo reputari”, intimamente unito alla rinunzia della propria volontà, in tutte le cose, per l'amore di Cristo benedetto.
In questa vittoria o rinunzia sta la nostra felicità e ritengo sia l'avvenire e la benedizione di Dio pel nostro minimo Istituto.
O perché, volendoci noi dare tutti a Dio in questa Congregazione non ci nasconderemo fra gli stracci della Divina Provvidenza? perché non saremo generosi del tutto, rendendoci poverelli con i poveri di Gesù Cristo e per la carità di Cristo Benedetto? Perché, o mio caro fratello, non daremo esempio alto al mondo. e non edificheremo così le anime nel vero spirito del Signore?
Se Dio ti spinge a venire in queste poverissime baracche della Divina Provvidenza, sappiano gli uomini, tuoi ammiratori, che non viene per le cariche né mosso da nessun orpello umano, ma che vieni unicamente per Iddio, e per lasciarti adoperare come un straccio della Divina Provvidenza. Più darai esempio cristiano e sacerdotale, se sapranno che vieni per perderti nel nascondimento, per essere il più umile, il più povero, il più grande pitocco e facchino della Divina Provvidenza, che se sapessero che tu vai a reggere un dicastero. Di quelli che giudicano diversamente non te ne curare: sono morti e da compatirsi molto.
Se verrai con questo spirito, con queste disposizioni interiori ed anche esterne, allora sì che farai il vero ed il maggior bene dell'anima tua - che è il tutto - e il bene del tuo prossimo e della Santa Chiesa di Dio; diversamente, no. Così la sento.
Bada quindi bene, o mio caro Don Sala, che io non ti voglio illudere né ingannare: se tu, mosso da Dio, verrai, io, aiutandomi, come spero, Nostro Signore, ti porterò sì nell'anima, piena di fraterna e di divina carità, ti conforterò sì ad ogni ora, ma procederò con te con più cautelata che con gli altri, ed esigerò da te più prove ed assai più dure che dagli altri; - e intendo che tu abbracci la dolcissima povertà francescana, senza reticenza e senza riserve, lasciando anche ogni titolo, e tutto che, anche lontanamente, possa avere sapore di vanità, o venire a portare una nota meno semplice e meno umile alla nostra vita.
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E così mi aiuti a fare con te il Signore, poiché penso che molto a te chiederà, e da te aspetta il Signore.
Ed ora è tempo che chiuda: volevi una lunga lettera, ed è lunghissima, vedi.
Perdonami la franchezza e prega sempre e sempre per me, che ti amo in Cristo di grande affetto.
La grazie e la carità di Nostro Signore e la Sua Benedizione siano sempre con noi.
Tuo aff.mo come un fratello
Sac. Orione della Div. Prov.