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[Minuta]
…Anzi,
- e lo devo
dico con vero dispiacere - ho motivo di credere che non sia neanche
stato portato a conoscenza di detta Signora, tutto quanto
quello che ho fatto per addivenire ad un abboccamento, poiché
scrivendo il Don Codevilla a Mgr.
perché bisognerebbe concludere l'una delle due cose:
o che essa è molto strana, o che non
teme e fugge il confronto. E che il D. Codevilla, nel riferire non
sia sempre stato sereno, lo constatai da sua lettera a Boveri Vic.
Gen.le di Tortona, nella quale tacque tutto
questo
circostanze gravi onde, quando il Vicario mi sentì, mi
diede pienamente ragione.
Io non fuggo: ma perché questo fuggirmi d'innanzi?. È leale? È giusto?
Scusi,
sa
caro Sacerdote; ma si metta al mio posto, con centinaia di orfani da
mantenere e mi dica, in verità; Lei, al posto mio, avrebbe domandato
meno
di quanto io ho più volte supplicato dai
Codevilla
di ottenere? pronto a fare un viaggio a Napoli?
o dove si sia?
Vada
dalle Autorità Ecclesiastiche non
Lei, Caro Sig.re, nella Sua mi dice che la Sig.ra si sarebbe rivolta
all'Autorità Ecclesiastica.
Ebbene, Le dico che si rivolse per essa il D. Codevilla, e diedero ragione a me.
E
da
Veda, delle Autorità Ecclesiastiche non solo, per divina grazia, non
ho timore; ma, quando accertai(?)
capii che essa doveva essere a Pompei, mi rivolsi io stesso al Cav.
Prof. Gius. Fornari, che
me era mio amico
Delegato dal S. Padre per gli Orfani del terremoto, mio Amico, perché
domandasse a Sua Eccell. Mgr. Sili, che
egli
che il Fornari conosce, se egli
Sua Eccellenza Rev.ma sapeva della esistenza in Pompei della Signora
Riccardi, e se poteva colla Sua Autorità ottenermi di vederla.
E
la commissione il
Fornari me la
rimase in sospeso, perché al Prof. Fornari fu detto che Sua
Eccellenza Mgr. Sili stava facendo i Santi Spirituali Esercizi.
Fu quando poi ricevetti la Sua.
La
Signora poi protesta nella Sua che, quando mi diede il danaro,
eravamo soli. Ma è verissimo! Ma io non
mai
ho mai
detto che ci fossero altri
e.
Se
Le
anche questo le hanno scritto
così
fatto credere, hanno detto il falso, e si
vede appare che
mostra di più la necessità che ci vedessimo tra noi.
Ho
detto è vero, e ripeto che, appena la Signora uscì dalla mia
stanza, nel Collegio o, così detto, quartiere (così
detto)
di S. Chiara, appena fuori stanza e sotto
il porticato
appena
fuori,
passeggiavano due ottimi Sacerdoti, ai quali allora
e
subito
riferii il colloquio
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avuto con la Sig.ra Riccardi
Ad uno di essi anzi diedi tosto lire 1000 delle 1500 ricevute.
Dichiaro
che riferii esattamente, io non vi
aggiunsi una
et,
e
riferii esattamente. Essi sono ottimi
veramente buoni Sacerdoti
preti, uno fu anzi dal S. Padre fatto Monsignore e ora messo Rettore
di un Seminario importante.
Ebbene,
e l'uno e l'altro sempre
ricordarono il fatto come di una vera donazione, poiché tale fu la
impressione comune, e ancora ora mi riferirono, uno
all'insaputa dell'altro,
quasi
direi esattamente le parole dettami dalla Sig.ra Riccardi.
E questi due Sacerdoti, durante tutta questa vertenza non si sono ancora di ciò né parlato né scritto, essendo l'uno distante dall'altro.
E ciò io feci per maggiore imparzialità e mia tranquillità.
Ma vedo che sono stato troppo prolisso.
Finisco
Finirò dunque.
Se
la Sig.ra Riccardi, prima di morire, sentirà qualche dubbio che le
lire 1500 furono un'offerta, e potrà
sarà nella possibilità di restituirle, lo faccia, sarà un bene che
essa si troverà.
Se
non potrà, o non avrà nessun
dubbio alcuno, noi pregheremo ugualmente come
se
per Essa, come se le avesse ritornate.
Comunque
Le dica che le Case della Divina Provvidenza sono come la Sua Casa:
in qualunque momento Essa mi scriva che,
io farò tutto il possibile per sempre aiutarla.
Se in questa lettera che non ho tempo a rifare, c'è delle offese: Gesù le abbruci: non voglio per la Sua grazia turbata la santa carità.
Lei, caro Sacerdote, preghi per me la Madonna SS.
Mi ossequi la Signora, e mi creda dev.mo Suo in Gesù e Maria SS.
Sac. Orione
della Div. Provv.za