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[Minuta]
Carissimo, [D'Alessandro]
Ho
ricevuto le tue lettere, e m'è rincresciuto di non aver potuto
rispondere a
quella in questione
alla prima, quella del 9 gennaio, perché ricaddi,
tornato da Pisa, ricaddi, un mese oggi, malato: ebbi
moribondi da assistere
dovetti stare in Alessandria a lungo, per la malattia e morte di
una nostra Benefattrice insigne poi
dopo ci fu il Maestro Negro qui
e altre cose
pure
cure non meno gravi ancora.
Io
Ritengo che tu,
più che di studio, tu abbia bisogno di curare qualche cosa di più,
molto più importante.
Alla Moffa non andavi d'accordo con i tuoi Superiori; a Venezia non vai d'accordo con i tuoi Superiori.
E con chi andrai d'accordo, o figlio mio? I Veneziani hanno un proverbio che dice: “el difeti xe nel maneco”. Il difetto lo porti in te, caro mio D'Alessandro.
Il Signore ti ha dato tante e tante grazie, e ti ha chiamato ad una vita di perfezione e di santità.
Tu,
invece, segui ancora, in tante cose, i pregiudizi e le false massime
del mondo, segui il tuo sentimento, le tue inclinazioni non sempre
buone, il tuo amor proprio, mentre invece dovresti cercare di darti
sul serio al
a servire il Signore e a rinnovarti tutto nei sentimenti del Vangelo.