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+ Roma, li 16 Ottobre 1937 - XV

Caro Don Perciballi,

La grazia di Dio e la Sua pace siano sempre con noi!

Ho ricevuto e gradito la tua lettera del 13 corr. e, tempo fa, anche l'altra tua, che mi hai inviata a Tortona, dove mi parlavi di fare una domanda per un certo terreno.

La domanda per detto terreno non si deve fare, se prima S. E. Mgr. Arcivescovo non è edotto della cosa, e non la approva, magari facendola Lui, o mettendovi, per iscritto, la Sua approvazione.

Vedi poi, caro Don Perciballi, che la nostra Congregazione attraversa ora un momento critico, e non può fare sacrificî ne maggiori debiti.

Solo l'edificio nuovo di Via Appia Nuova sarà già un debito di un sette milioni.

Io ho parlato, sin da otto giorni fa, con S. E. Mgr. Arcivescovo di Messina, per forse un tre ore. Lo trovai pieno di benevolenza, e ci offerse il nuovo Istituto, quello che non è lontano dalla Consolata.

Ma ora c'è il Visitatore, e quindi gli ho detto che, se non c'è la approvazione del Visitatore, io non posso accettare nulla.

Ci siamo lasciati benissimo in Domino.

A te raccomando di avere pazienza, e di essere molto molto prudente e riserbato nel parlare; e di avere sempre il più grande rispetto verso tutti, specie i Superiori, come, del resto, hai fatto sin qui; ma ora, poi, è un momento particolarmente delicato per noi tutti e anche per te, per la tua posizione costì.

Mercoledì, 13 corr. sono stato ricevuto in Udienza privata dal S. Padre, è stata un'Udienza consolantissima, e ne sono uscito come imbalsamato.

Sul tuo Bollettino potrai pubblicare: Don Orione ci scriveva da Roma, subito dopo esser stato ricevuto in Udienza privata dal S. Padre, il 13 Ottobre: "Ritorno da Castel Gandolfo, dove oggi la bontà del S. Padre si degnava di ricevermi in Udienza privata.

È stata un'udienza consolantissima: ne sono uscito grandemente confortato e pieno di benedizione per me e per Voi tutti.

E quando dico per tutti, intendo anche riferirmi ai a codesti nostri cari Amici e Benefattori.


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Sì, Sua Santità li benedisse in modo veramente particolare.

 Gli ho detto quanto i poveri Figli della Divina Provv.za amino il Papa e ne diffondano l'amore, la devozione, specialmente tra il popolo e nel cuore dei figli del popolo, poiché amare il Papa è amare Gesù Cristo.

Gli ho detto quanto abbiamo pregato per Lui, specie durante la sua malattia, e come sempre, e più volte al giorno, nelle nostre Case si prega preghi pel Papa.

L'amore alla Chiesa e al Papa è l'amore vitale, e più sacro e più dolce della nostra vita Congregazione. E l'ultimo battito del nostro cuore sarà per la Santa Chiesa Romana e pel Papato.

Questo, cari miei, ho detto al S. Padre, e m'è parso che su quel volto, dimagrito e stanco, ma soffuso da tanta paterna bontà, passasse come un soffio di rifiorente di vita.

Che la Benedizione Apostolica, che comunico a te e a quanti ci sono benevoli Cooperatori e Cooperatrici, nostre, ci sia di feconda di nuove ap ci sorregga nella diuturna fatica, e sia feconda di nuove opere di carità e di cristiana educazione pe pei figli del popolo ".

In G. Cr. e Maria SS.

Saluto, conforto e benedico te e tutti.

Aff.mo tuo

Don Orione

Non ho tempo a scrivere a D. Bartoli: oggi parto per Tortona: ma saluto lui e tutti.

Questo che scrivo sull'Udienza fallo passare anche a Don Bartoli, il quale potrà metterlo pure sul suo Bollettino.