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Riservata a Don Ferretti
Anime e Anime!
Tortona, XXX Novembre 1922.
Caro Don Ferretti,
Ricevo la tua lettera del 28 corr. e casco proprio dalle nuvole!
Permettimi, caro Don Ferretti, ancora una volta di parlarti chiaro, benché col cuore veramente pieno di dispiacere, che oramai non ti devo né ti posso più nascondere.
Senti, Don Ferretti, ma tu m’inganni! O bisogna proprio dire che tu non capisci nulla di nulla, né la tua posizione difficilissima che ti sei venuta formando in paese per non avermi dato ascolto.
Ecco, io prendo la tua lettera e ne prendo un’altra ricevuta da Don Sterpi che è del 27 corr.
Tu mi dici semplicemente parlandomi e dandomi relazione della festa alla Madonna di domenica 26 corr.
"Tutto riuscì abbastanza bene salvo qualche piccolo contrasto sorto dalla confusione inevitabile".
Senti, invece, la relazione di Don Sterpi: "Là la posizione è molto scossa e jeri ci fu quasi una dimostrazione contro l’Arciprete (anche il sottolineato è di Don Sterpi), forse per fare capire anche a Don Pensa e a me, che ne avevano basta, e questo per la processione. - Si sono lamentati con noi che non furono avvisati per tempo, che l’Arciprete vuole fare di sua testa etc....
Io stesso ho sentito uno dire in tono molto adirato: Perché mai un prete deve comandare a tutto il paese? Forse anche perché a riportare la Madonna l’Arciprete aveva incaricate le figlie di Maria. Nessuna Confraternita ha preso parte colle sue vesti e da principio neppure volevano sfilare come al solito fanno.
Meno male che Don Pensa giunti al Santuario ha fatto un buon discorsetto e rappacificati un po’ gli animi, ma permane però in molti lo stato d’animo avverso all’Arciprete. C’è nettamente un partito contro l’Arciprete.
Ha parecchi sostenitori ad es. il fratello dell’Ing. Gusso, però anche lui jeri sera mi diceva: 1) l’Arciprete nella predicazione vale nulla. 2) Anche Don Germano lascia a desiderare nella predicazione. 3) Non c’è nessuno che si curi della Chiesa: il nonsolo è comodino comodino! 4) che nessuno si cura d’insegnare un po’ di canto.
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5) Manca l’organista, che pare sia stato licenziato.
6) Bisogna che il Cappellano predichi bene e che insegni un po’ di canto ai ragazzi e che l’Arciprete lo lasci fare.
7) Il popolo è ora molto diffidente e disgustato... Ci sarebbe ora da fare la questua collo stato d’animo che c'è frutterà ben poco.
Se non si può provvedere convenientemente credo che in bel modo convenga ritirarci; più le cose andranno avanti così e più si acuiranno le ire e in primavera andandovi il Patriarca temo faranno dimostrazione ostile anche a lui perché ci sostiene e allora, certo, il Patriarca rimarrà disgustato anche con noi.
Ho visto che anche i registri non sono a posto... Che il Signore ci aiuti! Tutto questo vi scrivo perché siate al corrente della situazione".
Ecco, caro Don Ferretti, cosa ne pensavo e cosa mi scrivono Don Sterpi e Don Pensa.
Vedi che differenza c’è tra la tua relazione e la loro, e vedi se è ancora tempo di illuderti e di illudere, - o non sia invece tempo di metterti una buona volta ad ubbidire non a parole, ma a fatti e a metterti col tuo popolo e nella tua chiesa a fare come tanta e tante volte ti ho consigliato, ti ho comandato, ti ho supplicato!
Ecco, in che situazione ci troviamo ora, dopo tre anni! Che cosa ho mai fatto a mandarti sette anni all’Università Gregoriana!
E poi, come nulla fosse, tu mi scrivi: "Tutto riuscì abbastanza bene salvo qualche piccolo contrasto sorto dalla confusione inevitabile".
Ma per non dire che mi vuoi ingannare bisogna dire che non capisci niente della gravità della tua situazione.
È inutile finché continuerai a non compiere il tuo dovere, e a perderti in certe piccole cose: a non prepararti per la predicazione e a ingelosirti se un altro fa: finché perderai il tuo tempo nel girarti di qua e di là, tu mi diventerai un dolore e non un conforto: la Congregazione sarà per colpa tua obbligata a venir via da Caorle, con grave disonore e conseguenze morali che si ripercuoteranno anche nel Clero di Venezia, e ci sminuiranno
anche in Venezia, e davanti a tutti i tuoi Confratelli porterai per tutta la vita una svalutazione penosa per te, per me e per tutti.
Caro Don Ferretti, io ti ho parlato chiaro anche fin da quando sono stato lì.
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Una bella consolazione mi preparavi se io veniva!
Questa lettera è scritta col cuore molto molto addolorato. Essa è riservata a te solo: al D. Germano scriverò a parte e così a Salomoni.
Questa lettera desidero che tu la legga davanti a Gesù
Sacramentato dieci volte, un giorno sì e un giorno no, per 20
giorni, e poi me la
rimandi per raccomandata in due buste, diretta al Canonico Don
Perduca Direttore Spirituale del Seminario, che è il custode
dell’Archivio.
Però nella 2.da busta ci metterai: personale a Don Orione per l’Archivio.
Faccio così perché prevedo che non sarò a Tortona.
Ora prima di chiudere voglio bene che tu, caro Don Ferretti, comprenda chiaro che tutte queste cose te le scrivo non per confonderti, ma per avvisarti e perché ne venga il bene delle anime a te affidate.
Ti ho messo in una posizione di grande responsabilità e fiducia, e fu un atto di fiducia in te a metterti lì, ma così non si va: bisogna mettersi e subito e sveltirsi e non urtare col popolo prepararsi bene per le prediche e vangeli, ma breve, chiaro, succoso, (senza sempre ripeterti colla stessa sbrodolatura) e un po’ più di azione nel predicare, via la monotonia!
E brevità nelle funzioni: via le lungaggini; non dico di togliere le costumanze a cui il popolo tiene, ma le tue lungaggini personali.
Tu sei uno che non concludi mai nulla: quella benedetta Gregoriana ti ha istupidito!
Quanto avrei fatto meglio se ti avessi posto a sveltirti e a fare l’Assistente, invece che ti ho messo non a tirare la carretta, ma quasi in una posizione di privilegiato!
Mi pare di avere detto abbastanza: cosa vuoi? a furia di dire: fa così, fa così, - e vedo che non fai e che ti intestardisci, e vedo che la posizione si aggrava, e tu poi che mi riferisci il falso, tanto sei accecato e pieno di te stesso, da avere gli occhi e non vedere ciò che io stesso avevo veduto fin da quando sono stato a Caorle: come vuoi che possa pensare e scrivere diversamente? Ma non capisci che a Caorle si è alla vigilia del fallimento morale e di dovere vergognosamente partire!!!
Come potrò più credere a te e alle tue lettere? - Io ti supplico ancora nel Signore di non darmi dei dispiaceri ma, come dice San Paolo, forma gregis factus, renderti per la carità
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di Gesù Cristo adatto e fatto pel tuo popolo.
Vedi che tu non sei un cenobita, e di quell’orario che mi ha mandato, nulla ti ho risposto, perché quello è l’Orario d’un Noviziato, no d’un Parroco, e d’un Arciprete di Caorle che ha tutto da fare e fin da mettere a posto tutti i Registri.
Oggi mandiamo di qui a Don Sterpi i Registri per Caorle; vedremo e manderò a vedere se saranno subito messi in ordine o no.
È dal mese di Luglio, ma anche dall’altro anno che picchio, sed non fui auditus!
Bada, figlio mio, di ricevere umilmente questi rimproveri che ti do, perché la cura delle anime è cosa divina.
Coloro a cui Dio ha dato la missione e la cura di lavorare alla salute delle anime e di predicare la divina parola, devono avere e una gratitudine speciale a Dio e un impegno speciale, perché la fatica che essi fanno nel curare il popolo cristiano e pascere le anime è il maggior segno che possono dare a Dio della loro carità". Tu devi studiare il cuore, i desideri e lo stato della tua popolazione, e non urtarla, ma vedere ove appena appena ti è possibile di accondiscendere e accontentarla, facendoti tutto a tutti: omnibus omia factus!
E Nostro Signore e la SS. Vergine ti daranno abbondanti grazie celesti per sostenere il peso che porti. E devi andare alle tue anime con generosa fiducia e carità, senza lasciarti sgomentare dalle difficoltà o dal poco frutto, perché (se farai come ti ho detto, cioè non solo pregherai, ma farai anche il resto che ti ho sempre e tanto raccomandato) Iddio sarà con te.
Non devi però esigere dal tuo popolo e dalle anime ciò che è superiore alle loro forze; ma operare soavemente, come faceva il Signore: niente di violento né di troppo calcato nelle sue parole: spargeva dolcemente il seme e lasciava che mettesse da sé, cioè mediante la sua secreta operazione nelle anime: così dobbiamo fare anche noi, e avere molta fiducia nella operazione che Dio fa nelle anime.
E devi unire molta prudenza alla carità.
Se è vero che, per dare la mano alle figlie di Maria, hai disgustati gli uomini, vedi che ti saresti regolato con poca avvedutezza e prudenza; - bisognava poi che tu ti rendessi ben più conto della tua posizione che era già tanto compromessa.
Così mi avevi assicurato che l’Organista si era licenziato da sé, - è vero? O sei tu che lo hai licenziato?
In buon Parroco benché non debba temere le persecuzioni di qualche
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triste e maligno, e debba anzi desiderare di soffrire qualche cosa per la causa di Cristo, tuttavia deve operare con prudenza, per non dare occasione più di male che di bene.
E, per oggi, basta: Che la Madonna dell’Angelo ci aiuti!
Non ti offendere, caro Don Ferretti, se vi troverai qualche cosa in questa mia che, a tutta, prima, ti può parere contro la carità.
Prendi tutto come dalla mano di Dio e nella parte migliore, ma non buddisticamente.
Datti attorno, e sistema ogni cosa, ma bene e presto.
Non desidero una lettera di promesse: me ne hai già fatte tante: non perdere tempo: mettiti al lavoro per le anime.
Vedi che ti ho date le Suore, anche per aiutarti presso la popolazione: le Suore sono vedute bene, ma l’Arciprete no, perché sei pesante, noioso e li stanchi tutti.
Bene, comincia una vita nuova per l’amore di Dio benedetto e delle anime.
Prego e pregherò per te. - Coraggio!
Che la SS.ma Vergine ti conforti, ti assista e ti benedica.
In Gesù Cristo e Maria SS. tuo come padre in X.sto
Sac. Orione
della D. Pr.