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        Tortona, 11 Agosto (1939)


Caro Andrea, (Oldoini)


Ti scrivo due parole di ricordo, affettuose e care come la nostra amicizia. Te le scrivo perché mele detta il cuore in questo brevissimo periodo di tempo (due giorni) in cui potrò stare accanto a Don Orione. Credimi, caro Andrea, che le nostre due persone debbono essere un poco abbinate nella sua mente, poiché , si può dire, ogni volta che vede me, chiede di te e tue notizie. Ieri sera mi ha parlato piuttosto a lungo di Andrea: sono stato piuttosto reticente nel giudizio insistendo sul mio pallino e cioè le tue spiccate tendenze penalistiche.

Ho saputo che gli hai scritto e penso alle parole che ci disse in automobile quel giorno che ci portò a visitare la Villa Santa Caterina.

Ricorderai meglio di me quando leggerai e forse quando ricorderai pure quella diversità di opinione fra noi relativamente alla possibilità di applicazione di determinati punti di quanto ci aveva detto.

Strano che mentre avrei varie cose da scriverti di ora, ti parli invece del passato, ma in realtà esso da quel primo giorno in cui siamo andati assieme prima in quella Chiesa a confessarci e poi da Lui a chiedere consiglio da un certo aspetto, forma per me un tutto

unico col presente.

Ti dirò dunque che jeri sono di nuovo andato in via Bosco a cantargli cose certo non liete: di queste deve sentirne poche da me e probabilmente dalla massima parte dei visitatori. Egli mi ha detto cose buone e mi ha anche benedetto prima di lasciarmi. Ero quindi andato alla stazione per ringraziarlo, ed Egli mi ha proposto una permanenza a Bra di due giorni con Lui. Spiacente di non aver meco anche te. Erano le 8 meno 5 di sera, il prossimo treno partiva alle 9.15.

Sono andato in quel tempo a casa mia a mangiare ed a cambiarmi, poi a casa di Falchi, per vedere se poteva venire anche lui a Bra e poi sono corso al treno arrivando ancora con cinque minuti di ritardo. - Che ne dici? Eccomi così a Tortona (mattino dell’undici) in una camera col San Pietro col gallo (deve essere di scuola spagnola del 600), e con una icona bizantina dipinta sul legno in Russia, non so bene in qual secolo poiché mi intendo troppo poco della pittura russa.

Osservando però che il manto ha un disegno Kasimir, l’epoca potrebbe essere posteriore al 1600. Potrei sbagliare di grosso, comunque è deliziosa e prima di scriverti

l’ho contemplata a lungo. Vi sono inoltre due crocifissi uno dei quali di legno se non erro mi par di buona fattura.

  

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Ho visto ora un altro crocifisso sulla scrivania dalla quale ora ti scrivo pure bello. - Mi sembra di fare come il De Maistre (il fratello del sociologo) un giro attorno alla camera. La diversità tra me e lui è che io non ho per ora i 40 giorni di arresti e perciò mi limito a cenni in una lettera anziché farne materia di un libro. Come vedi, caro Andrea chiacchiero molto ma questo è forse il modo più innocuo di farlo e quindi non me ne faccio scrupolo.

Sapendo anzi alle tue prospettive settembrine (quando ci pensi fai la faccia truce per quanto ti è possibile) credo di non far male.

Il Falchi è a Genova da una decina di giorni e forse domenica andrà in Sardegna: per ora fa l’architetto.

Ti aggiungo (da una panchina) dal Santuario della Madonna dei Fiori presso Bra. - Come vedi avevo lasciato davanti un po’ di posto bianco per altra persona. - Te ne riscriverò la predica udita stamani.

Affettuosamente

     Carlo

[Don Orione, di suo pugno, aggiunge sullo stesso foglio quanto segue:]

         da Villa Moffa, 12/8/39.

Carissimo nel Signore,


Ho ricevuto la gradita tua col biglietto di tuo Cognato. Ricambio, saluti, molto cordialmente.

Caro Andrea, lieto animo esto in Domino. - Ti benedico.

Ossequio i tuoi Cari.

     Don Orione

[L’originale restituito a Oldoini Elena - corso Cavour 36 – La Spezia]