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[Minuta]

Urgente

A Don Risi

Ritira poi subito questo manoscritto dal tipografo appena composto questo Articolo. Questo va dopo la lettera o articolo di Mgr. Arcivescovo di Reggio

Cenni Biografici


Su di una dolce e un’amena collina del preappennino pavese, ricoperta in molta parte di vigneti, sorge Staghiglione, grazioso paesello della Provincia di Pavia e della Diocesi di Tortona.

Da Cribellati Giovanni e Risi Clotilde, coniugi di molta cristiana virtù, nasce nacque, il 28 Maggio del 1885, l’ultimo dei loro figli, che al quale due giorni dopo, al sacro fonte battesimale, riceve venne dato il nome di Felice, ricorrendo appunto la festa di San Felice Papa e Martire.

Lo battezza battezzò il Prevosto Sac. Carlo Tavella, che il quale, anche attualmente, in età avanzata, regge la parrocchia, e ora ed esulta di gioia per la nomina del novello Vescovo.

Felicino, come lo così si suole soleva chiamarlo – passa passò i suoi primi anni alla scuola sapiente della pia ma genitrice, donna tutta amore, energia e sacrificio per i suoi figli, ai quali sa seppe dare un’educazione veramente cristiana. Oggi essa non è più, ma Lei - ed è passata all’altra vita senza raggiun aver avuto la consolazione di vedere il suo caro figlio Sacerdote, seguita a breve distanza dal marito Giovanni; ma entrambi esultano di gaudio eterno oggi dagli eterni gaudî che Dio avrà loro preparato.

Oh! se per un momento almeno i due buoni coniugi vecchi potessero alzare il capo dal loro sepolcro e rivivere nella Chiesa di Ognissanti in questa festa di San Pietro!...

Nell’Aprile del 1891, a meno di sei anni, veniva viene condotto alla scuola elementare del paese; la Maestra, una pia insegnante che vive, che tutto ricorda e che assisterà alla Consacrazione episcopale del suo antico scolaretto, non vorrebbe ammetterlo, perché è ancora troppo piccino, ma finisce col cedere alle insistenze della mamma, e Felicino ogni     













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Felicino ogni giorno va alla scuola. Due mesi dopo é promosso alla seconda e compie così facilmente e sempre lodevolmente il corso elementare inferiore.

Nella Pasqua del 1894, già serviente all’altare, specialmente per opera della nostra buona maestra, viene ammesso alla 1a Santa Comunione; - una vera eccezione per quei tempi, poiché soltanto circa i dodici anni solevasi am promuovere i fanciulli alla Mensa Eucaristica.

Il 22 Aprile del 1896 riceve ricevette da Sua Eccellenza Monsignor Igino Bandi Vescovo di Tortona, and in Sacra Visita a Staghiglione, il sacramento della Cresima, e, dopo la funzione, si presentava col Papà a Monsignore per pregarlo di riceverlo in Seminario, desiderando ardentemente di farsi Sacerdote.

Ma il Signore ten aveva altri disegni; ed il primo settembre dello stesso anno entrava invece nel Collegio di Mornico Losana, che è la prima casa filiale, aperta pochi mesi prima innanzi dal novello fondato Don Luigi Orione Fondatore dei Figli della Divina Provvidenza; ed è e fu proprio lui, Don Orione, che ricevette il piccolo Cribellati e lo benedisse.

Direttore del Collegio è era il Sac. Paolo Albera il primo compagno di Don Orione, attualmente Vescovo di Flaviopoli ed Amministratore Apostolico della Diocesi di Mileto, che prende prese a voler molto bene al suo studente ché i alunno, forse perché il più piccolo della classe.

Il Cribellati, pur avendo fatto al paese la sola terza elementare, - mancandovi il corso superiore - dopo un breve esame, viene ammesso fra gli alunni della quinta, che lo vedranno sempre fra i primi a disputare, settimanalmente, la medaglia per pietà, condotta e profitto.

Da Mornico passa alla Casa Madre di Tortona per gli studi ginnasiali. Quattro anni gli bastano, superando felicemente in un solo anno gli esami di due classi. Il 24 Giugno del 1899 riceve dalle mani di Don Orione l’abito chiericale.

Dopo la cerimonia il celebrante rivolse alcune parole, prendendo come tema un versetto del Benedictus; “Et tu, puer, propheta Altissimi vocaberis: praeibis enim ante faciem Domini parare vias Eius...”

Con il Chierico Cribellati altri sei hanno ricevuto eravamo a ricevere il santo abito; ma egli era il più piccolo; fin da allora parve cosa molto insolita quel discorso ma ora,    















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ricordando le parole del venerato Superiore, ci pare proprio che, in modo particolare, fossero a lui rivolte. Iddio sa questo e altro che, oggi, riteniamo doveroso e prudente tacere.

Durante l’anno di 4a e 5a Ginnasiale il Chierico Cribellati diventò il segretario particolare di Don Orione col quale passava tutto il tempo che gli restava libero dalle occupazioni scolastiche, la sera specialmente lavorava e dava al lavoro molta parte della notte e descrivere i; e fu in questo periodo di tempo che attingendo più direttamente alla sorgente prima, il giovane nostro Chierico prende deve aver preso ad amare più intensamente la nascente Congregazione alla quale consacrerà presto presto la sua vita.

Sempre molto applicato quel per allo studio e di esemplare condotta, mentre compiva al Seminario Vescovile di Tortona i corsi filosofici e teologici presta anche prestava pure l’opera sua nella cura dei giovani della Casa della Divina Provvidenza.

A 18 anni egli era già prefetto generale dell’Istituto con circa duecento giovani alunni ai quali sa seppe dare tutta la disciplina nell’amore in Gesù Cristo, - e, quando termina terminò il regolare corso degli studi, non conta contava che venti due anni. I suoi compagni era erano già sacerdoti ed egli, semplice suddiacono, doveva attendere, per difetto di età

Ma l’attesa però, a Dio piacendo, non è fu molto lunga poiché il santo Padre Pio X di v. m. direttamente in via urgentissima con ventun mesi di dispensa interessato personalmente, visto il bisogno del nascente Istituto, benevolmente permette concesse che il Diacono Cribellati venga venisse ordinato Sacerdote il 21 settembre del 1907.

E la sacra Ordinazione gli venne conferita da Sua Ecc.za Mgr. Ambrogio Daffra, Vescovo di Ventimiglia, il quale, ora, benché in età di 82 anni, verrà a Roma, alla Consacrazione Episcopale sarà Vescovo Consacrante.

Don Orione intanto assume La Piccola Opera della Divina Provvidenza intanto è chiamata a Cuneo l’Oratorio festivo della Parrocchia del Sacro cuore di Gesù e lì chiamato da dal cuore apostolico del Canonico Monsignor Peano, e, insieme coll’Oratorio Festivo dovendovi iniziare inizia un Istituto per il ricovero della gioventù povera ed abbandonata. A Dirigere le due opere, il 4 Ottobre, festa della Madonna SS. del Rosario è mandato il Don, il nostro amato Don Sterpi, sostituto di Don Orione, vi accompagna Don Felice Cribellati, Sacerdote da soli 15 giorni”

E Cuneo diventò così il suo primo campo di lavoro del nostro caro Confratello. Mentre nei dì festivi consacra l’opera sua al ricreatorio parrocchiale, nei dì feriali è tutto intento al compimento del Santuarietto di Sant’Antonio, già iniziato da Monsignor Peano     













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alla barriera di Nizza, e, benedetta appena la nuova Chiesa il 25 Dicembre, ai primi di Gennaio Don Felice rompeva col piccone la crosta gelata del suolo sul quale sorgerà la Colonia Agricola.

La bella Casa è già innalzata e popolata di tanti poveri fanciulli, che nel loro direttore trovano il padre e la madre; un bollettino, che Don Felice pubblica mensilmente, diventa lo strumento della Divina Provvidenza per dar pane ai poverelli di Cristo ed egli, il giovane sacerdote, popolarissimo in città, diventa ed é chiamato il padre di Sant’Antonio.

Questo noi ricordavamo quando il 13 Giugno abbiamo saputo che il Santo Padre, parlando ai nuovi Vescovi ai quali aveva imposto il rocchetto, finiva con augurare ad essi che fossero i Vescovi di Sant’Antonio.

Nel Giugno del 1910 un telegramma di don Orione chiama Don Felice a Reggio Calabria per dar vita ad altre istituzioni.

Il Delegato Pontificio per i luoghi del terremoto, Monsignor Emilio Cottafavi, ha espletato ormai la sua nobile e difficile missione; egli lascerà Reggio Calabria per far ritorno alla sua Reggio Emilia, ed intende che lassù, a San Prospero, dove ebbe sede la delegazione pontificia, abbia a restare qualche opera di carità a ricordare l’amore del Papa Santo Padre e suo per la terra sì dolorosamente provata; e lascia la sua con la più ampia approvazione del Papa, lascia la sua residenza a Don Orione.

Don Felice Cribellati è a Reggio prima che Mons. Cottafavi parta per ricevere dalle sue mani di Monsignor Cottafavi il prezioso pegno.

Assiste il 26 Giugno alla inaugurazione di quel gioiello di Chiesa che è San Prospero, e il 10 Luglio a quella di San Francesco a Borraie entrambe a lui affidate.

E quando Monsignor Cottafavi parte il giovane Figlio Sacerdote della Divina Provvidenza ha già iniziato a San Prospero coadiuvato dai nostri Don Quadrotta e dai compianti don Tassoni e don Gandini un corso di scuole elementari per i figli di civile condizione ed a Borraie coadiuvato dal Chierico Quadrotta e dal compianto Don Gandini un scuola serale gratuita per i figli del popolo, frequentata da oltre 150 alunni dai sei ai venti anni. Quanti in questi ultimi tempi incontrano Don Felice per le vie di Reggio gli hanno ricordato quella scuola che tanto bene ha fatto.

Sempre su la breccia da mane a sera e spesso sino a notte tarda, sacrificando anche il cibo al lavoro, c’è un momento in cui pare che al povero nostro Don Felice vengano meno le forze; Don Orione se ne preoccupa e chiama un buon medico a visitarlo.

Dopo una accurata diagnosi egli assicura che non c’è nulla di male, proprio nulla; é una fibra sanissima, una macchina senza guasto alcuno, ma senza pressione. Non ci vuole che un poco di riposo, perché così, sempre in moto, non si vive.    












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Nell’Ottobre del 1911 Passa qualche anno, e, incominciate ormai le Case di Reggio, Don Cribellati è di nuovo a Cuneo, alla sua Colonia Agricola, a suoi orfani prediletti, al suo Ricreatorio, e vi passa altri due anni, prodigandosi anche fuori in opere di ministero, specialmente al Santuario Parrocchia del Sacro Cuore dove ancora é ricoverato, e prepara, col Bollettino Sant’Antonio, la base di un nuovo grandioso Santuario.

La città che è buona, molto buona, segue con amore l’opera del Padre di S. Antonio, e tutto lascia sperare bene, quando il Signore dirige altrove i passi di Don Felice.

Dopo una tournèe di predicazione in Calabria, durante il Settembre e l’Ottobre del 19.. per più mesi con tre, quattro corsi di esercizî spirituali di seguito con quattro prediche al giorno, ricordo che tornò in Piemonte sfinito, e fu costretto a tener il letto per un mese, ed il Superiore, a titolo di riposo, lo mandò a reggere il Collegio Convitto di San Remo, dove sono circa erano oltre 70 giovani delle scuole elementari, tecniche, ginnasiali e liceali.

Ma dopo un primo periodo di forzata quiete, quasi settimanale anche da S. Remo faceva come visita a Cuneo per dare ???? ancora al suo successore gli fu dato l’incarico di visitare alcune nostre Case del Piemonte, sempre restando di pianta a San Remo. A S. Remo Qui, a pochi passi fuori Città, sul Corso Cavallotti, v'è una cara Chiesuola dove Don Cribellati ha aveva celebrato la sua prima Messa, il Santuario di Nostra Signora della Mercede della famiglia Parodi, e qui, quasi ogni giorno, egli si recava nelle ore nel in cui in giovani meno han bisogno della sua presenza, per darsi alla cura delle anime.

Là predica e confessa Tenne conferenze, predicò tridui e novene, mesi di maggio e di giugno, lasciando dietro di sé un solco ben profondo quando, dopo quattro anni, ?????? dové partire lasciarci, inviato telegraficamente a Messina, in un momento assai difficile per i fedeli del al popoloso quartiere che fa capo alla nostra chiesa della Consolata la nostra Chiesa sorta ai tempi del terremoto. Padre Felice, in breve tempo, diventò anche a Messina il padrone degli animi, il suo lavoro indefesso, la sua parola di apostolo apostolica ed il suo spirito di abnegazione, manifestatosi specialmente nel periodo della epidemia spagnola, si impongono imposero e la sua chiesa era sempre gremita di popolo, sempre assiepato il suo confessionale.

L’opera del Catechismo trova trovò specialmente in lui un grande aiuto. Ma anche Messina non lo avre ebbe a lungo poiché nell’Ottobre del 1918 il Superiore lo riinvia   















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trasferiva nuovamente a Reggio.  

Direttore ed insegnate nell’Istituto San Prospero, Confessore dei Chierici del Seminario Arcivescovile e di molte case religiose della Città , egli consacra consacrò al ministero della parola e della Confessione fin l’ultimo momento che l’ufficio suo gli concedeva.

Predica Predicò senza stancarsi mai e senza stancare, perché la sua parola sgorga dal cuore: non v’è chiesa della Città che non l’abbia visto sul pergamo ed anche fuori molti Parroci fanno andarono a gara per averlo.  

Passano così altri due anni finché nel Novembre scorso, inaugurandosi a Roma la nuova parrocchia di Ognissanti, al Quartiere Appio, affidata dal Santo Padre ai Figli della Divina Provvidenza, Padre Felice, come lo chiamano a Reggio, vi é inviato come quale coadiutore del curato Parroco e col mandato di organizzare le opere Associazioni e le opere parrocchiali pro juventute.

E nel nuovo campo di fatiche egli è sempre instancabile, sempre contento, sempre lieto, sempre sorridente con tutti.

Torna a vita l’Associazione Unione delle Madri Cristiane e l’Apostolato della Preghiera; ridesta le energie assopite del Circolo Giovanile Cattolico; è l’anima e l’ispettore delle nostre Scuole aperte a Roma.

Sacerdote Religioso di grande fede, è in chiesa, all’altare, al confessionale, sempre pronto a dare la sua opera di carità sacerdotale; religioso di grande cuore, si fa tutto a tutti, coi poveri, coi ricchi coi piccoli, coi vecchi cadenti, passando dal letto dei malati in mezzo agli ad organizzare i padri di famiglia e gli operai, e in mezzo alle centinaia di fanciulli dell’Oratorio Festivo con uno spirito sempre sereno, sempre uguale che fa della sua vita tutto un sublime apostolato missione e apostolato. Dicesi Si dice racconta in Congregazione che, già Sacerdote, Don Cribellati per più di tre anni non trovasse tempo a spogliarsi e a riposare una notte a letto, ma che si accontentasse di qualche ora di sonno così vestito e alla buona per essere subito pronto alla meditazione e al lavoro, - e che risaputasi la cosa dal Superiore da Don Orione, spaven allarmato giustamente impensierito per la salute di lui, con un ordine perentorio abbia posto limite all’infaticato discepolo.

Quanto positivamente ci sia in questo di vero, non so, questo so che il nuovo Vescovo di Nicotera e Tropea fu sempre di una grande attività e un vero facchino di Dio: missioni, novene, panegirici esercizî spirituali, discorsi alla gioventù per promuovere istituzioni d’indole sociale, conferenze alle donne cattoliche, dovunque andò fu un lavoratore indefesso: dovunque pose la mano là si era sicuri che le opere era una fiorita di opere buone.     












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Insegnante di storia, di francese, di latino, d’italiano, di filosofia: scrittore facile, vivo, elegante, - fu anche giornalista stimato nel campo religioso, perché benché alieno dalla politica.

Oratore dalla parola ordinata, elevata, evangelica, egli sa commuovere le anime turbe e portarle ai piedi di Dio. “Ma quel Sacerdote si ammazza, disse un signore che assisteva un giorno alla sua quarta sua predica”. “No, no - rispose la Sua Signora - egli vive così nella fede e carità intensa, che trasfonde nell’uditorio: nel lavoro sacerdotale intenso è tutta la sua vita”.

Animato da un grande amore di Dio, e, diciamolo pure, da un grande amore di patria, ovunque egli è stato, ha lasciato per tutto la più bella, la più gradita impressione di sé, siccome di Sacerdote dalla intelligenza aperta ai nuovi problemi della vita sociale, molto portato per le classi umili, lavoratrici, per le quali, ove sempre che poté , non lasciò di svolgere un’azione cristiana, più equa, più giusta appunto perché veramente cristiana.

Egli nelle opere sociali volle sempre l’innalzamento il miglioramento giusto dei lavoratori, ma non mai la divisione tra i ricchi e i poveri, bensì faticò ad armonizzare le classi tra di loro in una vicendevole unione e cooperazione, cercando di animare e ricchi e poveri con quello spirito di fede e di amorosa carità che vivifica e fortifica.

Sempre rivolto ad intento a seguire e ad attuare in tutto gli indirizzi della Santa Sede, anche per quanto si riferisce alla passionata questione sociale egli fu sempre per tutte le istituzioni indicate dal Sommo Pontefice per tutte le direttive pontificie e per l’attuazione della Rerum Novarum. Né poteva essere diversamente, per chi se si pensi alla da che scuola ove donde egli esce, e alla mente piena di equilibrio e non unilaterale di Monsignor Cribellati, nonché alla ai suoi principî, alla sua sana dottrina, e alla sua alla prudenza illuminata che hanno sempre rivelato in lui un uomo sacerdote uomo ottimo elemento di governo.

Assai esperto di uomini e di cose, e buon conoscitore della Calabria, ove fu più anni, e vi disimpegnò delicati incarichi con piena soddisfazione dei nostri Superiori, si comprende come poco più che trentenne sia stato chiamato dalla fiducia e dal suffragio de’ suoi Confratelli a far parte del Consiglio direttivo dei Figli della Divina Provvidenza.      

















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E si comprende anche ancora come la sapienza del nostro Santo Padre Benedetto XV abbia posato lo sguardo sopra di lui, e benché di soli 36 anni, giovanissimo tra i Vescovi, lo abbia dato a Pastore delle Diocesi riunite di Nicotera e Tropea, che contano più che settanta Parrocchie.

Mentre noi scriviamo il nostro caro Don Felice è là nella Casa dei PP. Passionisti alla Scala Santa a ritemprare lo Spirito le energie dell’anima e ad attingere ai piedi di Gesù Crocifisso e della Vergine Addolorata quello spirito di sapienza, di carità, di pazienza di fortezza, di pazienza, che dovrà guidare i passi del suo episcopato.

Che Iddio lo accompagni!