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[Da Copia dattilografata]
Copia e minuta
A sua Emin.za
Il Card. P. Boetto
Arcivescovo di Genova
Roma, 1° Novembre 1938.
Parrocchia Di Ognissanti
via Appia Nuova, 244.
R O M A
Eminenza Rev.ma,
Le bacio con profonda venerazione la Sacra Porpora: mi metto in ispirito ai Suoi piedi, come a quelli della Chiesa, e vengo in Domino a chiederLe una carità per un certo ceto di poveri.
E sono lieto di chiederla nella festa di Tutti i Santi, e da questa Loro Chiesa, dove Vostra Eminenza si degnò di venire per la inaugurazione dell’Istituto San Filippo.
L’Istituto, grazie a Dio, va bene, ed é fiorente di circa mille alunni, dei quali un cinquecento fanno le Magistrali, e così speriamo, col divino aiuto, di preparare dei buoni maestri, che facciano sempre più cristiana la Scuola. - Ma vengo allo scopo della presente.
Non di rado, Eminenza, mi si presentano casi veramente pietosi di Signore le quali erano già ricche, e, talora, sono anche nobili, - ma ora decadute, e a tale stato di miseria e di avvilimento da non credersi.
Vestono,
magari, certi
ancora
vecchi abiti che fanno pensare all’antica loro agiatezza: prima
avevano domestiche e ogni comodità , - ora, poi, non hanno più
da mangiare
neanche da pagare quel tanto
poco
da poter
essere accolte all’Istituto Martinez, e
neppur da mangiare.
Al Piccolo Cottolengo di Genova già ne abbiamo, e c’è
anche
ce n’è
una che è pure prima cugina di Sua maestà la Regina Elena; - erano
tre sorelle, le altre due
morirono di miseria e demoralizzate
di
demoralizzazione, la superstite fu poi accolta al Piccolo Cottolengo.
Ma ve ne sono altre che aspettano, da tempo, d’essere ricevute e alcune di nobili Famiglie.
Però
non si può mettere insieme serve e padrone, né
alla stessa tavola né
a dormire nella stessa camerata, - ci vuole un senso di convenienza
sempre, ma specialmente nel fare il bene, e
per
non avvilire. Ma, come fare?
Da tempo mi venivo raccomandato a Santa Caterina di Genova, nobilissima, e Le ho promesso che, se mi mandava una casa adatta per vere signore, ma decadute, approvandolo l’Autorità ecclesiastica e i miei Superiori, la avrei posta sotto il Suo nome e patrocinio.
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Sia
tutto a gloria del Signore: la Casa della
la
Divina Provvidenza l’avrebbe mandata, ed è una Villa già dei
Marchesi Durazzo, a sei
chilometri da Genova, in collina, e bella posizione, a Pino di
Molassana; c’è anche la Cappella e in buono stato.
Giovedì, 27 novembre, l’ho visitata, e sabato 29 corr. la Divina Provvidenza ha mandato tutto il danaro per pagarla, senza che io lo chiedessi ad anima viva.
Eminentissimo, è la Divina Provvidenza! - Avevano chiesto lire 160.000, - si concluderebbe per lire 100.000, e ci sono, tutte.
La Villa non è molto grande, ma già capace di accogliere venticinque signore, ciascuna con camera propria, al secondo e terzo piano. Al quarto, starebbero le Suore addette, e comodamente, - è un sotto - tetto, ma sano, luminoso, arieggiato.
C’è
poi un
Ci sono poi tre
saloni di disimpegno ad ogni piano; e, al piano terreno, cucina,
refettorio, dispensa, forno, legnaia, etc.
Avanti
a retro c’è un
alquanto
giardino, e
pure di lato
poi un po’ d’orto e una striscia di terreno a viti e piante da
frutta. Penso fino
che S. Caterina, che
la
quale
era di buon gusto non solo nello spirituale ed
era pure
buon amministratrice, se ne sia proprio
voluta
incaricareta
lei, e chissà che, in avvenire, non faccia di più.
Per
rimetterla un po’ bene occorrerànno
qualche decina di migliaia di lire, ma la Divina Provvidenza non fa
le cose a metà, e, se non farò il barabba, ho fede che farà il
resto. E il barabba non lo voglio più fare, ma voglio amare e
servire Gesù, la S. Chiesa e i poveri, e
per divino aiuto
per
la grazia di Dio,
sino a consumarsi tutto. La Madonna SS. mi assisterà da Madre!
Ora
vengo a mettere me, povero peccatore e indegno straccio della Divina
Provvidenza, ai piedi e nelle mani di Vostra Eminenza Rev.ma, e,
benché sappia tutta
la mia grande miseria, fidato nel Signore, umilmente La prego di
degnarsi concedere che, nel nome di Dio benedetto e solo alla Sua
maggior gloria: invocata Maria SS., Regina dei Genovesi: Santa
Caterina di Genova, - che tante e tante volte ho invocato
chiamata perché assistesse me e i miei poveri, come già assisteva i
malati dell’Ospedale di Genova, e particolarmente invocati, nella
Santa Messa di oggi, Tutti
i Santi,
chiederei, Eminentissimo,
che
mi voglia concedere di aprire, nella detta Villa, una Casa
per Signore decadute,
che però non si chiameràebbe
così, ma “Casa
Di Santa Caterina Da Genova Per Signore”.
Di più La prego, Eminenza, di voler benedire a cotesta minima opera che non è dell’uomo, ma da Dio: benedire ai Benefattori, a quanti la abiteranno, perché amino tanto Nostro Signore, e anche a me, che più di tutti ne ho bisogno.
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In quella Casa voglio che si preghi secondo i desideri di Vostra Eminenza Rev.ma e per i bisogni della Santa Chiesa, e che sia tutta roba del Signore e della Santa Chiesa.
Ciò detto, sento di dovere ancora aggiungere che, anche Vostra Eminenza Rev.ma, nella Sua paterna e pastorale saggezza, ritenesse di non dover concedere, io ne sarò sempre lieto e felicissimo in Domino, poiché so che tutto quello che il Vescovo dispone, Dominus est, Domius est!
Ed ora ho finito, et laus Deo!
Bacio
di nuovo con grande venerazione la Sacra Porpora: Le chiedo scusa di
averLe scritto così
prolissamente
su questi
poveri fogli e pur con troppa libertà e confidenza, e La prego di
mettermi le Sue sante mani ben forti sulla testa, poiché non
desidero altro che benedizioni, per il grande bisogno che ne ho. E mi
abbia, Eminenza Rev.ma, qual Suo ultimo, ma devotissimo servitore in
Gesù Cristo e Maria SS.
Sac. Luigi Orione
dei Figli della Divina Provvidenza.