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[Manca l’originale]

[1890 - '92]  

Stamattina prostrato all’altare

Per te, Mamma, pregava il buon Dio

Quando vidi a me innanzi volto

Sorridente d’amor l’angelo mio

E una rosa porgendomi e un giglio

Benedisse alla Madre e al Figlio

Del giardino del cielo sono fiori

che di Lima la Rosa t’invia

l’angiol disse a fra cento fulgori

m’additò poi dei Santi la via.

Vidi il cielo e fra l’altro ravviso

per te un trono lassù in Paradiso

Non mi dite che bello é l’azzurro

e leggiadro è il rubino dell’onda

non mi dite che l’alma al sussurro

di dolcezza soave s'inonda

non v’ha lingua che al vero vanti

le bellezze che brillan nel cielo.

Vidi in Dio virginei cori

ch’intessavan corone di  fiori

e dall’angiol splendente qual sole

mi fur volte ancor queste parole:  

Tai ghirlande ingemmate di stelle

cingeranno le tue sorelle

Pel Papa lassù in cielo s’attende

a un gran trono che d’oro risplende

e la mamma l’attende Maria

che ridendo a me innanzi venia

A lei porsi la rosa e il giglio

giacché m’ama e mi veglia qua[l figlio.]

Gradì il dono la Vergin Regina

e stendendo la mano divina:

Benedico alla Mamma ed ai figli,

a Lei rosa e a voi Vergini i figli.

Benedico alla mamma e le svelo che l’attendo con me lassù in cielo.  

Chi sei tu che dall’ombra del tempio

ove fosti novel Samuel

sorridendo d’amor ti contemplo       

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quale giglio su candido stel

Non mi dican che bello è l’azzurro

e leggiadro è il rubino dell’onda

Non mi dican che l’alma al sussurro

di dolcezza soave s’inonda

la bellezza che brillati in viso

mi dà il bello del Paradiso.