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[Da copia dattilografata]
Anime e Anime!
Tortona, Venerdì Santo del 1923.
Alle buone figliuole di Dio, Missionarie della Carità
che sono al Piccolo Cottolengo di Genova
Deo gratias! Vi mando, con i più santi auguri di Buona Pasqua, alquanti foglietti che parlano della devozione del Beato Cottolengo verso la Madonna e della devozione che verso la Madonna dobbiamo avere noi, e mantenere in codesta Casa di Carità.
Portate al più presto di questi foglietti a Via S. Lorenzo, 21 e alla Famiglia della Signora Giuseppina Gambaro, a Via Solferino 13.
Essi vi arriveranno per posta, se io non avrò tempo a mandarveli in altro modo.
Datene a tutti i Benefattori del Piccolo Cottolengo e spargetene nei negozi. Così vedete di pregare la Signora Dodero e quelle Signore che più specialmente si occupano del Cottolengo, perché in queste giornate della Pasqua ne facciano una larga diffusione tra conoscenti ed amiche. Ed ora vengo a pregarvi di una carità verso i poveri. A me sembra, o buone figlie di Dio, che voi altre, troppo preoccupandovi dell'avvenire e di quelle vostre consorelle che potranno, in seguito, venire, abbiate tolto troppo posto ai poveri di Gesù Cristo. Ci ho pensato e pregato più volte; non dobbiamo avere degli appartamenti, ma la carità del Signore ci deve portare a dare ai poveri anche il nostro letto se fa sogno.
Tenetevi dunque una camera sola lassù per voi altre, e le altre siano tutte per i poveri. E, quando occorrerà, date anche la vostra camera. Questo farete per l'amore di Dio Benedetto che vive specialmente nei poverelli.
Le vie della carità sono queste: Benedite il Signore che vi chiama a percorrerle e percorretele felici di tutto dare per Gesù e per i suoi poveri.
Già sapete che vi avrei veduto bene a dormire non in una camera, ma in soffitta, come le vostre consorelle che qui a San Bernardino fanno il noviziato. Dobbiamo sempre avere lo stesso spirito e fervore del noviziato.
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È poi necessario che parecchie di voi dormano qua e là nelle camere per l'assistenza notturna delle malate e ricoverate.
Se di voi altre tra le ricoverate ce ne fosse qualcuna in più, mi piacerebbe assai, - più che non vedervi ad avere una camera per voi. Questa lettera non la vogliate distruggere, ma tenetela pure come una linea che vi do’ nella direzione. Essa, badate bene, non ha tono né intenzione di correzione e di rimprovero, no affatto, ma solo vi esprime qualche cosa di quello spirito che vi deve animare e guidare.
Quanto poi alle vostre malate e ricoverate siate più madri.
Non ho messa in codesta Casa nessuna Superiora, e neanche ho mai detto che la vostra sorella Maggiore che costa’ è tra di voi avesse ufficio, tono e titolo di Superiora, e neanche nome di Madre, come invece è al Cottolengo di Torino. E ciò feci con intenzione: perché la Superiora o, meglio, la Madre del Piccolo Cottolengo di Genova desidero e prego che sia la Madonna SS.
Ma, quando dico e scrivo che siate più madri, intendo che siate più materne coi poveri: non abbiate mai timore di essere troppo materne. E così è pure mio desiderio che non allontaniate dal Cottolengo né le visite, né le Signore che venissero, sia per visitare che per aiutarvi. Ad un certo punto, come è accaduto a San Vincenzo de’ Paoli e allo stesso Beato Cottolengo, il sevizio di persone addette a istituzioni di carità, come codesta
in cui ci siamo imbarcati a Genova, nel nome e findati nella Divina Provvidenza, non può più bastare, - e per quante Religiose noi avessimo, o non basteranno mai, o, per altri buoni motivi che sarebbe lungo dire, avremo sempre bisogno di avere altre persone, anche non religiose ma di buono spirito e (Dio volesse! ) anche di buone famiglie cioè di condizione civile che ci aiutino e che facciano dentro e fuori ciò che noi non arriviamo più a fare, o non possiamo fare, - o perché non è conveniente per buone ragioni, o perché noi non sappiamo fare. E allora, se sarete sole voi altre, il ministero della carità ne soffrirà ne soffriranno i poveri di Gesù Cristo.
È venuta l'ora di allargare la base del personale che lavora dentro e fuori della Casa, ora che anche la Casa si è allargata e che, crescendo i poveri ricoverati, crescerà naturalmente il lavoro e cresceranno i bisogni.
Bisognerà andare con prudenza e conoscenza delle persone, ma vi supplico in Gesù Cristo di non andare con spirito di repulsione e di freddezza che sarebbero fatali, e che vi allontanano la gente anche buona e seria.
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E guardatevi poi dalle antipatie. Non dovete ora pensare a far del bene a quelle persone che vi stanno in casa, ma anche a tutti, (siano gente del popolo, siano Signore) che s'adoprano, in qualche modo, per i nostri poveri, o che vi verranno in Casa. Vi sono parecchie anime buone, sia nell'elemento umile, cioè del popolo di Genova, che tra le signore, che basterà confortarle un poco, animarle di più, incoraggiarle di più a venire o ad aiutare il Cottolengo: a far del bene, insomma ad interessarsi, a lavorare in Casa o fuori per Cottolengo, che Iddio si servirà di noi per tirarle di più a Sé, per farne una categoria di aiutanti supplementari che assumeranno, magari per turno, certi incarichi in Casa o fuori, e parecchie finiranno di farsi vostre Sorelle, anche quali vere Religiose. Ce ne sono parecchie che non attendono che una spinta. Molte non potranno lasciare l'impiego o la famiglia, saranno forse anche madri di famiglia, ma sarebbero però felici di essere chiamate, di essere incuorate, di essere quasi Suore del Cottolengo. Quante sarebbero ben felici di poter consacrare al Cottolengo alcune ore della settimana (o dentro o fuori) pur che sia pel Cottolengo e servendo i nostri infermi in Casa o trovarvi fuori aiuti, pur di poter rendersi anch'esse Missionarie o almeno Ministre di Carità pel Piccolo Cottolengo.
Tutto questo direte alla vostra Superiora, perché possa meglio regolarsi, sapendo di queste mie idee, e indirizzarvi nel Signore. E non vogliate no, o buone figliuole di Dio, cacciare a mangiare tra le ricoverate quelle che venissero ad aiutarvi sia dentro che fuori, di casa.
Piuttosto si, voi vorrete sedere vicino ed insieme con le ricoverate, ma non esigere che altre, non ancora preparate né arrivate dove la carità di Gesù ha portato voi, abbiano solo quello che date alle povere vecchiette o bambine; ma invitatele a fermarsi (dacché lavorano pel Cottolengo e date loro talora a parte e vitto conveniente. Vuol dire che verrà poi un giorno che vi diranno: «vogliamo anche noi sedere a mangiare con i poveri di Gesù Cristo», e allora sia pure. Ma darete sempre ad esse qualche cosa di speciale perché non tutti gli stomachi reggono a certi cibi grossolani.
E così farete con cuore semplice e generoso, con lieta umiltà e letizia perfetta di spirito, per l'amore di Dio benedetto e dei nostri cari Poveri.
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E state allegre in Domino, sempre allegre e mai tristi né imbronciate e tenete allegre tutte, ma specialmente le povere vecchie e le malate. E il Signore sarà con Voi!
Cominciando poi da questa Pasqua farete dire a tutte e direte con esse ogni giorno, e cinquanta volte al giorno ma tutte in una volta questa giaculatoria:
«Vergine Maria Madre di Dio fateci santi!» in quell'ora e luogo che meglio credete.
E in altro tempo, e per 33 volte al giorno:
Cuor di Gesù Tu il sai,
Cuor di Gesù, Tu vedi,
Cuor di Gesù Tu puoi,
Cuor di Gesù provvedi!
In altro tempo poi della giornata canterete tutte le Litanie in onore della Santissima Vergine, Madre di Dio e nostra. E quelle che non possono riunirsi in Cappella, le cantino sottovoce anche stando nelle loro camere, e anche d'in letto quelle che possono cantare.
Ma si faccia da tutte insieme e nello stesso tempo.
E vi preparerò dei quadri della Madonna da mettere sopra la porta di ogni camera.
E metteremo in quest'anno del giubileo su d'una colonna la statua della SS.ma Vergine anche nel Cortile. E in quella circostanza faremo una bella festa e la processione dei poveri. E ora vi benedico, tutte e alla Vostra Superiora e a voi e a quante sono le ricoverate. Auguro ogni grazia e consolazione per la S.Pasqua –
Vostro aff.mo in G.Cr. e Maria SS.ma
Sac. Luigi Orione O.D.P.