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[Dal numero unico "La Madonna di Monte Spineto" (A. l,  X)

Monte Spineto 20 Agosto 1899. - Articolo di Don Orione ]

Ave, Maria!

Con queste parole oggi un popolo di tuoi figli s'avvia dalle valli e dai paesi lontani, e solleva lo sguardo pieno d'amore verso Monte Spineto, e commosso ti saluta, o Vergine Benedetta o Ave Maria!

Fissando gli occhi sul tuo Simulacro, o dolcissima Madre nostra, noi sentiamo che tu sei qualche più che umana creatura, sentiamo di contemplare ritratta in umano sembiante quella ineffabile bellezza, che è l'adornamento più fulgido creato da Dio per il Paradiso! - Ave, Maria! Com'è dolce questo saluto!

È il saluto della pace sospirata da tanto, il saluto che ti annunciava la maternità divina, il saluto che i popoli vanno ripetendo quasi a confortarsi nel ricordo che tu, dal giorno in cui per la prima volta risuonarono quelle angeliche parole, sei diventata anche la madre di tante povere anime afflitte e il Figlio di Dio veniva a farsi nostro fratello!

Ave, Maria! Oh cara Madonna, lascia che con amore di figli e piangendo di amore noi veniamo ai tuoi piedi a ripeterti il soave saluto!

È un inno di fede, di gratitudine, di fiducia, di speranza e di tutto ciò che vi può essere di sacro e di grande nel cuore di poveri figli verso la loro madre: Ave, Maria!

O Maria! Madre, cara Madre nostra, ricevi questo grido dei tuoi figliuoli ed abbi sempre misericordia di noi, o Madre grande delle divine misericordie!

Ave, Maria! Vergine Santissima di Monte Spineto, Cara e dolcissima Madonna mia, con quanta effusione noi piangeremo appiedi del tuo altare, dopo tanto tempo che non siamo più venuti!

Ma tu ci conoscerai ancora, Madre nostra, guardaci... siamo tuoi poveri figli!

Aprici le braccia e il cuore affinché sul tuo seno troviamo conforto e vita!

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Sarà sempre commovente il ricordo di quel buon uomo che avendo veduto un povero orfanello lo accolse in casa sua, e gli diede il suo pane e il suo letto e lo allevò sovra il suo cuore, e lo nutrì più che tenera madre il figlio suo...Quante fatiche, quante

notti al lavoro, quanti sacrifizi, quante preghiere e quante lacrime perché quel figliuolo crescesse bene!

Passarono anni, e l'orfanello un bel giorno lasciò la casa del padre, - chiamiamolo così almeno noi, per un senso di pietà verso il povero uomo.

E quel padre dunque restò là solo! - e l'altro - oh dovremo chiamarlo ancora figlio? Si! chiamiamolo figlio ancora, chissà che questa voce non faccia del bene! - e quel figlio dunque passava indifferente e freddo davanti al padre già logoro e stanco, e non lo guardava neppure!

Oh quante volte, o Vergine Santa, quante volte fummo noi i figli ingrati che, accolti e benedetti da te, ci siamo poi allontanati dimenticando i tuoi benefizi.

Quante volte siamo passati quasi alle falde della tua santa montagna, e il cuore batteva in sussulto e il volto s'infiammava al pensiero che tu eri così vicina, - eppure si sentiva dentro che non eravamo come tu volevi, e non si aveva il coraggio di sollevare gli occhi a guardarti, o Vergine e Madre d'amore! Ah dovevamo guardarti!... guardati con fiducia..., forse il tuo sguardo si sarebbe incontrato col nostro, e un tuo sguardo ci avrebbe salvati da tante cadute!

Noi si pativa un dolore che non so dire, passarti ai piedi e non volgerti uno sguardo, e Tu certo pativi più di noi..., e noi la sentivamo la tua voce di Madre venir dietro alla vaporiera che fuggiva veloce, e colla vaporiera ah! era il tuo povero figliuolo che fuggiva dalla Madre sua!

Dovevamo guardarti, o cara Madonna, un tuo sguardo ci avrebbe salvati!

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O Madre, forse noi siamo peggiori di quei momenti, ma eppure non possiamo più resistere, e vedi che veniamo ad abbandonarci fra le tue braccia, a sfogare nel tuo cuore i nostri affanni, a nascondere fra le pieghe del tuo manto le nostre colpe!

Cara Madre, una parola, dì una parola di perdono e di pietà: siamo i tuoi poveri figli ancora, abbi misericordia di noi!

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Abbi misericordia di noi! Ai tuoi piedi vogliamo diventare degni tutti quanti di essere figli, così che nessuno sia rifiutato dalla materna tua benevolenza.

Ave, Maria! E noi ti salutiamo, o umile e grande più che creatura:  o Vergine bella di Monte Spineto che in soavissimo atteggiamento mostri il tuo divino Figliuolo in atto di benedirci! Salva, o beata! dal vivido fuoco di una fede profonda e tranquilla atteggi l'aspetto verginale al lieve sorriso di un'estasi materna!

Ave, Maria! Le generazioni passeranno dinanzi a Te venerandoti, piene di ammirazione e di speranza e diranno commosse: - qui è discesa dal Cielo la Madre nostra!

E qua verranno i miei figliuoli, oh il cuore mel dice! e verranno camminando su per mari e per monti agli splendori del tuo volto o Madre adorata e verranno da regioni lontane le barbare tribù a posare qui l'arco e la faretra e la natia ferocia!

D'indole e di costumanze e di colori diversi e di diverso linguaggio, e di terre fino allora divise e nemiche, qui, o Vergine, qui ai tuoi piedi io li vedo abbracciarsi e parlare un solo linguaggio: - e, scomparsa la confusione delle lingue, ai tuoi piedi si chiameranno fratelli, e fatti uni di fede e di madre, solleveranno da queste altitudini l'inno grande dell'amore celeste! E i secoli, come scrissero i tuoi prodigi, così andranno ripetendo le tue lodi immortali!

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Ave, Maria! Oggi dinanzi a te è il trionfo della fede, è una calca, una piena di turbe venute dalle città, dai villaggi, dalle campagne, senza curar di fatiche e disagi, bramose di penetrare nel tuo Santuario, di stringersi per un istante, incalzate dall'onda pia, al Tuo altare, di fissare in Te più da vicino lo sguardo, di ripetere: Ave, Maria!

O Maria, santifica tutto questo popolo, genuflesso a Te dinanzi e contrito...

Madre di grazie ti chiama la voce universale delle genti, che invocandoti da secoli e secoli riceve ogni sorta di benedizioni e di prodigi. E nuovi prodigi compi Tu oggi, aumentando le glorie della tua misericordia, e Maria!

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O Maria, rendi vana per sempre l'opera dell'inferno e del mondo, raffermando nel cuore ai tuoi figli quella fede per la quale Tu fosti degna d'essere Madre del Verbo e Madre nostra!

Più assai dei nemici che un giorno invadevano queste contrade, sono tremendi i nemici spirituali che ci insidiano e tentano colpirci dappertutto.

Quanto tristi e funesti i guasti dell'immoralità, della bestemmia e della miscredenza onde tanti poveri tuoi figliuoli sono contaminati.

O Maria, la quale cunctas haereses sola interemisti, distruggi questo spirito pagano che minaccia di convertire il popolo tuo in gente barbarica!

Ave, Maria! Tu non appari su questo monte a noi come oggetto di mondana curiosità n‚ qui ci vuoi come a luogo di passatempo, ma a meta di fede, e come sovrana benefattrice ti mostri, desiderosa di spandere sovra tutti i tesori inesausti della tua bontà di

Madre.

Ebbene, o Madre: salva il tuo popolo!

Tra il profumo d‚ fiori, tra il suono festivo delle campane e il rombo di cento mortaretti: tra un'onda di luce e un azzurro immenso di cielo, e lo scintillar di mille faci: tra le lacrime e la fede della tenerezza figliale, accogli o Pia, o Bella, o Clemente, la preghiera dell'anima: salva la fede del tuo popolo.

O Madre, è il voto di tutti, è il grido dei cuori, è il sospiro che ti mandano mille e mille figli qui venuti a piangere ed a pregar: salva, o Maria, salva ancora il tuo popolo!

Sac. L. Orione