V074T047 V074P092

1 Giugno 1923

Copia esattamente conforme.

D. Orione

[Testo dattiloscritto]

        Roma, 30 Maggio 1923.

Caro Don Orione,

D. Risi mi distoglie con tutta forza dal far domanda per essere ammesso da Mons. Cerrati; e mi prega di accettare la cappellania, che è nella Parrocchia delle Suore Francesi. Così io, oltre di aver modo di aiutarlo, pagando pensione, lo potrei anche aiutare in Chiesa confessando e predicando. In tal senso mi dice di aver già scritto a Lei, e ne aspetta risposta pronta, Le suore non possono più attendere, e, date le molte esibizioni di altri sacerdoti, si eleggeranno altro Cappellano, e a me si lascierà sfuggire scientemente un mezzo per completare di pagare in modo dignitoso il vitto e l’alloggio, e di lasciare senza modificazioni, il contratto vitale vitalizio. Sta a Lei scrivermi a volta di corriere, se debbo accettare.

Il Suo silenzio, e giustamente, verrà da me interpretato come Lei sia contento che io me ne vada, mettendo a mia disposizione il capitale passatoLe.

Dev.mo

     (a firma) Don Gius. Arigazzi.

               V074P092b

+       Anime e Anime!

        Tortona, I Giugno 1923.

        Venerdì.

Caro Don Risi,

Ricevo lettera da D. Arigazzi di cui trasmetto copia.

Amo le cose molto chiare e leali: tu sai che qualche giorno fa, vedendo che non potevo venire a Roma, ti ho scritto che mi pareva che il D. Arigazzi fosse ancora incerto sulla via da prendere.

Ho scritto così perché il dì innanzi, avevo ricevuta lettera di D. Opezzi, che mi diceva che D. Arigazzi stava per lasciarci.

Ora, invece, D. Arigazzi mi scrive con un tono come fossi io che mi opponga a che accetti quella Cappellania; è veramente magnifica!

Cari miei, statemi bene a sentire ciò che vi dico, a scanso di equivoci, e di pettegolumi: io so di non essermi mai opposto, né ho ragione di oppormi alle vostre combinazioni che ignoravo affatto, né intendo di oppormi, (né l’ho mai sognato), a che D. Arigazzi vada da quelle suore: contenti voi, contento io!

Se c’è qualcosa da guadagnare, mi è anzi più caro che ne possa avvantaggiare D. Arigazzi, che altri; né mai mi sarei aspettato che questa faccenda delle suore andasse a finire in una lettera simile a quella che D. Arigazzi ha creduto di scrivermi, quasi che io “scientemente”, come egli dice, gli voglia recare un danno.

Quanto poi ad avere io piacere che egli se ne vada, prego D. Arigazzi di farsi leggere ciò che alcuni giorni fa ho risposto, in proposito, a D. Opezzi.

E, in merito al danaro, non vorrei credere che egli intendesse con quella conclusione mettermi in imbarazzo: comunque, il capitale è a sua disposizione, diglielo pure, e dagli comunicazione della presente: saremo sempre amici lo stesso.

Me lo saluti anche, come saluto te e in Domino e nella santa Madonna.

Tuo aff.mo

     Sac. Orione

     Dei figli della Div. Provv.