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Bollettino Opera Divina Provvidenza Anno V° N° 18  

Tortona, 1° Dicembre 1907

Il Rosario

Colui che onora la propria madre, è, dice lo Spirito Santo, simile a chi raduna un gran tesoro.

Quali tesori di grazie saranno dunque promessi a coloro che onorano Maria, la quale, oltre ad essere madre nostra, è pur vera madre di Dio?

Iddio, che ha dato alla Santa Vergine la pienezza della grazia su questa terra, le ha certamente dato in cielo la pienezza della potenza a favore dei suoi divoti.

Dubitarne sarebbe come dubitare che il Figliuol di Dio voglia degnamente onorare la propria madre.

Tra le espressioni più graziose, e più dalla Chiesa raccomandate, della divozione a Maria è la pia pratica del Rosario.

Il Rosario pone sulle labbra del fedele la più belle parole che si leggano nel Vangelo, il saluto cioè dell'angelo a Maria, e il Pater noster insegnatoci da Gesù Cristo.

Poi lo conduce a contemplare, nei suoi Misteri, le virtù, i dolori, le glorie dei principali personaggi che nel Vangelo si incontrano, e che da 19 secoli sono l'oggetto del culto del mondo civile.

Il Rosario è adunque il Vangelo presentato ai cristiani in una forma popolare.

Sorride l'ignorante quando vede la corona nelle mani di qualche umile donnicciola, ma io vorrei dirgli: vieni, fratel mio, e leggi che cosa pensi di questa divozione un ingegno assai noto all'Italia, l'infelice compagno di Silvio Pellico, Pietro Maroncelli, il quale preparava un poemetto a Maria Vergine intitolato “Quindici rose”. Nulla, scrive egli, per la immaginazione e pel cuore, nulla di più poetico che l'ente nuovo che il cristianesimo ci fornisce, Maria di Nazaret, Vergine Madre.

I vari periodi della sua vita, in cui dalla storia religiosa ci viene presentata, furono soggetto, a’ più grandi scrittori d'ogni nazione, di componimenti che non morranno: Dante, Petrarca, Sannazzaro, Pope, Gaudenzi, Schiller, Racine, Manzoni figurano principali in questo numero.

Leggi, vorrei dirgli, che cosa scriveva di questa divozione un illustre











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Contemporaneo, il Regaldi, quando racconta d’aver ricevuto da sua madre una corona col consiglio di tenerla cara, se voleva giungere a meta gloriosa, e com’egli sempre seco la portasse, e sul mare, e nelle solitudini e nelle frequentate città.

Cerca, vorrei dirgli, nelle patrie storie come combattessero i suoi antenati gloriosi, e vedrai che, ai tempi di Pietro Micca, i battaglioni piemontesi, anneriti dal fumo e dalla polvere, al loro ritorno dalle mura, facevano dei loro tamburi accatastati un altare, e, postovi un Crocifisso, recitavano il Santo Rosario.

Si dirà che questa preghiera è una ripetizione di parole identiche la quale deve finire per cagionar noia? Ma e che cosa è una musica melodiosa? Non è forse la ripetizione del medesimo motivo? E che cosa è l’applaudire che si fa ad una regina? Non è forse la ripetizione della stessa parola, del suo nome cioè, accompagnato dai battimani che si vorrebbe non finissero mai?

E quali parole più belle e ripetersi di quelle dell’Ave Maria, che, spiegate dai primi genii del Cristianesimo, riempirono già dei loro commenti più di quaranta mila volumi?

E, quanto al Pater Noster, chi non conosce il giudizio che ne diede il primo Napoleone? Volete qualche cosa di sublime? Recitare il Pater Noster.

E il Gloria, non ti rammenta la pace annunziata dagli angeli sul presepio di Betlem?

Ma, oltre alle parole, vi sono nel Rosario Misteri santissimi da contemplare.

Come nella rosa trovi le verdi foglie, le spine e lo splendido fiore, gloria dei nostri giardini: nel rosario incontri da meditare, nei misteri gaudiosi, le virtù che indicano verde la vita dell’anima, nei dolorosi, le pene che deve dividere con Gesù Cristo, nei gloriosi, le glorie che delle virtù e dei dolori saranno premio in cielo. Ah! tutto è bello, tutto è istruttivo, tutto è commovente in questa amabile catena di mistiche rose che lega l’anima fedele a Maria! - e quando mi dicono che il Rosario è la divozione dei fanciulli, io mi























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consolo colle parole del Vangelo: se non diventerete come i fanciulli, non entrerete nel regno di Dio.