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[Minuta]
Anime e Anime!
Reggio Calabria, 29 Gennaio 1914.
(via Reggio Campi)
Nobile Signora,
Metto questa lettera, che sono per stendere, nelle mani del Signore: lieto di qualunque esito essa abbia.
E, senza preamboli, ecco la cosa. A Roma, fuori Porta San Giovanni Laterano, è in vendita una casa a due piani, con cinque vani per piano, ma grandi, adatti per scuole, con accessorî. Essa ha un cortile di circa mq. 1000 = 50 X 20. Il fabbricato è forte, capace di un altro piano, senza rinforzi, se occorresse.
Io
avrei bisogno di quella Casa per le opere parrocchiali e per un
Oratorio Festivo e Scuole. Tra la Chiesa e la Casa non
c’è di mezzo che la strada,
e quindi i miei Sacerdoti, della Parrocchia e della Casa in vendita,
potrebbe fare vita di comunità, e avere una cucina sola, (che è
grande economia) e sarebbe gran bene per loro tutti, e per la
popolazione: gli
quelli
gli uni, di una Casa, ajuterebbe
gli altri, addetti alla Parrocchia. Detta Casa che
è ora è
affittata al Municipio per circa lire 6000, sei mila all’anno. Vi
sono
Il Municipio vi tiene entro
le Scuole Elementari.
Di tasse si pagano lire 8000 all’anno.
È
ora morto
Il proprietario è morto da poco e gli Eredi vogliono in
questi giorni
vendere detta Casa e
la vogliono vendere
e la lascerebbero per lire 70.000, - delle quali occorrono loro
subito lire 35.000, e pel
resto aspetterebbero un anno o due.
Col
Municipio, che la tiene in affitto come
ad uso Scuole Comunali per lire 6000 circa, come dissi, c’è una
clausola che, in caso di vendita, lo possono
si può licenziare a qualunque momento.
Sulla Casa vi è una ipoteca di lire 15.000, che si toglierebbe pagando le 35.000 lire.
Ora io avrei un grande desiderio di poter avere quella Casa per farvi del bene. La popolazione di quella nostra Parrocchia è dai 20 mila ai 25 mila abitanti.
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Il terreno annesso alla Casa Canonica e aderente alla Chiesa è affatto insufficente, ed è tutto incluso in un triangolo di strade, sicché non possiamo allargarci.
Una occasione come questa forse non l’avrò più.
E adesso, che ho detto tutte queste cose, Le dirò ancora che è da due o tre giorni che mi era venuto in mente di rivolgermi a Vostra Signoria.
Se
il Signore La ispirasse di prendermela Lei, io, poco per volta,
gliela pagherei, e la intesterei pure a Lei. Potrei darLe subito un
dieci mila lire, che ho già trovato. Oppure Vostra Signoria non
credesse di fare quello di cui
potrebbe prestarmi 20.000 lire? Io
Le darei ipoteca,
e Le passerei un interesse annuo come Lei può prendere dallo Stato,
cioè il 4%.
Se
Vostra Signoria può fare quest’opera buona, la faccia, perché
essa è veramente un’opera
molto buona,
e Le tirerà le benedizioni del Signore. Io La prego e La supplico di
questa carità. Lei avrà sempre gran parte di merito del bene che
faranno
farà il povero Don Orione e i figli della Divina Provvidenza. Scusi
che scrivo così, troppo con confidenza.
Se Lei credesse che, di presenza, si potesse combinare, mi telegrafi, che io vengo.
Vorrei
proprio poter prendere quella Casa: sento che Nostro Signore mi
darebbe
forza
farà grazia di farvi molto bene, e
che Lei darà una grande consolazione al Santo Padre.
Io stesso andrò
dal Santo Padre
vorrei pregare il Santo Padre di degnarvi darLe un segno della Sua
paterna soddisfazione. Non dico di più.
Metto questa mia povera lettera nelle mani della Madonna SS. e di San Giuseppe.
Sia
in
Qualunque modo
esito essa ottenga, ne sia benedetto il Signore!
Le sono con profonda stima ed ossequio,
dev.mo servitore in Gesù Cristo
Sac. Orione Luigi della Div. Provv.za.
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…di
quella nostra Parrocchia va dai 20 mila
ai 25 mila abitanti.
Il
terreno, annesso alla Casa Parrocchiale e aderente alla nostra
Chiesa, è affatto insufficiente pei
bisogni della gioventù della Parrocchia, né c’è più possibilità
di poterci dopo allargare, trovandosi Chiesa e Casa canonica
parrocchiale incluse
serrate entro un triangolo di strade.
Occasione
come questa, che ora ci si presenta, non l’avremo mai più, oppure
chissà a quale prezzo! poiché a Roma, che sta diventando sempre più
popolosa e grande, capitale di una duplice potenza (Italia e Chiesa),
tutto va di anno in anno va
crescendo, e specialmente le aree fabbricabili.
È
da due o tre giorni che mi
venne in
non posso levarmi dal pensiero di ricorrere a Vostra Signoria; ma
oggi non so più resistere. Io ho pregato la Madonna SS., che è mia
Madre. Il tempo stringe e la fede mi cresce nell’anima.
Ottima
Signora, Se
quanto vorrei che Iddio La ispirasse di acquistarla Lei quella Casa!
Io glie la pagherei poco alla volta. Vorrei che Vostra Signoria la
tenesse intestata a Lei, (anche quando avrò finito di pagargliela) -
e Le dirò poi il perché. Vuol dire che si potrà combinare in modo
che, in caso di sua morte, la Casa resti poi sempre pel
fine onde fu
presa
ora si acquisterebbe.
Io,
entro un mese, potrei subito darLe un acconto di lire
dieci mila,
e
pel resto le passerei un interesse
e questo di sicuro, perché una persona fidata,
se acquisto quella Casa, mi ha detto che mi verrà subito in ajuto
per
tale somma, ma a tale fine.
…È da due o tre giorni che vado pregando la SS. Vergine, e non posso levarmi dal pensiero la Signoria Vostra, come quella che mi può aiutare. Ma oggi non posso più resistere: il tempo stringe e la fede mi cresce nell’anima.
Io Le chiedo nel Nome di Dio, di aiutarmi, e Le prometto, nel Nome di Dio, benché indegnissimo peccatore, che Nostro Signore La ricompenserà largamente di questa opera buona, e in questa vita e dopo morte.
Se può mi acquisti Lei quella Casa: io glie la pagherò un poco per anno, e entro tre mesi potrei subito darLe lire dieci mila, e intanto, del resto, Le passerò il 4% d’interesse
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annuo cioè del capitale che Lei vi impiega, e pagherei l’interesse ai venditori delle lire 35 mila che aspettano anche due anni: e fra due anni pagherò io le 35 mila a loro.
La Casa Vostra Signoria la tenga pure intestata a Lei, anche quando io avrò finito di pagarla: vuol dire che si combinerà il modo do fare in caso di Sua morte, perché vada al fine per cui fu acquistata.
Che, se invece di fare così credesse di prestare lire venticinque mila, io Le darei ipoteca su uno stabile libero, e che vale molto di più, e sempre Le passerei l’interesse annuo che le ho detto sopra.
Questo dico per agevolare quest’opera, che vedo di grande importanza pel bene che ne deriverà a quel Quartiere di Roma.
Se la Signoria Vostra può aiutarmi, lo faccia: essa è opera veramente molto, ma molto buona, e che Le meriterà le benedizioni del Signore.
Io La prego, Nobile Signora, di questa carità, e di farla presto perché so che altro tenta impedire questo bene, ed è pronto a fare un mutuo con quegli eredi per impedirlo.
Le avrà sempre grande parte di merito del bene che colà si farà dal povero Don Orione e dai figli della Divina Provvidenza.
Se Ella credesse che, di presenza, di potesse meglio combinare, mi telegrafi a Roma, ove vado: Chiesa di Sant’Anna presso il Vaticano - Borgo Pio 102 B, che io verrò subito.
Penso che, quando potessi dire al S. Padre che V. Signoria mi ha ajutato a fare un po’ di bene, Egli ne sarebbe molto consolato e non lascerebbe di darLe anche un segno del Suo gradimento, poiché molto molto gli sta a cuore quella popolazione esposta alle insidie delle sette e di un Circolo anarchico, detto Circolo Appio, della Giordano Bruno.
Io sono vile verme della terra: io sono indegno di servire la santa causa di Gesù Cristo e delle anime, ma Dio può tutto, e può bene, nella Sua misericordia, servirsi anche del nulla per compiere i disegni della Divina Provvidenza. La mia è una voce della Divina
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Provvidenza alla Sua anima, o Piissima mia Benefattrice!
A Gesù Sacramentato, alla Vergine Immacolata, a San Giuseppe e alle Sante Anime del Purgatorio e dei miei alunni e Religiosi, che piamente mi hanno preceduto nella Patria del Paradiso, e affido questa lettera.
Io ho fede che essa non andrà smarrita, e molto meno tornerà vuota di un consolante esito.
È un’opera veramente santa, che mi sta sommamente a cuore per portare al Cuore del nostro Dio e Padre celeste le anime di tanta povera gente e di tanti fanciulli.
La desidero questa grazia, e la chiedo nelle viscere della misericordia di Dio. Ma, però, metto tutto me stesso sotto i dolci piedi di Gesù Crocifisso, e voglio stare tutto sotto ai Suoi piedi, come uno straccio.
Comunque sia, ne sia benedetto il Signore, nel cui Cuore voglio riposare in eterno, e vi pongo anche Vostra Signoria Ill.ma.
Amiamo il Signore! Amiamo il Signore! Salviamo Anime! Salviamo Anime!
Tutto passa, e in fine della vita si trova il frutto delle opere buone.
Le sono con profonda stima e ossequio
Dev.mo servitore in Gesù e Maria SS.ma
Sac. Orione Luigi della Divina Provvidenza.