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Roma, il 2 Marzo 914. Eccellenza Rev.ma, [Mons. Viganò Pietro Ausiliare di Tortona]

Vengo a ringraziare Vostra Eccellenza della visita che si degnò fare alla Casa della all’Istituto, e La ringrazio toto corde perché ebbi tale visita come una vera grazia visita e benedizione del Signore.

Ho sperato Credeva di nei passati giorni di poter ritornare in questi giorni e venire a ringraziarLa di presenza, ma vedo che non mi è ancora possibile.

Oh quanto ho desiderato ritrovarmi quel giorno coi miei ragazzi! Pazienza. Vuol dire che Vostra Eccellenza vorrà tornare ripetere le Sue visite e allora me ci potrò trovare anch’io esserci anch’io.

Ed ora sento doveroso pregare V. Eccellenza di dirmi nel Signore, se Lo crede opportuno, tutto ciò che Iddio Le ha potuto far conoscere che si debba correggere o togliere dalla Casa.

Non abbia timore di turbarmi, Eccellenza: io sono un povero verme, e nessuno lo sente più di me. Io So di essere servo inutile di Dio e della Sua Chiesa e di avere molto peccato e molto ruinato colla mia miseria ciò che era forse è forse è nei disegni della Divina Provvidenza del Signore di Nostro Signore. Io gradirò tanto, e come una benedizione grazia del Signore la Sua parola di paterna correzione, e anche di disapprovazione, se così Lo credesse in Domino. La bontà del Signore è così grande sopra la mia miseria che mi sento disposto a riparare e a rifare tutto, e a distaccarmi da tutto e la sua.

La grazia divina è la vita della mia fede e del mio povero lavoro.

Le Sue osservazioni le avrò anzi come una prova della Sua vera carità verso l’anima mia e dei miei verso l’Istituto e dell'affetto paterno che in Gesù Cristo ci porta; e ne farò grande conto.

Cerco di andare giorno per giorno, sospirando incessantemente al fine; ma voglio essere indifferente su questi o su quei mezzi; su questa o su altra via da tenere per la quale














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la Divina Provvidenza mi voglia condurre al fine.

Io poi sono Sono io poi anche molto ignorante e più vado avanti e più lo comprendo, e tutta la Diocesi e tutti lo sanno, e perciò sento di più di dovermi rimettere a Chi ci veda: alla Santa Chiesa di Roma e ai Vescovi sopra tutti, ricevendo tutto dalle Loro mani, come dalle mani stesse del Signore con perfetta indifferenza quelle sante direttive che più sicuramente mi valgano varranno a condurre me e l’Istituto al fine nostro.









































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Roma, il 24 febbraio 914.


Eccellenza Rev.ma, [Mons. Viganò Pietro Ausiliare di Tortona]


Vengo a ringraziare Vostra Eccellenza delle visita che si degnò fare a codesta alla Casa della Divina Provvidenza, e La ringrazio toto corde della sua perché ho tale visita come una grande carità che ci ha fatto. Speravo in questi giorni poter ritornare e ringraziarLa di presenza; ma capisco vedo che prima dovrò tornare alla fabbrica in Sicilia non sarà così presto poiché si sta mettendo mani ai lavori di una nostra chiesa, e quindi gradisca, almeno per lettera, la espressione della profonda mia riconoscenza.

Oh quanto ho desiderato di trovarmi un poco quel giorno anch’io coi miei ragazzi! Ma pazienza! Vuol dire che Vostra Eccellenza vorrà venire ritornare nella nostra Casa, e allora ci sarò anch’io.

Sento doveroso pregare V. Eccellenza di dirmi nel Signore tutto ciò che Iddio Le ha potuto far conoscere che si debba correggere o togliere dalla Casa.

Non abbia timore di parlarmi: io sono un povero verme, ma la bontà del Signore è così grande sovra la mia miseria che mi sento disposto a distaccarmi da tutto e a ritirarmi anche in un deserto, pure di non impedire di più coi miei peccati che si ami e si serva il Signore.

Io vado avanti giorno per giorno, sospirando incessantemente al fine, ma voglio essere indifferente su questo o quei mezzi, pei quali la divina Bontà mi voglia condurre al fine.

Sono ignorante, e perciò devo rimettermi a Chi ci vede: alla S. Chiesa e ai Vescovi, ricevendo tutto dalle loro mani come dalle mani di Dio con perfetta indifferenza…

o altra via da tenere per la quale la Divina Provvidenza mi voglia condurre. Io sono poi anche molto ignorante, e più vado avanti e più lo comprendo.


















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Ciò, del resto, senza che lo dica tutta la Diocesi lo sa e tutti lo sanno.

E perciò sento di dovermi sempre più e più rimettere a Chi ci vede: alla S. Sede Apostolica e ai Vescovi e a Loro sopra tutti e a loro; - ricevendo tutto dalle mani della Chiesa come dalle direttive e quei consigli che più sicuramente valgono a condurre e me e il povero Istituto al fine nostro. Vostra Eccellenza si degni a tale effetto pregare per me; e voglia Iddio assistermi con la Sua onnipotente misericordia.

Ed ora passo ad altro.

Noi oggi ci troviamo in condizione da non poter largamente concorrere con danaro al Congresso Eucaristico e alle feste in onore del nostro Vescovo.

Ma vogliamo intendiamo pur fare qualche cosa, e tutto che nella nostra povertà è possibile. E prima di tutto pregherò e farò pregare per la buona riuscita delle feste, a gloria di Dio e della Santa Chiesa Poi dobbiamo pure nella nostra povertà fare quanto ci è possibile.

Metto dunque Poi metto per quei giorni a disposizione del Comitato tutta la Casa della Divina Provvidenza a disposizione del Comitato l’Istituto  e per fare più posto, anticiperò magari la partenza dei probandi e dei Chierici per Bra.

Manderò poi Ed in ossequio al nostro Vescovo manderò un bello e nuovissimo Messale, che mi fu donati qui.

Si degni V. Eccellenza umiliarlo al Vescovo, perché se ne serva nella Messa del Suo Giubileo, e così il dono Gli riuscirà più gradito.

Con la più profonda venerazione Le bacio il S. Anello, e la Sua Benedizione discenda sopra di me e su tutti i figli della Divina Provvidenza.

Di V. Eccellenza Rev.ma

umilissimo servo


Sac. Luigi Orione