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[da Copia manoscritta]

Tortona, li 7 Maggio 1916

Caro Dondero,

1) Ricevo qui la tua ultima lettera che riporta la lettera a te di P. Honorat dei Cistercensi. per quanto si riferisce alla Casa, che si doveva aprire a Cananea nel Brasile, ricorderai che te ne ho scritto, e, perché si trattava di cosa che mi era stata raccomandata dal Santo Padre e che assumeva particolare importanza, ho desiderato che tu fossi venuto in Italia per parlarne e mettere le cose ben in chiaro, ab initio, magari recandosi insieme, come pensavo, nell’Isola di Lèrins, che è di fronte a Menton, per stabilire bene le cose con l’Abate dei Cistercensi.

Desiderava anche che la cosa fosse affidata a te di preferenza, e perché sei il più anziano di età e di andata al Brasile tra i nostri Sacerdoti, e perché ti credo il più pratico, dopo l’esperienza fatta a Mar de Hespanha.

Ti avrei così anche, in modo onorevole, tolto da codesto spinaio di Mar de Hespanha, dove so che hanno sempre voluto e vogliono qualche cosa di diverso di quanto stai facendo tu, per cui prevedo che le cose difficilmente, andando così, finiranno bene.

Ma tu non hai potuto venire ed allora io non affidai il gruppo dei ragazzetti al P. Honorat, ed anche ciò feci per altri gravi motivi che ti dirò poi.

Ora poi ho ricevuto la lettera della S. Congregazione Concistoriale, che ti comunico, dove si vede che il Signore ci aiuta e che il S. Padre ha avuto altre e ben diverse informazioni di quelle di prima, per cui la stessa S. Sede si era interessata che noi dessimo l’opera nostra per la fondazione di Cananea.

La lettera della Concistoriale è riservata, come vedrai, quindi me la restituisci, perché passi all’Archivio della Congregazione, quale prova della bontà del Santo Padre per noi, ed anche del Cardinal De Lai, che ci vuole molto bene.

Tu poi non ne parlare. Al P. Honorat ti direi quindi di nulla rispondere, o solo dirai che non hai ricevuto ordini diretti.
















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2) Quanto al farti Cistercense, io non credo a questa tua nuova vocazione, e sento che così ti direi da padre, fossi anche in punto di morte. Però, tu sai meglio di me che io sono tutt’altro che infallibile, e quindi prega e prega molto e con calma, e prendi consiglio, nel Signore, da persone savie che abbiano lo spirito di Gesù Cristo, e poi avrai sempre la mia benedizione paterna, per quanto io la pensi di te diversamente, e la mia benevolenza singolare, e più la mia preghiera per te, ti seguiranno dovunque.

Io ho per sospetta ogni mutazione, secondo quanto si legge nel De Imitatione Christi: “Mutatio locorum multos fefellit”, né mi sono mai piaciuti quelli, che da uno stato buono, vanno a un altro, benché migliore, senza grave consiglio.

Sta attento quindi dagli inganni del nemico. Ricordati, caro figlio mio, e ricordalo bene, che spesso il demonio si trasfigura in angelo di luce, e questo fa di frequente anche con te, e, sotto il pretesto di meglio, fa lasciare anche il buono. Egli si servì, in parte, di te per disperdere finora le prime pietre dei nostri Missionari al Brasile, ed ora ride di te e tenta disperdere anche te, povero figlio mio in Gesù Crocifisso.

Molte cose di voi, che siete lontani e di te, Iddio, nella sua misericordia, me la fa conoscere per lume interiore. Quindi, e di questo, che oggi ti ho scritto, e di altre cose forti, che già scrissi in altre mie e di altro di più grave e di più forte che ti scriverò, o ti dirò nel Signore, non ti offendere, figlio mio carissimo, perché questo mio parlare è parlarti da vero padre in Gesù Cristo, e per il bene tuo e dei fratelli e per il bene dell’umile nostra Congregazione.

Va, con santa semplicità, se vuoi che Iddio ti benedica: va con santa semplicità sempre, e non agire con l’anima turbata, ma sta umile, sta umile, e senza troppa fantasia, che ti fa male, molto male. Fa la tua meditazione e la lettura spirituale, e bene, l'esame particolare ed educa i nostri cari confratelli colla santa umiltà e alla santa meditazione e lettura spirituale e allo esame generale la sera, e particolare, di coscienza e mezzodì. E non ci stanchiamo dall’abbassare e comprimere l’altezza dell’animo. E moderati nel voler fare troppo. “Non bisogna voler fare ogni cosa in un giorno né diventare santo, in quattro dì”, diceva già San Filippo Neri.



















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3) E, quanto alle tue tribolazioni, tu sai bene che cosa pensi io di te, come altre volte chiaramente ti scrissi, senza che tu ne abbia fatto troppo profitto, mi pare. Che, cioè, molte croci, o caro Dondero, tu te le vai creando, da te. Così io penso finora! Tu hai la mania di litigare sempre, ora con questo ora con quello. E, di ciò, ti devi, con l’ausilio di Dio, emendare. Tu devi guardarti da un orgoglio sottilissimo del cuore, che ti porta a questo. Una tenera e veramente filiale devozione a Maria SS.ma, che fu esaltata per la sua umiltà “quia respexit umilitatem ancillae suae” ti aiuterà grandemente a vincerti. Ma la guerra contro la nostra superbia deve essere continua e perpetua.

Ma, venendo a confortarti nelle tue tribolazioni, ti dico: Beato te, se saprai patire per Gesù Cristo! A chi ama veramente Iddio, ciò che può avvenire di più dispiacevole è il non avere occasione di patire per Lui. E quindi la maggiore tribolazione di un figlio della Divina Provvidenza sarebbe il non avere tribolazioni. Le tribolazioni che il Signore permette, o manda, sono sempre una grande misericordia, che ci usa per limarci e per farci maggiormente suoi.

Le opere di Dio poi hanno i loro intoppi e i loro triboli, e vengono così esercitati i suoi servi nello spirito vero del Signore e a servire Dio, con pace dolcissima, anche tra i venti e le tempeste. Iddio ama, in tal modo, provare la fortezza, la fedeltà, l’amore e lo spirito dei suoi servi, e così egli fa ora con te.

Tesaurizza quindi, o caro Dondero, la grazia della tribolazione tua e rallegratene in Domino. Sii, e mostrati, paziente, umile e sottomesso al vicario e a tutti, e non dare appiglio ai contrari e rendi bene per male, perché questa è la diritta via di chi vuole farsi santo. Tratta sempre i tuoi avversari con ogni carità ed umiltà, e non solo deponi ogni mal animo verso di loro, ma taci e affogali nella carità e apriti, nelle tue pene solo, con Gesù e con la Madonna SS.ma.

La tua virtù si rinvigorirà sotto lo strettoio della tribolazione. Iddio sarà con te e ti darà forza di portare pazientemente la tua croce con Cristo, e il Signore ti darà un piena vittoria sovra te stesso, e un grande premio in Paradiso. E a questo spirito educa i tuoi!




















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4) La Domenica delle Palme ebbi una lunga e consolantissima udienza privata dal Santo Padre. Ti mando, a tuo conforto, la Benedizione Apostolica, che particolarmente ho chiesto per te e per voi tutti, e ti delego di darla in una domenica, nella forma consueta, a tutti di casa e ai giovani vostri.

La benedizione del Santo Padre è la Benedizione di Gesù Cristo: essa vi sorregga, vi unisca ne’ cuori e vi santifichi! Tutto quello che ho scritto, dirò, con l’Apostolo San Paolo, “Non ut confundam te hac scribo, sed ut filium meum carissimum moneo, in Jesu Christo Domino Nostro”.

Siamo nel mese dedicato, dalla pietà cristiana, alla Madonna SS.ma, né so né voglio finire questa lettera senza parlarvi, o cari figli di Mar de Hespanha, della “Mamma”.

Figliuoli, siate devoti della Madonna, siate affezionati alla “Mamma del Paradiso”. Così mi piacerebbe la chiamassimo tutti noi figli della Divina Provvidenza, “la Mamma SS.ma”, perché l’amore e la devozione verso di essa fosse sentito di più ai cuori; fosse più tenero e veramente filiale.

Contentiamoci di chiamarla così: “La Mamma SS.ma, la Mamma del Paradiso, la Mamma della Divina Provvidenza; ma, sempre, la Mamma, la Mamma, la Mamma”.

Benedico con affetto immenso a te e a tutti, in questo dolce nome di Maria SS., nostra Mamma.

Tuo aff.mo come padre


Sac. Orione L. della Divina Provvidenza


D. Cribellati e Ferretti sono stati riformati. Deo gratias!