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[da Copia dattiloscritta]

Dopo notizie vaghe, avute per altro da persone fede degne, Don Orione parlò in Casa della situazione delle cose, e ciò fece molto serenamente, dichiarandosi pronto ad ogni sacrificio. Abbiamo creduto di dover sospendere di mandare i giovani per lo sterro, però lavorano gli operai, e ci troviamo nella urgente necessità di dover pur regolarci circa i lavori.

Don Orione è a conoscenza, da più parti, che in autunno cominciano i lavori del tempio sul Castello, e, ancora stamattina, un Membro del Comitato, dicendogli che esprimeva anche il pensiero del Colonnello Arzano, gli riferiva che detti lavori dureranno qualche decennio.

Come altra volta Don Orione ebbe a dire a Sua Eccellenza Rev.ma Monsignor Vescovo, egli ritiene che Tortona non sia né Genova né Milano, da poter erigere contemporaneamente due chiese, le quali verrebbero, ciascuna, almeno due o tre milioni, per cui bisognerà battere cassa e da una parte e dell'altra.

Che cosa diranno i Tortonesi? Si finirebbe di diventare tutti ridicoli, e il sentimento religioso della cittadinanza, invece di acquistarne, ne perderebbe, perché presso la popolazione, che versa già in una crisi finanziaria prolungata, i preti passerebbero, almeno, come dei seccanti, se non pure quale gente che vuol squattrinarla. E il bene che si è proposto, nell'erezione di sacri edifizi, sarebbe perduto prima che essi fossero innalzati.

Ma vi è poi, e ben più grave, la questione morale. Don Orione, malgrado ogni più devoto e filiale attaccamento al Vescovo, verrebbe per forza di cose a prestarsi a fare, nella opinione pubblica, la parte dell'oppositore. Naturalmente la città verrebbe a dividersi in due correnti: quelli del Tempio sul Castello, e quelli del Santuario alla Madonna della Guardia, quindi una divisione funesta di animi, ed gli verrebbe a trovarsi in opposizione al suo Vescovo, alle Autorità, alla attuazione del monumento diocesano: il che non deve essere, ed egli non vuole assolutamente che sia, sotto nessun riguardo, neanche in ombra, tanto



















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più ora che Lei mi ha detto che Presidente del Comitato è Monsignor Vescovo, pel quale Don Orione si lascerebbe, per così esprimermi, annichilire.

Niente contraltari; ma qualunque più devoto sacrificio nel Signore.

Tortona ha già troppe divisioni; mancherebbe ancora che si desse da noi tale altro tristo spettacolo.

Né si poteva fare subito nel '19, dopo la guerra, quando si era in pieno bolscevismo.

Ha aspettato otto anni e più, perché andasse avanti il monumento sul Castello, e lo ha propugnato in più adunanze. Vedendo poi che non si faceva mai nulla, anche cambiati i tempi e governi, e che si era ormai al decennio della vittoria, ha scritto il 6 Marzo a Monsignor Vescovo che avrebbe cominciato lui, poiché aspettare di più poteva parere un burlarsi del pubblico, né poteva più presentarsi.

I lavori non cominciarono che con i primi di Aprile. Se dunque si fa il monumento diocesano, passi esso avanti: trattandosi di un'Opera Diocesana e di sì alto significato, ha tutto il diritto di passare avanti, anche se l'idea di una chiesa votiva in Tortona per la vittoria era stata lanciata qualche anno prima, e prima che la guerra finisse, nel nome benedetto della Madonna della Guardia. Ubi Maior, Minor cessat.

Noi aiuteremo con la preghiera e in ogni altro modo possibile il Tempio Diocesano.

Però, ci si voglia comunicare per iscritto qualche cosa, poiché a San Bernardino abbiamo operai che lavorano e le spese aumentano di giorno in giorno.

Noi così potremo, e da Sacerdoti e da figli, vedere in Domino come meglio uscirne, e tutto si farà col massimo tatto e silenziosamente anzi cercando di aiutare l’opera del tempio sul Castello.

Certo che la nostra posizione verrebbe, specialmente a San Bernardino e anche in Tortona, ad essere tale, che per Don Orione si impone il totale ritiro da San Bernardino, il che per altro avverrà nel modo più delicato, quale si addice ad un figlio sinceramente affezionato al Vescovo e a Tortona.

Quanto al venire lui da Monsignor Vescovo, come Ella mi consigliò, per ora non crede di poterlo fare, perché egli, ignorando che Monsignor Vescovo fosse il Presidente del



















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Comitato pro Castello, e con l'intendimento di tenerlo alto e fuori di questa vertenza, fin dalle otto e mezzo di stamattina si recava a casa di un membro del Comitato, e facendo rilevare la situazione in cui veniamo a trovarci, sollecitava una risposta almeno entro domani da essi, per avere tempo a licenziare gli operai per la prossima settimana, adducendo qualche altro motivo.

Che lo Spirito Santo e la Madonna Santissima illuminino tutti a fare quanto è di maggior gloria a Dio e di maggior bene per le anime.