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[Minuta manoscritta, con correzioni ed aggiunte di pugno di Don Orione]
Foglie
sparse
Nel
Santuario di Sant’Antonio in Ameno (Novara)
La
Chiesa
Il Santuario era
deserto in quell’ora,
era
vi regnava
riposava in
una pace
profonda,
solenne;
e
mi pareva che
i
sarti dalle loro tele,
gli
angioletti
angioli di Dio attaccati
alla volta sopra
attorno all’altare
maggiore
stessero
in ascolto se,
a
caso
mai un
cuore infranto, un’anima desolata, degli occhi in lacrime si
innalzassero
levassero verso
il
cielo
a cercarvi conforto
e
mi pareva ancora che volgessero per le navate della chiesa lo sguardo
a cercarvi qualcheduno.
Talora
credevo sentire un bisbigliare sommesso
veniva
proprio da loro…,
erano
come se delle
mie
labbra
pie chied
mormoravano
mormorassero una
preghiera.
Com’io
ero felice in quel momento. La
turba pazza rumoreggiava al di fuori;
Fuori vi
erano ragazzi che giocavano lieto sul piccolo sacrato davanti al
Santuario,
sul piccolo sacrato del Santuario, giocherellano dei ragazzi, ma
quelle grida
ma le loro grida piene di gioia serena non
giungevano a me che
fioche
e rotte, come le onde della marina che s’infrangono sugli
su lo scoglio.
Non
trovavano eco nel mio cuore: era troppo
Ero assorto
nella dolcezza mistica
del
luogo della casa del Signore
del Santuario, e un
oggetto splendido luminoso attraeva
il
mio
occhio
perch’io
non lo volgessi ala porta che dava in sulla piazza
e il mio cuore erano rapiti
fissi là dove era
stava il mio tesoro.
Di
fronte
a
me
era
l’altare dedicato
al
Taumaturgo di Padova,
a Sant’Antonio. E il quale
Santo
credeva
sorrideva in una statua di marmo bianchissimo e mirava dolcemente il
sorrideva a Gesù Bambino
che, lui vivente, si
slanciò
era posato soavemente tra
le sue
braccia
con
atto amoroso.
Il
sole
illuminava
la statua lo circondavi
era sul tramonto e lo circondava dei
riflessi a vari colori
rendendo
la cosa fantastica, eterna,
che
rendeva come che
una
visione celeste che si movesse quando a quando.
Oh
s’era bello
quel
Sant’Antonio!
Sant’Antonio,
era
là in aspettazione
aspettativa?…Chiedeva
che
Lo pregassero?
Vinto
da un senso di sublime dolcezza, mi staccai dal banco e
Andai a buttarmi ginocchioni presso
la statua vicino all’alt ai suoi piedi.
Con
mia somma meraviglia vi trovai
Quando entrò una giovane donna vestita
a bruno
che
tenea
ai fianchi due bambini,
di
sette anni uno, l’altro nove.
La
guardai: piangeva desolatamente, e fissava gli occhi lacrimosi in
volto al gran Santo!
I
bambini, vedendo la madre,
pure
piangevano anch’essi...
forse del pianto materno
e forse per la grave sciagura che li aveva colpiti.
Infatti,
a guardarli comodamente, certo di non venire disturbato, ché
Si fecero vicino all’altare, i
poveretti erano tutti intesi in quella preghiera tacita eppure sì
eloquente che si eleva dall’anima quando un troppo grande dolore la
strazia. Poi vidi la donna abbassarsi sui figlioletti e disse:
-
Pregate
Aldo e Tonietto che Preghiamo
che S.
Antonio
ci
guarisca
il
babbo
il papà.
Sappiate questo sta male… e non poté terminare che un nodo le
serrò la gola
e scoppiò in singhiozzi.
-
Mamma, risposele il più grandicello, se poi promettessimo qualche
cosa al Santo, dici tu che il babbo migliorerà?
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-
Prometti, promettete… una cosa?
-
Oh lo so io: Su Aldo! Sai quanto talora siamo biricchini e facciamo
ammattire la povera mamma. E che babbo, poverino! Che forse… è
malato per colpa nostra. Di Aldo, vuoi che promettiamo di esser più
buoni, di non toccare più i pennelli del babbo, di non far imbizzire
la vecchia Caterina?
-
Si, si Tonietto, promettiamo.
E
la semplice, ma pur così cara promessa
E una preghiera che sapeva di pianto uscì
dal loro labbro come un accento tanto
angoscioso
e
pieno di dolore, che
e
il
Taumaturgo
Santo dei miracoli dovette
esserne
intenerirne.
Io
ben l’era, e parvemi che il viso
Il volto della
statua
di Sant’Antonio si
chiansse
parve chinarsi, amorosamente
ciò
tre tapinelli e accennasse di aver accettato.
La mamma poi v’aggiunse un’altra…