V076T158 V076P122
[Da manoscritto, - vi sono correzioni ed aggiunte di Don Orione]
Epifania.
Son
le 5.1/2; suona il campanello, si innalza a Dio la prima preghiera.
“Oh!...”
fu l’esclamazione che passò
venne
spontanea sul labbro di tutti i nostri
chierichetti, allo scatto dell’interruttore che fece la
luce.
“Oh!...
la
befana
i Re Magi” e
si guardarono l’un l’altro. Forse, quest’anno
la
befana venne
i Re Magi passarono inaspettati;
perché nella
buona
nel dar la buona sera
avevano
udito,
ci dissero che
in casa si era poveri, sprovvisti
poveri
di tutto! Ma le buone
tradizioni vanno mantenute.
E
a notte avanzata
la
vecchia (o giovane) befana
i vecchi Re Magi, curvi
sotto il grave peso dei doni, coronavano
il
loro lungo viaggio, passando accanto ai letti dei giovani Chierici
nascondeva
furtivamente
e lasciarono, insieme con una
bella immagine
di
Gesù nel Presepe
del Bambin Gesù, un certo pacchettino
o
dolci...
Non
mancarono,
per
altro, di usare dei frutti dell’esperienza che la
sua
loro veneranda
canizia portava con sé, e la vecchia storia del carbone si
rinnovò...
trovò
la sua manifestazione in
e vennero doni
disparati, profondamente significativi.
Così
celiando, i veggenti
Magi, e
silenziosi,
befana
correggono
ed
educano.
Ma
La
bella immaginetta presentava il Divin Redentore, che,
colle
con le mani
protese diceva:
“E tu che mi dai?” E i chierichetti,
che quali tenere pianticelle, crescono all’ombra del Santuario,
contemplando la dolce figura di Gesù,
postulante
nel presepe offrivano a lui ciò che di più intimo e preciso vi
possa essere, il proprio amore
hanno offerto a Gesù l’oro
del loro amore e la preghiera per sé e pei
benefattori.