V076T181 V076P149
[Da Copia dattilografata - con correzioni autografe di Don Orione]
Osservazioni alla lettera di Mons. Patriarca.
Il
3 di giungo
giugno,
a voce, mi scusai con Sua
Eccellenza
di non avere risposto alla sua lettera del 7 maggio, ma che intanto
gli facevo osservare che Egli nulla
mi aveva detto a voce, il giorno 5, di quanto mi scriveva.
Dalla
parte agricola avevo sempre eseguito a puntino quelle poche
iniziative che per Sua
bontà erasi degnato darmi; che nessuna spesa straordinaria era stata
da me fatta, senza prima averne ottenuto il consenso o suo o di Mons.
Morcos. Il medesimo Mons.
Morcos
a
torto
lagnavasi del bilancio, perché varie volte si scusò per non
vedere
i aver
avere esaminato i registri.
Quando Sua
Beatitudine partiva per l’Italia l’anno passato e per iscritto
tra le altre norme mi diceva di far vedere i registri a Mons. Morcos,
subito
li posi sotto il braccio e partii per Gerusalemme.
Più di otto giorni rimasero presso il Procuratore per poi essermi
restituiti,
dopo aver data una
sfogliata di cerimonia in mia presenza.
Altra volta pure aveva agito nel medesimo modo quasi, anzi non
li ha neppure voluti vedere.
Altra volta ancora mi rispose di vedermela con Sua
Eccellenza.
Ora,
dopo tutto questo, dico io, con qual diritto viene oggi a lamentarsi?
Sua
Beatitudine
ne convenne, almeno in mia presenza, tanto più che gli soggiunsi che
ero pronto a ripetere quanto sopra a Mons. Morcos presente S. E. il
Patriarca.
Se poi D. Adaglio in un anno ha potuto al medesimo consegnare mille lire, perché non vi furono spese straordinarie, e l’annata è stata assai propizia e nella raccolta e nella vendita, che colpa ne ho io se son capitato in due anni di carestia? Quanti lavori straordinari si sono fatti col loro beneplacito! Forse avrebbero preteso che tutto si facesse con niente? D’altronde i registri sono scritti e gli scritti rimangono. Sebbene tante volte le parole si negano.
Le bacio con profonda venerazione il Sacro Anello, e rimango di Vostra Eccellenza Rev.ma
umile servitore in G. Cristo