V076T238 V076P193

[Da Copia dattilografata]

Eccellenza Rev.ma,

Nel settembre dell’anno 1925, dietro lettera paterna di Sua Eccellenza il fu Mgr. Stanislao Zdzitowiecki, Vescovo di Wladislavia, mandavo a Zdunska Wola, il Sac. Biagio Marabotto, ad assumere la direzione della Casa di Missione della nostra Congregazione. Quel Venerando Prelato era giunto a dirmi che, se non avessi inviato un Sacerdote, che fosse stato Superiore della Casa e avesse eliminati i molti inconvenienti, Egli avrebbe dovuto farla chiudere, con suo dispiacere; e mi dava tempo alcuni mesi.

Io ho provveduto, inviato il Sacerdote Biagio Marabotto, religioso professo della nostra Congregazione, Sacerdote pio, istruito, prudente, e che sapevo molto gradito a Don Alessandro Chwilowicz. Anche Monsignor Stanislao Zdzitowiecki ne ebbe ottima impressione, e se ne dichiaro soddisfatto.

Sua Eccellenza Monsignor Stanislao Zdzitowiecki, veniva poi in Italia, e visitava i nostri Istituti di Roma, Padova e Venezia, e ne partì soddisfattissimo. Così Egli desiderava che fosse ordinata la Casa di Missione di Zdunska Wola.

Sapendo poi io che i chierici, che dal Don Alessandro Chwilowicz erano stati accettati, non potevano ricevere a Zdunska Wola una formazione ed istruzione, quale la Chiesa sapientemente richiede, ne chiamai in Italia quattro, due anni sono, e ultimamente ne ho accolto con piacere altri dieci. Essi frequentano qui regolarmente i corsi di Teologia dei Seminari Vescovili.

Però da relazioni pervenutemi da ecclesiastici e dai chierici stessi della Polonia, nonché dal sacerdote Don Marabotto stesso, mi risulta che, per cause estranee al buon volere del Don Marabotto e suo malgrado, le condizioni della Casa di Zdunska Wola, sono di poco migliorate da quelle che lamentava a principio Sua Eccellenza Mgr. Zdzitowiecki. E questo mi ha portato grande pena.

È vero che il Don Marabotto si trovò impossibilitato a principio ad assumere subito la Direzione della Casa, perché ignaro della lingua, dei costumi, e delle leggi locali. Ma

               V076P194

anche dopo, venuto a conoscenza della lingua sì da parlarla e scriverla, e del luogo, trovò impedimento ad assumere la direzione da parte di Don Alessandro Chwilowicz, il quale dice di aver lui la nomina vescovile a Rettore, così che Don Marabotto è affatto escluso dal governo della Casa, e il Don Chwilowicz è tale che non accetta consigli. Egli, per altro, è sacerdote di costumi illibati, lavoratore indefesso, ma, avendo molto sofferto, è poco o nulla equilibrato, a detta di tutti: è molto nevrastenico e irascibile; fa e disfa a suo capriccio, e se in Casa si vuole avere un po’ di pace, bisogna lasciarlo fare. Ha poi delle deficienze per quello che riguarda la direzione pedagogica di un Istituto di educazione, è facile ad interpretare a modo suo i voleri e gli ordini dei Superiori, dai quali si esime anche con sotterfugi e restrizioni mentali. Ha modi ed espressioni apparentemente di una certa pietà e di molta sommessione: a parole dice sempre di voler ubbidire, ma, in realtà , fa sempre la volontà sua, chiedendo o nascondendo la realtà delle cose ai Superiori e ai sacerdoti della Casa. Egli non forse per malizia, ma per la sua testa, trova sempre modo di scusarsi, di avere ragione lui e di gettare la colpa sugli altri.

Tratta spesso molto ineducatamente con le persone estranee, maltratta il personale e gli alunni della Casa. Mi risulta che gli studi sarebbero diretti senza ordine, e mancano di Insegnanti e di mezzi. Anche il trattamento materiale degli alunni non è sempre confacente ai bisogni degli stessi.

Ci sono, poi, circa 20 donne per il servizio della Casa, le quali hanno intenzione di essere religiose. Di alcune di esse, contro gli ordini di codesta Reverenda Curia, si serve per mandarle alla questua in diverse parti della Polonia, e spesso esse si vestono abusivamente da monache per attirare la pietà degli offerenti. Del resto però, in Casa c’è sempre stata molta severità di relazioni fra il personale maschile e queste buone donne, le quali lavorano, e conducono una vita di molto sacrificio per la gloria di Dio.

Ci sarebbe solo da lamentare il rude trattamento col quale sono contraccambiate da Don Alessandro Chwilowicz.

Un’altra cosa meritevole di rilievo, che devo far nota all’Eccellenza Vostra, si è che il Don Alessandro Chwilowicz, quantunque faccia da Rettore, confessa i giovani, anzi ne è quasi il confessore ordinario, e questo contro i Decreti di Roma, a mia insaputa, e in aperta opposizione di quanto si usa nei nostri Istituti sia in Italia che all’Estero, dove abbiamo

               V076P195

altre Case. Ho sempre raccomandato al Don Marabotto di andare avanti con grande carità, nella speranza di vincere il Don Alessandro con la pazienza e con la carità. Ma ora vedo che è tempo di intervenire, e sapendo anche di lagnanze pervenute a codesta Rev.da Curia, sento il dovere di domandarne scusa a Vostra Eccellenza, e desidero ricorrere a tutti i possibili ripari, perché la Casa sia messa su basi regolate; disposto ad ogni cosa, purché tutto proceda secondo i desiderata di Vostra Eccellenza, secondo i Sacri Canoni, le Leggi sinodali e locali; o piuttosto non esista affatto per la Congregazione la detta Casa. Più di ogni cosa mi importa che vengano osservate da tutti i miei sacerdoti le tassative disposizioni, sempre loro date, di procedere in tutto conformemente alle leggi della Chiesa, in piena armonia e dipendenza coi R. R. Vescovi, ai cui piedi voglio che si viva in umiltà , sincerità, fedeltà e amore di figli.

E nel vivo desiderio e speranza di un possibile accomodamento, manderò lo stesso Don Marabotto, il quale oggi fu chiamato in Italia, dove mi accompagnò chierici polacchi, con l’ordine di presentarsi sollecitamente all’Eccellenza Vostra, perché lo possa sentire direttamente, e avere così dall’Eccellenza Vostra quelle disposizioni e consigli, che, nella sua paterna saggezza, credesse di dargli.

Vostra Eccellenza potrà interrogare anche Mgr. Stanislao Kowalski, il quale si trova nella Casa già da più di un anno e mezzo.

Sarei tanto lieto che Vostra Eccellenza si degnasse visitare in persona quella nostra casa, perché vista da vicino, Ella possa consigliarmi in Domino quello che il Signore Le ispirerà per la gloria di Dio, e a bene delle anime.

Io e la umile Congregazione vogliamo essere vivi e morti ai piedi della Santa Chiesa, del Vicario di Gesù Cristo e dei Vescovi; che lo Spirito Santo ha posto a reggere la Chiesa di Dio.

Quindi, come in Italia, in Argentina, in Brasile e Palestina; così desidero che, col divino aiuto, sia e si faccia in Polonia.

Spiacente di aver dovuto portare a conoscenza di Vostra Eccellenza Rev.ma notizie poco confortanti, ma con umile fede nel Padre Celeste, che mortifica per vivificare, che abbatte per meglio consolare, ho piena fiducia che, con la divina grazia, e sorretti dalla

               V076P196

carità di Vostra Eccellenza, mettendo noi, ogni nostra buona volontà e prudenza, si potrà , in un periodo di tempo relativamente breve, eliminare i più gravi inconvenienti.

Mentre prego Iddio di ricompensare di ogni Suo paterno appoggio e benevolenza la Eccellenza Vostra, e di confortarLa di ogni spirituale consolazione, Le bacio con profonda venerazione il Sacro Anello, e La prego di benedirmi, mentre Le sono in Gesù Cristo Signor Nostro

     Dev.mo e umil.mo servitore