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+       Anime e Anime!

Tortona, il 17 Giugno 1919.

Mio caro Don Martinotti,

Sono tanto contento delle buone notizie che Don Adaglio e tu stesso mi date dell’andamento buono della tua malattia.

Spero giungere a Roma il 23 mattino, e trovarti già in gamba.

Ma ora che possiamo un po’ riflettere e discorrere su codesto tuo male, dobbiamo insieme pensare perché mai Iddio ti ha mandata cotale malattia, o l’ha permessa.

Certo, secondo la fede, nulla avviene che Iddio almeno non lo permetta.

Intanto nelle malattie Dio vuol farci toccar con mano, che noi nulla siamo e nulla possiamo, e che Egli è che fa tutto. Vedi, a Torino c’era un grande oculista, di fama extra nazionale, che curò Guglielmo Marconi e D’Annunzio, e fece danaro a palate: era ed è ancora di giovane buona età, non tocca i 50 anni: ora che ha curati gli occhi di tanti, ed ha dato la vista a tanti, egli è diventato pienamente cieco. È il Prof. Bajardi.

Noi nulla siamo e nulla possiamo: è Dio che fa tutto.

Poi il Signore ci manda le malattie per farci fare penitenza salutare dei nostri peccati; per purificarci l’anima, e darci occasione di dare buon esempio di pazienza e di virtù, e occasione di meritarci il Paradiso. Non ti pare?

Sono tre giorni che qui in Casa facciamo la Meditazione sull’ultima Meditazione dell’Apparecchio alla Morte di S. Alfonso, cioè sull’uniformità alla volontà di Dio.

Ebbene, quale occasione migliore per rassegnarci e uniformarci dolcemente e con gioja dell’anima alla S. Volontà di Dio, che quando siamo malati? È allora che si fa a Dio umile offerta e abbandono di noi stessi; - e sono furono le malattie il principio di tanti Santi. E quanti, malaticci e veramente malati, fecero grandi cose per la loro anima e per

il bene del prossimo!

Chi direbbe che la vita di Pio VII, scritta dal Martinengo, sia stata scritta da un povero malato?

Chi direbbe, leggendo i libri, pieni di gioja e di vita bella e alta di spiritualità, scritti dal Servo di Dio Don Andrea Beltrami, che quelle vive pagine erano scritte da un tisico che a gran fatica poteva scrivere, in mezzo a mille dolori di petto, di febbre e con forte tosse.

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sera del 18 Giugno.

Vengo lunedì. Non ho più tempo. Sono lieto che vai migliorando.

Sarà che il Signore ti vorrà, vorrà qualche cosa di più da te, e vorrà farti sentire questo con questa malattia.

Tu ascolta la voce del Signore. La SS. Vergine ti assista e ti conforti.

Noi preghiamo tutti per te.

Ti benedico e ti conforto, o vorrei consolarti tanto!

Tuo aff.mo in G. Cr. e Maria SS.ma

Sac. Orione d. D. Pr.


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