V077T085 V077T114

[Da copia dattilografata]

Roma, 26 Aprile 1929.

Istituto Divin Salvatore pro Missioni all'Estero

via Sette Sale N° 22

Festa della Madonna del Buon Consiglio

Mio dolce fratello in Gesù Cristo

La grazia e pace di Nostro Signore siano sempre con noi!

Mi è giunta la tua lettera del 5 corr. dove mi dici, per la prima volta, di un tuo antico progetto, e che i desideri da tempo coltivati da Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Vescovo di Imola e da Mons. Vicario Gen.le in questi giorni "hanno assunto forma concreta e decisiva di volontà"; ond'é che codesto Istituto e l’annessa Casa Pii Studenti che ti ho autorizzato ad aprire, vanno a staccarsi dalla Piccola Opera della Divina Provvidenza per formare una Congregazione a se.

La espressione che adoperi si direbbe che si è davanti a un fatto compiuto.

Avevo appreso da mesi che si andava preparando questo fatto e che la voce ne correva per Imola; ma non ho mai saputo indurmi a ritenere la cosa credibile.

Mi sia permesso far rilevare che da te non mi è stato detto mai nulla.

Ora dopo la tua, ho atteso anche più di quindici giorni, ma da Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Tribbioli né dal suo Vicario nulla mi venne comunicato della presa decisione né mai pel passato ebbi da essi osservazioni o richiami.

Ciò che costì si va compiendo si vorrà almeno riconoscere che è in aperta opposizione a quanto si era convenuto con i tuoi Rev.mi Superiori e con te stesso.

Quando, alcuni anni fa, in quel momento critico che tu sai per l’Istituto Santa Caterina, fui chiamato ad Imola perché la Piccola Opera della Div. Provvidenza assumesse codesto Istituto, non ho richiesto che si stendesse alcun atto; qualunque Congregazione avrebbe forse voluto altro impegno: io mi sono completamente fidato della parola del Vescovo e di te.

Ti ho lasciato ogni libertà di governo: ti ho confortato in ogni iniziativa: nulla ho chiesto: ho dato quanto ho potuto. E Deo gratias!

V077P115

Ho accolto con grande trasporto in Domino tutti quei giovani che tu o altri di codesta plaga mi avete mandato, pure quelli che ti potevano parere poco sufficienti.

Ma, domani, col personale nostro che si va formando e con elementi provenienti dalla Romagna, avrei potuto fare di più e di meglio.

Le mie visite, come le lettere, mi pare siano state tali da darti il senso della più ampia fiducia, e da dirti insieme la mia delicatezza.

Puoi quindi comprendere la impressione che mi ha fatto la tua lettera e il modo, né debbo tacere che il tutto mi ha profondamente addolorato.

Ma, ciò detto, nulla di più desidero che di uniformarmi in tutto alla Divina volontà.

Per i miei peccati merito questo e peggio; onde per la grazia del Signore, con la

stessa uguaglianza di spirito con cui ho abbracciato te e l’Istituto S. Caterina, così ora mi ritiro, giubilando a Dio e in perfetta letizia.

E prego Iddio che tenga sempre lontano dai tuoi Superiori e da te di questi dolori.

Dal giorno che ebbi il tuo scritto io lo deposi ai piedi del Crocifisso, e, dopo essermi raccomandato ogni giorno a Lui e alla Madonna del Buon Consiglio, da quel momento ad oggi e sino alla fine la mia risposta non può essere che questa: Dominus dedit,

Dominus abstutit: sit Nomen Domini benedictum! Di tutto sia sempre benedetto il Signore!

E sia tutto per N. Signore.

Mi chiedi di lasciarti i Figli della Divina Provvidenza sino a che non ti sarai formato un personale tuo. Pur con vivo dispiacere, ma ciò, in coscienza, non mi è possibile.

Pensa: è più che da mesi che essi vedono, sentono e soffrono in silenzio, perché hanno ben capito dove si andava a finire, (è più di un anno che già qualcuno aveva capito, e me ne parlò) - e vivono in uno stato d’animo che non fa loro del bene.

Fraternamente ti prego quindi di scusarmi, e, quanto prima, di lasciare che codesti miei figliuoli in Gesù Cristo se ne tornino in pace al loro nido, perché seguano fedeli lo spirito di loro vocazione, e così servano Dio nel seno dell’umile Congregazione dove Dio li ha chiamati.

E resti tra te e i Figli della Div. Provvidenza sempre grande e fraterna la soavissima e Divina carità di Gesù Crocifisso, Dio e Redentore nostro, in Domino, in Domino!

Tutto e sempre in Domino!

V077P116

Quanto a me, poi, voi mi allontanate, ma io non finirò di pregare per voi, e perché l’Istituto viva e faccia del bene e del gran bene: non finirò da povero Sacerdote di benedirvi e di amarvi, anche da lontano: il mio cuore arderà sempre in Gesù Cristo per voi e per codesti cari figliuoli! Tu me li vorrai benedire ancora.

A Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Tribbioli, Vescovo di Imola, a Mons. Vicario e a te, come a tutti, chiedo, per me e per i miei, che furono e sono costì, perdono nel modo più umile e più ampio di quanto possiamo aver fatto di male e non fatto di bene, come già l’ho chiesto al Signore; - e di non avervi dato quell’esempio di vita religiosa che dovevo.