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Avv. Prof. Antonio Boggiano Pico

via San Lorenzo N° 23-6 - Genova

Genova 9 Gennaio 1934

Riverent.mo Don Sterpi,

Le accludo la memoria: è, come d’inteso, un semplice accenno. Non appena S. E. Rev.ma Mons. Canali Le abbia detto che la S. C. del S. Uffizio si assumerà la causa, dovrà

farsi un’istanza meglio precisata, con le indicazioni più dettagliate dei fatti e delle persone.

Vegga Lei, se così può bastare; se no la rifarò completandola fin d’ora; né dubiti di dirmelo, perché sa quanto cordialmente desidero e sono pronto ad adoperarmi, affinché sia al più presto posto fine, e colle riparazioni dovute, a questo doloroso episodio.

Grato sempre per la Sua benevolenza e per la carità delle Sue preghiere mi abbia per il

Dev.mo Suo

Antonio Boggiano Pico

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[Da copia minuta manoscritta]

Alla S. Congregazione del S. Uffizio

Pro Memoria

Nel Maggio del 1930, trovandosi a Melide il rev. D. Alessandro De Tommasi arciprete di Broni, il parroco locale D. Francesco Tamburini e Don Pietro Barbieri, essendo caduto il discorso sull’opera e sulla persona del Rev.mo D. Luigi Orione Fondatore e Direttore della "Piccola Opera della Divina Provvidenza", il Sac. De Tommasi riferendoci un dis riferì una conversazione confidenziale, avuta qualche tempo prima, a Trop con S. Ecc. Rev.ma Mg.r Felice Cribellati, Vescovo di Nicotera e Tropea, in occasione di una predicazione che D. De Tommasi erasi recato a fare a Tropea.

Sono La Il contenuto In Come deve ritenersi per le dichiarazioni scritte rilasciate

da S. Ecc. Mons. Cribellati, questi conversanti risulterebbe quanto segue: S. E. R. Mons. Cribellati, conversando intimamente con D. De Tommasi e con D. Carlo Codevilla, parroco di Medassino, intorno alla persona ed all’opera del R. D. Orione, nell’intento di esaltare sempre più la figura del Sacerdote pel quale i suoi due ospiti mostravano deferente stima, mettendo in luce ciò che soltanto ad alcuni è noto della vita eroica e del sacrificio sostenuto da D. Orione negli anni della sua permanenza a Messina, dove, per volere del S. Padre Pio X, stava in qualità di Vicario Generale, riferì che, direttamente o per confidenze avute gli risultava:

a) Essersi tentato di avvelenare Don Orione coll’opera del barbiere, per cui, immediatamente, rasa la barba, egli si sentì il viso come infocato e si manifestò poi sulla faccia e sulle alle mani una grave eruzione cutanea che, con meraviglia di tutti, in tre o quattro giorni scomparve perfettamente, senza lasciare traccia alcuna, tanto che lo stesso M. Cribellati, testimone oculare, ritenne la cosa come miracolosa. Don Orione poté ritornare, dopo qualche giorno appena, al suo ufficio, con sorpresa degli impiegati che lo sapevano malato, e sul tavolo suo trovava un libro, aperto al capitolo «Come si guarisce la sifilide», ciò che dimostrava chiaramente essere stato l’accaduto la conseguenza di un infame attentato.

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b) Che, e ciò per far rilevare fino a qual punto si fosse giunti per far del male, che gli avrebbe confidato lo stesso D. Orione che «in odio ad un Sacerdote si era dato il nome di quel Sacerdote istesso ad una casa di peccato».

Non fu però detto né allora né mai da Mons. Cribellati che quel nome fosse il nome di D. Orione, perché ciò a lui non risultò mai.

Questa conversazione, fatta in via confidenziale e che, per la delicatezza dell’argomento, non avrebbe dovuto mai essere riferita, sebb sebbene da Mons. Cribellati fatta per esaltare le virtù di D. Orione, non avrebbe dovuto mai essere riferita, attraverso a indiscrete e indelicate ripetizioni di essa da parte di D. De Tommasi, e affermazioni da parte di altri e fra questi pare D. Tamburini parroco di Melide (attualmente in carcere per atti contro il buon costume) portò alla diffusione sia in tutta la plaga del Ticino e oramai anche di questa accusa a carrico di D. Orione fatte nella canonica di Melide, alla presenza del parroco locale D. Tamburini e del Rev.do Pietro Barbieri, portò alla diffusione di questa accusa a carico di D. Orione: che, cioè, quando egli era Vicario Generale a Messina sarebbe stato trovato, da un Maresci maresciallo, il suo nome registrato scritto sul registro di una casa di peccato, non solo, ma che il D. Orione stesso fu sorpreso sarebbe stato sorpreso nel luogo di infamia e allontanato dal funzionario suddetto.

La cosa, si ripete in seguito a un nostro passo perché l’Arciprete D. De Tommasi ritrattasse onestamente il suo malevole grave asserto, fu come si è detto dal medesimo pubblicamente propalata, e propalata con accentuazioni malevole e dovrebbe dirsi diffamatorie, tanto che oggi è pervenuta a notizia di persone estranee all’ambiente ecclesiastico, e financo, tra alcuni degli stessi chierici appartenenti alla Congregazione.

Per la difesa della verità, per la reintegrazione della giustizia così iniquamente offesa furono fatte istanze con gravissimo danno di un Sacerdote quale è D. Luigi Orione Fondatore e Superiore di una Congregazione, e con scandalo di tante pie persone ed ottimi giovani era stata fatta ripetuta istanza a S. E. Rev.ma Mons. Vescovo, che fatte eseguite le più severe inchieste fosse riparato al mal fatto e posto termine ad una infame calunnia.

Non si è potuto ottenere la soddisfazione di questo legittimo voto.

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Si fa sommessa istanza a codesta S. Congregazione, affinché provveda, con regolare processo all’accertamento della verità, alla soppressione del delitto ed alla restituzione dell'onore dovuto al R. D. Luigi Orione.

Conforto